BATTERIOSI KIWI, DI CARO (PD CUNEO): “OLTRE AI SOLDI SERVE PROGRAMMAZIONE”

“Per combattere la batteriosi del kiwi non servono solo soldi, ma anche programmazione”. A sostenerlo è Emanuele Di Caro, segretario provinciale del Partito Democratico a Cuneo. ”Quello della copertura finanziaria – spiega Di Caro – non è il solo problema né è quello maggiore. Infatti  prima o poi la crisi del kiwi si scaricherà su tutto il comparto frutticolo".

 

"I produttori agricoli, che in molti casi hanno speso somme vicine a 100 mila euro per acquistare un ettaro di terra destinato alla produzione di kiwi, non possono permettersi di lasciarlo incolto o tenerlo a prato stabile”, sottolinea Di Caro, in una lettera aperta pubblicata sul sito Targatocn.it. “Si volgeranno quindi ad altre colture frutticole, per recuperare l’investimento e utilizzare le strutture realizzate: palificazione e irrigazione su tutte. Ma quale scelta adotteranno?”, si chiede il segretario Pd di Cuneo.

 

“Su questo tema la Regione tace, ma è su questo aspetto che, con il proprio comparto tecnico, le proprie strutture e le proprie partnership, dovrebbe intervenire in modo incisivo, per evitare che al danno si aggiunga danno. Se tutti coloro che subiranno l’espianto delle actinidie si volgeranno alla coltivazione di pesche o mele, cosa accadrà ai mercati di questi generi già fortemente soggetti a fluttuazioni di prezzo drammatiche?”.

 

Il Piemonte è una delle aree maggiormente vocate per la coltivazione del kiwi: solo nel Saluzzese si producono oltre 85 mila tonnellate ogni anno su 6 mila ettari di terreno. “Per contrastare la malattia, l’assessore regionale Sacchetto ha emanato provvedimenti che vietano i nuovi impianti di actinidia (mentre i centri di ricerca lavorano su una cura), impongono di espiantare piante e frutteti malati e assicurano un ristoro economico a chi è costretto ad espiantare il frutteto: 10mila euro ad ettaro. Questo significa che, se 1000 ettari di actinidia dovessero essere espiantati (e la previsione non appare irrealistica) all’Assessore serviranno 10 milioni di euro, che, alla luce del suo bilancio in continua contrazione, l’assessorato regionale avrà difficoltà a garantire”.

 

Infine Di Caro lancia un appello alla Regione Piemonte: “Sarebbe fortemente auspicabile che la Regione indirizzasse i produttori che debbono sostituire le actinidie verso le produzioni oggi più scarse e quindi più remunerative, attraverso due leve: 1) contributo all’espianto diverso a seconda che si proponga una sostituzione delle actinidie con una specie frutticola diversa: esemplificando, più soldi se si passa ad albicocche o ciliegie o pere, meno se si passa a pesche e mele; 2) formazione gratuita per gli operatori che si impegnino a piantare specie frutticole oggi scarse con tutorial, visite guidate, trainer in fase di potatura e trattamenti antiparassitari. Solo così, invece di un pesce piccolo e nemmeno del tutto certo oggi, ci sarebbe una canna da pesca nelle mani dei frutticoltori cuneesi”.

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