PESCHE: IN CALABRIA E BASILICATA È ALLARME “SHARKA”

Pesche, è allarme "sharka" in Calabria e Basilicata. Sulle mappe fitosanitarie l’ultimo avvistamento del terribile virus è segnalato poco oltre il confine calabrese, nel metapontino. Ma il timore che possa presto varcare la frontiera calabro-lucana è forte e ben presente, al punto che già un paio di settimane addietro la questione è divenuta oggetto di specifici convegni.

 

Incontri promossi nel lametino e nella Piana di Sibari, due delle aree dove molto sviluppata è la produzione di pesche, albicocche e susine. La notizia viene riportata dalla Gazzetta del Sud. "Stiamo vivendo un dramma", riferiscono i produttori che hanno già dovuto far di conto con lo sharka, sbarcato in Italia nel 1974. "Gli impianti colpiti sono destinati all’abbattimento: se c’è l’infezione occorre combatterla con l’eradicazione. Ma se uno estirpa, devono farlo anche i confinanti, perché altrimenti la virosi non si arresta".

 

E al danno s’aggiunge anche la beffa. "I frutti delle piante colpite dal virus – spiegano i tecnici – non sono ovviamente commercializzabili. Sono piccoli, bitorzolati, gonfi, con il seme macchiato, non commestibili. Ma vanno ugualmente raccolti e gettati, perché altrimenti restano potenziali vettori della malattia". E quel che è peggio, sembra che al male non vi sia, al momento, rimedio definitivo.

 

"Nel 2007 – riferiscono le organizzazioni di categoria – molti nostri associati avevano estirpato centinaia di piante di nettarine infettate da sharka e le avevano sostituite con alberi certificati come immuni dal virus. Il problema, però, si è ripresentato. Ed a distanza di quattro anni anche i nuovi impianti risultano essere infetti".

 

Ingiustificato allarmismo? Non secondo il grido di dolore lanciato dagli agricoltori della Sibaritide: "Negli ultimi giorni ci sono state molte denunce di nostri iscritti. Adesso, infatti, i segni della sharka sono evidenti sui frutti. A noi in poche settimane sono arrivate almeno 50 segnalazioni. Ormai crediamo che tutto il territorio sia stato colpito".

 

E più d’una preoccupazione sembra nutrirla anche la Regione Calabria, che ha già fatto pervenire ai produttori alcune avvertenze di carattere fitosanitario. "Gli unici interventi possibili contro le malattie da virus – si precisa – sono di carattere preventivo. Nel caso specifico, per evitare l’ulteriore diffusione dello sharka, è necessario che chiunque sospetti la presenza di piante infette si metta in contatto con il servizio fitosanitario: con la propagazione vegetativa di materiale infetto si realizza infatti la rapida moltiplicazione degli esemplari virosati. Si raccomanda perciò ai vivaisti di utilizzare solamente materiale controllato, esente da virosi".

 

Ancora: "Se si vuole evitare che lo sharka si diffonda alle aree di coltivazione delle drupacee suscettibili alla malattia è di fondamentale importanza anche la collaborazione dei frutticoltori, che devono dare comunicazione al servizio fitosanitario dei casi che destano dubbi. Dalle piante infette in un frutteto il virus può venire trasmesso, tramite gli afidi, ad altre piante». Ulteriori raccomandazioni: «I trattamenti aficidi hanno una limitata azione nel prevenire la trasmissione dello sharka. Infatti per venire a contatto con il prodotto aficida l’insetto deve pungere le piante operando così l’inoculo dei virus prima di morire. La diagnosi rapida e sicura della malattia e la pronta distruzione degli alberi infetti possono prevenire danni considerevoli in futuro. Sottovalutare oggi il pericolo della diffusione del virus potrebbe avere gravi conseguenze domani".

 

 

In Basilicata la situazione è altrettanto drammatica. L’assessore comunale all’Agricoltura di Policoro (Matera), Saverio Carbone, ha inoltrato una richiesta scritta al consigliere regionale della Calabria Giannino Romaniello, presidente della III commissione consiliare, con la quale chiede udienza con urgenza in commissione per far fronte all’emergenza della Sharka che sta distruggendo letteralmente gli impianti di frutteti del Metapontino. Lo riporta il sito Basilicatanet.

 

“Lo stesso ufficio fitosanitario della Regione – esordisce Carbone –  ha appurato i gravi danni causati nelle ultime settimane a decine e decine di ettari di terreni agricoli in un periodo dell’anno in cui si raccolgono albicocche, pesche e altri frutti di stagione. Da qui nasce la necessità che la Regione Basilicata metta in campo tutti gli strumenti di prevenzione necessari per debellare questo virus killer per l’agricoltura, dopo che un mio precedente sollecito non ha sortito gli effetti sperati. Finora la commissione non si è ancora riunita e spero che lo faccia nel più breve tempo possibile per ascoltare, come ci è stato riferito dalla segreteria del consigliere, le ragioni del mondo agricolo del Metapontino".

 

"Ad oggi però gli operatori del settore lamentano i gravi ritardi della Regione – sototlinea Carbone – che si inseriscono in un momento particolare per gli imprenditori agricoli, già tartassati dall’aumento dei costi (gasolio agricolo, fertilizzanti, antiparassitari), sperano ora in un maggior interessamento dell’ Ente competente per mantenere in vita il settore agricolo, già di per sé penalizzato dalla profonda crisi economica in cui versa. Per quanto riguarda la Sharka, se dovesse continuare ad espandersi in forma esponenziale decreterebbe senza dubbi la fine della nostra peschicoltura: al danno la beffa per tutto il comparto. E a tal proposito anche le organizzazioni sindacali degli agricoltori si sono mobilitate su questo tema facendo fronte comune con le istituzioni affinché la Regione faccia la propria parte nel più breve tempo possibile”.

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