VERONA, PESCHE IN CRISI NERA. BERZACOLA (COLDIRETTI): “VA CAMBIATO IL SISTEMA”

La crisi delle pesche nel Veronese quest’anno ha raggiunto livelli mai visti prima. Vuoi per l’effetto e. coli, vuoi per l’anticipo di stagione al nord e il ritardo al sud con la conseguente sovrapposizione delle produzioni, vuoi, infine, per i prezzi concorrenziali, e quasi imbattibili, di Spagna e Grecia, che in tempi di crisi per il consumatore contano di più, forse, della qualità.

 

Per cercare di superare queste difficoltà il presidente di Coldiretti Verona Damiano Berzacola (nella foto) propone di raggiungere un accordo con la grande distribuzione “che possa essere soddisfacente per l’intera filiera”, spiega in un’intervista al quotidiano L’Arena. “Basti pensare che per un euro che spende il consumatore, solo 17 centesimi arrivano al produttore. Il prezzo equo dovrebbe essere stabilito a partire dal costo di produzione. Da parte nostra c’è però la necessità di riorganizzarci diversamente, a partire dal sistema dei mercati alla produzione che hanno svolto un ruolo fondamentale in passato, ma che sono rimasti agganciati a un sistema non più in linea con le esigenze della produzione. Il sistema tradizionale della tentata vendita, cioè arrivare al mercato col prodotto e sperare che qualcuno lo acquisti, non si regge più. Ci si dovrebbe preoccupare, come in altri marcati già avviene, di garantire la catena del freddo”.

 

Quindi un sistema che preveda il prodotto in partenza dall’azienda caricato su un camion frigo e sistemato al mercato in cella pronto per essere distribuito con il risultato di avere un prodotto più fresco e più conservabile. E quindi in grado di spuntare prezzi migliori. “È duro dirlo, ma mi pare che la situazione attuale sia in parte addebitabile a dieci anni di immobilismo da parte di chi gestisce i mercati”, sottolinea Berzacola. Si era fatto un grande sforzo da parte dei due Comuni per dare un’identità alla nostra produzione, ad esempio, col marchio Principesca. È bastato un anno di mancati controlli per vanificare la bontà di questo brand che aveva già cominciato ad essere riconosciuto dalla grande distribuzione come un marchio di qualità. L’augurio è che, finalmente, ci sia un chiaro segnale di discontinuità rispetto al passato nella gestione del mercato, con proposte nuove rivolte all’interesse dei produttori e non di qualche singolo commerciante che pretende di agire in regime di monopolio. Il futuro per questo comparto c’è – conclude il presidente di Coldiretti – a patto che lungo la filiera si determini il giusto guadagno per i vari componenti e non prevalga la logica di un mercato selvaggio, dove ci si muove in funzione del prezzo inferiore e non della qualità del prodotto”.

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