CHIARELLI (CONFAGRICOLTURA) CONTRO IL DOSSIER LEGAMBIENTE SUI PESTICIDI

Non ammetto che per promuovere un mercatino di prodotti biologici si spari a zero su tutta la frutticoltura italiana e particolarmente polesana”: lo afferma il direttore di Confagricoltura Rovigo Massimo Chiarelli (nella foto) che si scaglia contro Dario Griso (presidente del circolo locale di Legambiente) che aveva presentato il dossier di Legambiente 2011 “Pesticidi nel piatto”.

 

Nella presentazione avvenuta in occasione del mercato del biologico organizzato nello scorso week end ad Adria, secondo Chiarelli il rappresentante di Legambiente "ha volutamente diffuso notizie che non hanno alcun fondamento di verità ma il solo obiettivo di gettare fango sul lavoro onesto e attento alle regole di migliaia di frutticoltori veneti e italiani". La notizia è ripresa da Il Resto del Carlino.

 

“Nel dossier di Legambiente – spiega Chiarelli – viene precisato che solo lo 0,6% dei campioni di frutta ha residui sopra la soglia ammessa, soglia che viene riconosciuta essere tra le più basse a livello mondiale. Il dossier pone l’accento sulla presenza di tracce di più residui di fitofarmaci, sempre sotto soglia: il 18,5%. Si tratta di tracce impossibili da eliminare completamente. Ritornare ancora una volta, e in toni allarmistici, sulla qualità del prodotto italiano edulcorando dati scientifici a proprio favore è un comportamento irresponsabile”.

 

Il direttore di Confagricoltura Rovigo sottolinea con vigore che gli agricoltori polesani utilizzano fitofarmaci di sintesi a bassa tossicità per l’uomo, adottando anche tecniche di produzione integrata che, attraverso metodi sperimentalmente riconosciuti, indicano tempi e modi per rendere i trattamenti più efficaci per la coltura. I produttori associati a Confagricoltura inoltre verificano periodicamente la taratura delle proprie attrezzature, sia per rendere i trattamenti realmente efficaci, sia per non disperdere costose sostanze sul terreno e nell’aria.

 

“L’Italia e i produttori italiani sono all’avanguardia in tal senso” rimarca Chiarelli. “Lo sono per capacità tecniche e lo sono per la propria cultura del lavorare bene e seriamente, che li induce a rispettare le numerosissime norme nazionali e comunitarie attivate negli anni in Europa a garanzia del consumatore, a differenza di altri Paesi non comunitari dai quali provengono ancora troppe partite di alimenti che contengono principi attivi (pesticidi come li chiamano gli ambientalisti) che nella nostra nazione non sono ammessi da decenni”.

 

Il direttore di Confagricoltura Rovigo avverte che non giova a nessuno fare terrorismo, come nel caso dei cosiddetti cetrioli killer: “Di una cosa si è certi, ossia che la causa delle morti in Germania non era da attribuirsi alle verdure, e tuttavia quelle prime notizie hanno determinato la crisi di un intero settore, trascinando aziende e famiglie sul lastrico”. La difficile situazione nella quale si dibattite la produzione alimentare tutta non concede alcuno spiraglio positivo.Tutto il comparto frutticolo, ad esempio, ne è coinvolto: prima le pesche, ora sono le pere e le mele a “spuntare” prezzi all’origine inferiori di due terzi rispetto all’anno scorso.

 

“Non vorrei che le crisi di questi ultimi anni obbligassero molte aziende ad abbandonare la produzione frutticola, portando di fatto il consumatore a dover dipendere da produzioni estere con limiti di residuo ben al di sopra rispetto all’Italia e con metodiche di verifica non sempre disponibili” afferma preoccupato Chiarelli, che conclude: “Confagricoltura Rovigo riunisce molte aziende biologiche e ne promuove lo sviluppo: per offrire al consumatore il prodotto che desidera, ritengo possibile la coesistenza di coltivazioni biologiche e di coltivazioni convenzionali. Sempre, in entrambi i casi, nel rispetto dell’ambiente”.

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