DISTRIBUZIONE IN CRISI: IN UN ANNO PIÙ CHIUSURE CHE APERTURE DI PUNTI VENDITA

La crisi dei consumi mette in ginocchio la moderna distribuzione alimentare. Le vendite sono in flessione e per gli addetti del settore scatta l’allarme sulla marginalità che si basa su equilibri sempre più precari. Di conseguenza aumenta il numero delle imprese della Gdo che non sono più in grado di mantenere continuità nelle scelte strategiche.

 

E ciò porta inevitabilmente ad “un calo numerico della rete distributiva nel nostro Paese, oltre ad un ulteriore rallentamento della crescita della superficie di vendita”. Come si legge su Ilsole24Ore Romolo De Camillis, retailers director di Nielsen Italia dichiara infatti: “si arresta lo sviluppo della distribuzione e contestualmente si accentua il processo di razionalizzazione ed efficentizzazione della rete di vendita”. In altre parole il saldo tra aperture e chiusure di punti vendita è oramai diventato negativo: secondo i dati preliminari dell’ultima edizione della Guida Nielsen Largo Consumo, nel mese di luglio 2011 in Italia tra iper e supermarket, piccoli market e discount erano attivi 29.011 punti vendita con un saldo negativo di 471 negozi rispetto all’anno precedente. In termini di superfici invece la crescita è stata pari ad un esiguo +1,1%, per un totale di poco più di 17 milioni di metri quadri nell’intero Paese.

 

“Nel 2009 l’aumento era stato del 2,4% mentre nel 2007 era del 4,1%”, continua l’analista. “Ora la crescita è trainata dai superstore”. Al contrario la crisi si fa pesantemente sentire nelle “superette” – i punti vendita a libero servizio: negli ultimi dodici mesi sono stati 1.113 i market specializzati nell’alimentare che non hanno riaperto, mentre i cambi di insegna hanno coinvolto altri 1.719 store.

 

“La flessione delle superette è generalizzata a tutte le aree del Paese, mentre il forte rallentamento nello sviluppo dei punti vendita e degli spazi dei discount è legata all’aumento negli ultimi anni. In generale la flessione della superficie di vendita è più accentuata nel Sud dove si sono sentiti maggiormente gli effetti della crisi”, conclude De Camillis.

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