RIFORMA PAC, L’ITALIA PERDE Il 6% DELLE RISORSE. PIOGGIA DI CRITICHE

La Commissione europea ha presentato ieri l’attesa riforma della Politica agricola comune (Pac). Il nuovo impianto prevede che gli aiuti diretti vengano versati sulla base degli ettari e non della produzione, con l’obiettivo di riequilibrare il sostegno finanziario tra vecchi e nuovi Stati membri. Per l’Italia significa una perdita di circa il 6%, tanto da aver suscitato critiche da più parti.

 

Presentando ieri il suo progetto, il commissario all’Agricoltura, il romeno Dacian Ciolos ha parlato della necessità di migliorare la produttività, difendere l’ambiente, e rafforzare l’efficacia della politica agricola comune. La Pac è un pilastro del bilancio comunitario: nel 2010 ha rappresentato il 47% delle uscite, per un totale di 58,2 miliardi. Il piano messo a punto dalla Commissione riguarda il periodo 2014-2020.

La nuova Pac, come spiega in un articolo il Sole24Ore, prevede prima di tutto che gli aiuti vengano distribuiti sulla base del numero di ettari piuttosto che sulle serie storiche relative alla produzione. Questo perché c’è il desiderio di venire incontro ai Paesi dell’allargamento per i quali mancano statistiche storiche affidabili. In un primo tempo la Commissione avrebbe voluto offrire lo stesso sostegno finanziario a tutti i 27. I vecchi Stati membri sono riusciti a strappare un processo che sia graduale. L’Italia, che beneficia di aiuti generosi, subirà una decurtazione di circa il 6%, pari a 285 milioni nel 2019, secondo un portavoce della Commissione. Altre fonti parlano di una quota più vicina al 7%. Il documento pubblicato ieri dall’Esecutivo comunitario è di circa 600 pagine. Ci vorrà tempo per fare un calcolo preciso. La partita diplomatica negli ultimi mesi è stata intensa. L’Italia, che nel 2007-2013 ha goduto del 10% degli aiuti, è riuscita a evitare alcune misure che l’avrebbero penalizzata. Per esempio è stato stralciato all’ultimo momento l’articolo che, prevedendo la perequazione tra gli aiuti nazionali fin dal 2028, avrebbe pressoché svuotato di significato il negoziato per le prospettive finanziarie 2021-2028, che inizieranno tra sette anni. Su questo aspetto, l’Italia ha potuto contare sull’appoggio di Olanda, Danimarca e Belgio, tutti vecchi stati membri.

Il Governo italiano è anche riuscito a evitare che venisse cancellata la quota di aiuti (5-10% del totale) che un paese può distribuire liberamente per esigenze specifiche. È rimasta invece la misura che prevede, entro il 2019, la perequazione degli aiuti alle diverse produzioni all’interno di ogni paese. L’Italia ha criticato il progetto presentato da Ciolos, che ora deve passare dal parlamento e dal consiglio. Il ministro dell’Agricoltura Saverio Romano ha spiegato che le proposte della Commissione sono "complessivamente insoddisfacenti".

Lo sguardo di molti corre ai risultati ottenuti dalla Francia, che alla vigilia di delicate elezioni presidenziali nel maggio 2012, è riuscita a strappare un calo degli aiuti di appena l’1,5%.

Critico Filippo Ferrua, presidente Federalimentare, che ieri ha affermato: "È una proposta antistorica che va contro le esigenze dell’industria e dei consumatori". Pesanti contestazioni anche da parte di Confagricoltura, Coldiretti (leggi news) e Cia (leggi news).

Al di là della questione del sostegno finanziario agli stati membri, il progetto presentato ieri contiene altre novità. In particolare condiziona l’esborso del 30% degli aiuti al raggiungimento di criteri ambientali. Secondo Luigi Scordamaglia (consigliere Federalimentere) l’impegno è gravoso e non è compensato da un "altrettanto supporto alla produzione e alla competitività". Dal canto suo il commissario italiano all’Industria Antonio Tajani ha fatto notare lo stralcio dal testo della data del 2028 entro la quale la Commissione avrebbe voluto che ci fosse una perequazione degli aiuti.

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