QUOTAZIONI, LA CAMERA DI COMMERCIO DI FERRARA “CONTRATTACCA” FRUITIMPRESE

Quotazioni della frutta nelle Camere di Commercio, è polemica a distanza tra Fruitimprese Emilia Romagna (che aveva parlato di “listini camerali dell’ortofrutta poco aderenti alla realtà”)  e i vertici emiliani degli enti: oggi Carlo Alberto Roncarati, presidente della Camera di Ferrara, si dice “sorpreso per l’approssimazione con cui il presidente Giancarlo Minguzzi tratta la questione”. 

“Le quotazioni della frutta alla produzione rilevate dalle Camere di Commercio di Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna sono credibili, non si possono muovere accuse, per quel che mi riguarda, ingiustificate in quanto agli atti della Camera che presiedo non figurano richieste di sorta; tanto meno risultano lamentele espresse dagli operatori locali. Per tacere poi dell’illazione che si proceda ad indicazioni di prezzo ricavate dalla compravendita di una sola partita di frutta o dell’asserita capacità delle commissioni di imporre la compravendita di determinate pezzature”.

Per Roncarati si tratta di “un atteggiamento di censura aprioristica che, più che lesivo della credibilità delle Camere di Commercio, non fa onore a chi lo assume con troppa disinvoltura”.

 

E spiega: "A Ferrara diversamente da altri luoghi (presso le altre Camere risulta che siano in funzione specifiche commissioni che si riuniscono e discutono, arrivando comunque ad un accordo) la rilevazione viene effettuata a cura dell’ufficio Statistica e Studi che acquisisce, in forma anonima, le quotazioni da quindici operatori (quattro “titolari” ed una riserva per ciascuna categoria di produttori, mediatori e commercianti), che si rendono disponibili su base volontaria e sulla scorta di un preciso regolamento, a fungere da informatori. Essi ogni settimana riferiscono ai nostri uffici notizie, acquisite direttamente o assunte da terzi, purché ritenute affidabili, circa i prezzi minimi e massimi maggiormente praticati in provincia relativamente a partite di pere e mele dalle caratteristiche ben precise, per pezzatura e qualità".

 

"Tali dati – e quelli soli – opportunamente elaborati, costituiscono il riferimento per il listino camerale pubblicato a beneficio degli operatori ogni sabato, con riferimento alle transazioni svoltesi nel corso della settimana che si va chiudendo. Questo perché la Camera, in quanto ente pubblico di riferimento per tutte le imprese, dunque anche per quelle commerciali, non si arroga il diritto di emettere quotazioni di previsione che, eventualmente, possono essere a buon diritto espresse delle rispettive associazioni di categoria in una logica di informazione di tipo sindacale". 

In ogni caso, dando notizia esclusivamente di transazioni avvenute, il listino camerale non ha lo scopo di orientare il mercato, bensì di raccoglierne le espressioni.

 

"E relativamente alle pezzature, le commissioni non impongono, né lo potrebbero, le pezzature di raccolta che sono invece frutto di libere intese fra le parti. Pertanto, se in questa annata di notevole produzione sono state compravendute pere Abate Fetel dalla pezzatura 60 +, non sono certo i produttori (che, stante l’eccesso di offerta, avevano un debolissimo potere contrattuale) che bisogna incolpare, bensì chi quella frutta ha accettato di acquistare. Ed è semmai nei confronti di costoro, che appartengono alla schiera dei commercianti, che dovrebbero dirigersi gli strali del presidente Minguzzi (nella foto, ndr)".

 

"E, a questo proposito – conclude Roncarati -, mi corre l’obbligo di denunciare che questa Camera di Commercio si è fatta promotrice – purtroppo inascoltata – di intese ed accordi fra gli operatori, in particolare quelli commerciali, tesi a definire congiuntamente una politica di vendita della pera Abate che consenta di valorizzare al meglio questo prodotto straordinario. Così come ritengo che non si possano attribuire responsabilità al mondo produttivo circa i successivi andamenti di mercato. Il mercato è mercato e premia o punisce – questo si chiama rischio d’impresa – chi commercia e non chi produce e vende in campagna. A meno di specifici accordi di “conferimento” sempre possibili, che però precludono al produttore la possibilità di rivendicare prezzi in linea con quelli praticati in campagna se l’andamento commerciale non lo consente". 

 

 

 

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