SICILIA, MERCATO DI PACHINO: PREZZI IN PICCHIATA, PRODUTTORI ESASPERATI

Mercati giù e record negativi dei prezzi di vendita. È questo il triste primato dell’agricoltura pachinese che sta attraversando un’ondata negativa su tutto il fronte dell’ortofrutta. Una crisi di mercato a cui non corrisponde una riduzione dei prezzi per i consumatori. Nei mercati i prezzi rimangono alti, mentre per i produttori i margini di guadagno sono scesi sotto i livelli di guardia.

 

I prezzi medi, liquidati ai produttori, negli ultimi 30 giorni, si sono rivelati eccezionalmente bassi. Un chilo di pomodoro tondo liscio viene pagato al produttore non più di 72 centesimi di euro con tendenza al ribasso, la zucchina non va oltre 0,22, il dolcissimo datterino si attesta ad appena 1,29, mentre il pomodoro rosso non supera 0,40 cent. Non va meglio per altre qualità di pomodoro utilizzato per insalate. In questo caso i prezzi sono più alti, ma comunque insufficienti a coprire i costi di produzione che sono ben maggiori. Il pomodoro camonium si attesta a 1,46 euro, il ciliegino a 0,99 e il pomodoro riccio a 1,59. La situazione non muta per il pregiato Marinda quotato ad 1,17, o per il costoluto che viene venduto a 1,56. In questi casi, però, il prezzo più alto è dovuto alla mancanza di prodotto disponibile.

E l’esasperazione cresce tra i produttori, chiamati a pagare sulle loro pelle una crisi agricola più volte annunciata, frutto anche di decisioni comunitarie e accordi commerciali calati dall’alto che rischiano di stritolare i piccoli produttori che pure fanno dell’eccellenza il loro vessillo. Lo stato di malessere inoltre risulta evidente dalla crescita esponenziale dei protesti e delle esecuzioni nei confronti di imprese agricole sia in forma singola sia in forma associata. Una guerra che spesso risulta fratricida, dato che gli esecutori sono generalmente aziende sementiere, vivai, rivenditori di plastica per realizzazione di impianti in serra o le stesse società cooperative chiamate a fare quadrare i loro bilanci e costrette ad agire nei confronti dei loro stessi associati. Ancora più insopportabile, secondo gli imprenditori locali, è la pressione esercitata dall’Inps con gli oneri previdenziali. Un costo più volte giudicato eccessivo e divenuto insostenibile per qualsiasi azienda medio-piccola, specie in periodi in cui i margini di guadagno sono pari a zero. (fonte: pachinoglobale.net)

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