A Fruit Logistica 2012 due enormi pere Abate gonfiabili accolgono i visitatori. Una promozione su scala mondiale per un prodotto di eccellenza che quest’anno ha davvero sofferto troppo. L’intervista a Mauro Grossi (Afe, gruppo Salvi) uscita sul Corriere Ortofrutticolo anche on line ha smosso le acque. "Cosi non si può più andare avanti" dice Luciano Torreggiani, presidente Patfrut.
E prosegue: "Bene ha fatto l’amico Grossi ad aprire la danze. Quello che dice mi trova d’accordo su tutto: organizzazione di sistema, tutela della produzione, gestione del prodotto".
Anche le ruggini tra coop e privati sono superate?
"Le ruggini ci sono state, intuile negarlo ma adesso è ora di deporre le armi, urge un disarmo bilaterale in nome della difesa di un prodotto che è una straordinaria eccellenza della regione e del sistema frutticolo nazionale. Dobbiamo lavorare tutti assieme per trasferire più valore aggiunto al produttore perché una campagna come questa non si ripeta più. In nome di questo obiettivo serve la disponibilità vera di fare ognuno un passo indietro, di rinunciare ognuno a un po’ della propria libertà di impresa".
Come si può cominciare?
"Intanto facciamo un tavolo ristretto con chi ha l’Abate come business principale, insomma partiamo con chi ci sta per stabilire regole commerciali comuni, vincolanti e non derogabili".
Anche con un nuovo marchio commerciale?
"E’ una ipotesi. Ma intanto partiamo da una comune strategia di governo del prodotto, poi si vedrà".
Il distretto a cui pensa Rabboni vi convince?
"Può essere un punto di arrivo, ma da solo il distretto non risolve i problemi. Chi oggi è maturo e pronto deve partire. Poi se la formula funziona si aggregheranno gli altri. Le porte devono restare aperte per tutti".
Perché finora i tavoli non hanno funzionato?
"Perché eravamo in troppi. Abbiamo pagato lo scotto di avere al tavolo tanti per cui l’Abate non era il business principale. Difficile fare strategie commerciali comuni con chi ha interessi diversi da te. Un errore da non ripetere più". (L.Frass.)
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