INTERPROFESSIONE PERA ATTESA ALLA PROVA DEL MERCATO

Programmare le produzioni, aggregare e governare l’offerta (anche con nuovi modelli: finalmente, diciamo noi) per recuperare margini e competitività e dare speranze di reddito ai produttori. La Regione Emilia Romagna – sulla spinta della crisi estiva e di quella autunnale di pere e kiwi – si è fatta carico dei problemi di tutta l’ortofrutta nazionale.

In tal senso l’ente regionale ha organizzato un incontro di livello che ha richiamato a Bologna tutta la filiera, assieme al ministro Catania, al presidente De Castro, al coordinatore delle Regioni agricole assessore Stefàno, all’ex decano degli assessori ed ex sottosegretario Guido Tampieri (oggi consigliere di Catania), seduto in prima fila (leggi news).

L’assessore Rabboni ha saggiamente suonato la sveglia: “Non si può continuare come sempre: a invocare cambiamenti, innovazione e aiuti nel pieno delle crisi, salvo poi dimenticarsene alla vigilia della campagna successiva”. Solo il linguaggio della verità può dare un futuro al settore. Sulle proposte di Rabboni – di cui parliamo e parleremo – ma soprattutto sul progetto di Interprofessione per le pere (oggi) e per il kiwi (domani) apriremo un dibattito sul sito del Corriere Ortofrutticolo e sul prossimo numero del giornale con autorevoli pareri e commenti.

Intanto diciamo: si parla di Oi per le pere da farsi entro un mese; nessuno parla di distretto, consorzio o altri modelli, di Perinda o Perapiù. Capiamo la prudenza e i timori dell’ennesimo buco nell’acqua, però forse si sta pagando pegno all’ansia dell’eccessiva concertazione. A un certo punto quando si parlerà di controllo dell’offerta e di strategie commerciali bisognerà andare avanti con chi ci sta, pena il fallimento certo. Poi la passerella degli interventi: uno solo (Gardini) ha parlato per tutta la cooperazione, uno solo per tutto il mondo privato (Peviani), ben quattro sono stati gli esponenti delle Professionali (Cia, Copagri, Coldiretti e Confagricoltura).

Un solo commento: ma è possibile andare avanti così? Infine ringraziamo il consigliere delegato del Cso Tamanti che ha citato alcuni nostri rilievi alla promozione della pera Abate a Fruitlogistica. Non si può fare promozione senza degustare il prodotto, dicevamo all’indomani del salone berlinese. Fa piacere (ogni tanto) essere ascoltati. Quanto alla pera e all’Interprofessione tutto dipenderà dalla volontà concreta di lavorare in squadra, di andare oltre individualismi, logiche di bottega, invidie tra imprese concorrenti.

Il quadro istituzionale sarà la premessa di una struttura commerciale che – pensiamo noi, ma possiamo sbagliare – dovrà necessariamente puntare non solo su regole condivise ma anche su un marchio, sul marketing, su un brand riconoscibile. Ci sono vari modelli consortili in campo (da Melinda a Melapiù, ad Almaverde Bio al Parmigiano-Reggiano), da qualche parte bisognerà andare a parare.

C’è poi problema della gestione della seconda scelta, quella che finora ha ‘spaccato’ il mercato; e il ‘problemone’ delle decine di attori presenti nel settore produttivo della pera Abate e non solo. Intendiamoci: tutti problemi risolvibili, se c’è la volontà. Il guaio è che non c’è molto tempo. Sarà una bella partita da seguire.

Lorenzo Frassoldati

lorenzo.frassoldati@corriereortofrutticolo.it

 

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