CCPB: UN SUCCESSO IL NUOVO SISTEMA DI CERTIFICAZIONE DEGLI IMPATTI AMBIENTALI

Un successo per il CCPB la presentazione del suo nuovo servizio di certificazione degli impatti ambientali per le filiere agroalimentari ed agroenergetiche. La proposta di CCPB è un innovativo modello di valutazione e certificazione, incentrato su due disciplinari tecnici che fissano requisiti e criteri per il calcolo degli impatti ambientali delle filiere in questione.

Un servizio di valutazione studiato con l’intento di fornire non solo un’opportunità in termini di marketing, per promuovere determinati marchi e segmentare l’offerta, ma soprattutto uno strumento di monitoraggio e valutazione dei processi produttivi, e di conseguenza del loro snodarsi lungo le filiere, attraverso un sistema di analisi univoco e condiviso che si fonda sulla metodologia LCA (Ciclo di vita del Prodotto). In occasione della presentazione sono intervenuti Giuseppe Garcea, di CCPB, Simona Bosco, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Federica Rossi, CNR Ibimet e Roberta de Natale, Auchan Simply, con la presentazione e i saluti di Fabrizio Piva (AD CCPB) e Lino Nori (Presidente Consorzio il Biologico). "Attualmente non esiste un modello di certificazione specifico e universalmente riconosciuto per il calcolo degli impatti ambientali dei prodotti del comparto agroalimentare, osserva Fabrizio Piva, Amministratore Delegato di CCPB srl. Quando parliamo di impatti intendiamo 10 categorie fra le quali le emissioni in gas serra, il consumo idrico, l’uso del suolo, il potenziale acidificante ed eutrofizzante dell’acqua e l’incidenza della quota di energia da fonti rinnovabili sul totale dell’energia utilizzata. Per questo intendiamo offrire una metodologia condivisa che si pone l’obiettivo da un lato di fornire alle aziende indicazioni precise su come ottimizzare i processi produttivi, dall’altro di giungere al consumatore finale con una comunicazione chiara e trasparente".

 

 

La metodologia LCA è universalmente riconosciuta e la sua applicazione si fonda su norme ISO (ISO 14025:2006, ISO 14040:2006 ed ISO 14044:2006); la valutazione dei processi produttivi e la correttezza delle imputazioni in termini di input e di consumi energetici si basa sull’esperienza di CCPB e sul rispetto della Norma UNI CEI EN 45011 (ISO 65 in ambito internazionale). Attraverso l’esame puntuale dei processi produttivi è possibile prendere in esame l’effettivo utilizzo dei vari input e di conseguenza il consumo energetico, non sottovalutando tutti gli elementi di variabilità agro-climatica insiti nella produzione primaria ed in taluni metodi, alternativi a questo, non correttamente valutati.
Questo metodo garantisce massima trasparenza nell’approccio e nel calcolo partendo da dati reali emersi dal processo produttivo e da ogni soggetto che vi è intervenuto lungo la filiera, ovvero l’esecuzione del calcolo LCA da parte di istituzioni scientifiche riconosciute a livello nazionale ed internazionale quali Land Lab-Istituto di Scienze della Vita della Scuola S. Anna di Pisa e LCA Lab, spin-off di ENEA.
A trarre vantaggio da questa nuova proposta di certificazione saranno in primo luogo le aziende del settore agroalimentare, ed in particolare anche quelle del settore primario che potranno beneficiare di uno strumento più abbordabile, meno costoso e più rispettoso delle condizioni di variabilità agroclimatica rispetto ad altri metodi maggiormente "eteroguidati" e fondati su dati di bibliografia.
Il ricorso a questo metodo consentirà in primis di individuare i punti deboli dei processi e della filiera per intervenire al fine di ottimizzare i processi produttivi, riducendo gli sprechi, le inefficienze ed in ultima analisi i costi a favore di una gestione ispirata alla sostenibilità ambientale e ad una maggiore competitività affrontando così anche la sostenibilità economica.
A beneficiare di questa proposta saranno anche i consumatori finali, così maggiormente tutelati sulla qualità dei prodotti e sulla salvaguardia del patrimonio ambientale. "Sempre più, accanto alle informazioni circa l’origine, le caratteristiche funzionali, i valori nutrizionali ed il prezzo, il cittadino-consumatore e le strutture della società civile vorranno conoscere il livello degli impatti ambientali generato dai prodotti e dai loro processi, spiega Piva. Obiettivo finale di questo nuovo servizio di certificazione, quindi, consiste nel riorientare i processi produttivi tramite il coinvolgimento del mercato e dei consumatori, fornendo quelle informazioni che consentono di comprendere se il prodotto si colloca al di sotto di una determinata soglia di impatto e contribuisce a rispettare gli equilibri ambientali che consentono la capitalizzazione futura delle risorse ambientali a sostegno dei cicli produttivi futuri. Questo apre nuovi scenari nel settore agroalimentare ed un maggior coinvolgimento dei grandi player, sia in ambito agroindustriale che nella GDO. Tutte le recenti ricerche, infatti, dimostrano come il consumatore sia sempre più sensibile alle tematiche della sostenibilità e questa caratteristica è sempre più determinante nella scelta finale di acquisto", conclude Piva.
Al termine della conferenza stampa il pubblico ha rivolto agli oratori alcune domande che hanno dato vita a un vivace dibattito, testimoniando l’interesse dei media, in particolare di quelli specializzati, verso le nuove frontiere della certificazione. Anche il ruolo della GDO come volano per la diffusione di processi virtuosi che coinvolgano la valutazione e il calcolo di impatto ambientale è stato oggetto di una riflessione condivisa.

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