UVA DA TAVOLA, GIULIANO: “C’È SPAZIO PER NUOVI MERCATI”

Le attese non hanno tradito: la campagna dell’uva da tavola è partita con il piede giusto, è proseguita con risultati più che soddisfacenti. Se nei prossimi mesi si confermerà questo trend confortante per il comparto si profilerà una stagione da ricordare. L’analisi è di Nicola Giuliano (nella foto), a capo dell’omonima azienda di Turi (Bari).

“L’inizio della campagna è stato positivo – conferma l’imprenditore, a capo di una delle principali realtà in Italia specializzate nella produzione e commercializzazione di uva da tavola . “Il clima è stato favorevole, il prodotto, di tutte le varietà (da Vittoria, a Palieri fino a Italia), è sano, di alta qualità, con un grado brix elevato. Quest’anno la produzione ha subito un calo del 20% rispetto al 2011, dovuto alle basse temperature registrate la scorsa primavera. I quantitativi inferiori hanno favorito un andamento fluido del mercato, senza particolari intoppi. I prezzi si sono mantenuti su buoni livelli. Rispetto all’anno scorso abbiamo registrato un aumento delle quotazioni del 10%”.

La speranza di Giuliano è di vendere il prodotto in maniera sostenuta almeno fino a Natale. Se il clima rimarrà favorevole, per il produttore pugliese si potrà chiudere un’ottima campagna.

Spostando invece l’argomento più nello specifico sull’uva apirene, Giuliano conferma un trend in costante crescita. “In generale, sul totale venduto, – sottolinea – l’uva seedless rappresenta ormai il 30% del totale. Lo scorso anno sul totale rappresentava circa il 25%: un aumento quindi del 5% sul totale ma come quantitativi di sola apirene il balzo in un anno è di almeno il 20%. Credo che quest’anno si possa raggiungere il punto di equilibrio tra uva con e senza semi. È innegabile – aggiunge Giuliano – che il futuro sarà l’uva seedless, ma sarebbe sbagliato abbandonare a sé stessa l’uva col seme, su cui è necessario lavorare attraverso nuovi investimenti, ricerca e innovazione varietale. Per rimanere competitivi in questo mercato è fondamentale saper diversificare i mercati, dando a ogni Paese il prodotto giusto. Quindi bisogna essere pronti a servire sia quell’ampia fetta del mercato estero predilige l’uva senza semi ma anche coloro che continuano a preferire il prodotto tradizionale”.

Su quest’ultimo aspetto il 2012 ha riservato non poche sorprese positive all’azienda di Turi, che ha visto aprirsi nuovi canali commerciali, fino allo scorso anno pressoché inesplorati. “Abbiamo avuto ottimi riscontri in Paesi come Libia e Senegal (con ritiro della merce via nave), mercati completamente nuovi per noi, a cui si affiancano altri già conosciuti come Arabia Saudita, Brasile, Canada (e altri ancora considerando sempre nazioni extra Ue)”, afferma Giuliano. “Da questi Paesi abbiamo ricevuto segnali importanti. Chi ha la possibilità e le capacità di diversificare credo possa trovare ancora notevoli spazi di business”.

I competitors internazionali non mancano, a partire dalla Grecia, “che a causa anche della gravissima crisi interna sta effettuando una forte pressione sui prezzi sull’uva seedless” e dalla Spagna, “anche se obiettivamente il prodotto italiano rimane nettamente superiore dal punto di vista qualitativo”. Ma l’Italia avrà le proprie carte da giocarsi. Secondo Giuliano l’uva italiana potrà avere in futuro ottime chances in Russia, “dove da settembre in poi va a finire il 10% dell’uva pugliese. L’entrata nella Wto del Paese russo potrà essere una svolta per tutto il comparto con margini di crescita inimmaginabili. Dobbiamo essere bravi però a sfruttare quest’occasione irripetibile”.

Le esportazioni per l’impresa barese rappresentano una fetta importante: la quota export della Giuliano srl, pur essendo rimasta in linea con quella del 2011, si attesta al 50%. Il 2012 è stato un anno importante in fatto di investimenti: è stata raddoppiata la capacità delle celle frigorifere, passate da 25 mila a 50 mila quintali con l’utilizzo di nuovi strumenti che hanno incrementato le performances delle strutture, consentendo l’aumento della shelf life della frutta frigo conservata. È stato inoltre completato il terzo impianto fotovoltaico che con una produzione di energia che raggiunge complessivamente i 3 megawatt, sufficienti per l’autogestione energetica.

Emanuele Zanini

emanuele.zanini@corriereortofrutticolo.it

 

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