CONFAGRI, CIA E COOPERAZIONE, LA PAROLA D’ORDINE E’ “FARE SISTEMA”

Scarsa concentrazione dell’offerta, calo dei consumi, distribuzione del valore nella filiera, internazionalizzazione: le principali criticità del comparto sono state affrontate in un confronto che ha avuto come protagoniste 5 organizzazioni – Cia-Confederazione italiana agricoltori, Confagricoltura, Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci-Agrital – al Macfrut di Cesena.

 

A dialogare con i cinque Presidenti, il Ministro dell’Agricoltura Mario Catania, che ha risposto alle loro sollecitazioni e li ha invitati in conclusione ad “avviare dei percorsi e a trovare in ogni caso delle soluzioni”, pur in uno scenario non favorevole e complicato da diversi fattori che ne minano la competitività.

Eppure c’è la possibilità, proprio in un momento di crisi, “di pensare ad un settore dell’ortofrutta leader sui mercati”, ha dichiarato il Presidente di Confagricoltura Mario Guidi.  “Oggi abbiamo l’occasione – ha proseguito – per pensare in grande, accettando le sfide della competitività e della produttività. Ma insieme alla volontà delle imprese, c’è bisogno anche della volontà politica. Per raggiungere obiettivi in termini di leadership e di export serve una politica che si occupi del costo del lavoro, delle problematiche fitosanitarie – che in realtà sono barriere commerciali create da altri paesi ai nostri prodotti – e di una spinta verso l’internazionalizzazione. Da parte nostra, dobbiamo pensare ad una aggregazione sempre maggiore per governare gli equilibri di filiera. Ma sino a che continueremo ad avere una centrale di acquisto per 18.000 produttori questo non potrà accadere”.

 

Il Presidente della CIA Confederazione Italiana Agricoltori Giuseppe Politi ha ribadito l’esigenza che “si lavori tutti insieme per accrescere i livelli di aggregazione delle aziende ortofrutticole, in particolare nel sud Italia, evitando di dare risorse a chi prosegue ad andare da solo sul mercato. Le organizzazioni professionali possono in tal senso dialogare con le organizzazioni cooperative perché il sud è un problema di tutti”.

 

Se si vuole veder aumentare la percentuale di ortofrutta aggregata nel nostro Paese, oggi pari a circa il 30%, occorrono anche degli incentivi. Ne è convinto il Presidente di Fedagri-Confcooperative Maurizio Gardini che ha sottolineato come “da almeno 15 anni manchino segnali chiari per incentivare le aggregazioni” e ha ricordato come dall’Ue il settore riceve circa 220 milioni all’anno di contributi per i programmi operativi, che rappresentano comunque una percentuale molto piccola dell’intero bilancio agricolo dell’UE. “

 

“La cooperazione tutta – ha proseguito Gardini – ritiene che la vera sfida sia l’aggregazione, poiché il cuore del problema dell’ortofrutta è riuscire a governare l’equilibrio tra la domanda, che è fortemente concentrata e l’offerta, che è fortemente disaggregata: solo così si riescono a difendere i redditi dei produttori. Ne è un esempio la possibilità che è propria solo della cooperazione di conservare nei magazzini refrigerati la frutta in eccedenza per alcune settimane evitando di immettere sul mercato troppo prodotto che finirebbe inevitabilmente per abbassare i prezzi di vendita”. Rispetto invece ai mercati esteri, “non si può pensare – ha concluso Gardini – che il problema della scarsa spinta sui mercati esteri sia solo riconducibile alle barriere fitosanitarie, che pure sono un problema. Per essere protagonisti in mercati fortemente globalizzati è necessario riuscire a portare il prodotto nel minor tempo possibile e con minori costi, sui mercati lontani”.

 

Ritornando sul mercato interno, il presidente di Legacoop Agroalimentare, Giovanni Luppi ha ribadito la necessità di “rafforzare i legami diretti tra produzione, trasformazione e distribuzione, aggregando l’offerta e diminuendo le intermediazioni”. “Noi già lo stiamo facendo – ha spiegato –  con linee di prodotto che vedono protagonisti produttori, i trasformatori e la grande distribuzione cooperativa, uscendo dalla filosofia di acquistare il prodotto al prezzo più basso per concordare un prezzo equo che consenta a tutti di avere margini di impresa. Ma, ragionando di filiera, occorre anche sapere che i problemi di efficienza riguardano tutti gli attori, non solo chi organizza l’offerta, e vanno affrontati con decisione per non uscire dai mercati”.

 

Luppi ha anche risposto al Ministro Catania che aveva sollecitato la cooperazione ad insistere maggiormente sulla distintività: “Mentre le altre imprese hanno come obiettivo quello di pagare di meno la materia prima – ha detto il presidente di Legacoop Agroalimentare – le cooperative hanno l’obiettivo opposto: quello di fare guadagnare i produttori pagandole meglio. Da noi il lavoro è in regola e di qualità, perché questa è la nostra natura. Se il ministro vorrà riconoscere, valorizzandola, questa diversità, saremo ancora più bravi”.

 

 

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