RADICCHIO VARIEGATO DI CASTELFRANCO IGP, RACCOLTO IN CALO. MANZAN: “MA C’È INTERESSE DALLA GDO, ANCHE STRANIERA”

Il Radicchio Variegato di Castelfranco Igp è stato immesso sul mercato dal primo ottobre, ma si annuncia una "annata difficile", difatti il Consorzio di Tutela stima in almeno il 20% di prodotto seminato non arrivato alla raccolta, per colpa di una estate troppo torrida. "Quel che è rimasto, grazie a queste piogge, sarà sicuramente un bel Variegato IGP".

"Contiamo che la qualità possa garantire un prezzo adeguato, in grado di remunerare le fatiche dei nostri associati nonché gli aumenti di spesa legati proprio all’irrigazione che, essendo meccanizzata, ha fatto crescere l’incidenza del gasolio sui nostri bilanci". Lo dichiara il presidente del consorzio Paolo Manzan (nella foto). "Mentre le ore in più lavorate, e sono tantissime, non le mettiamo nemmeno in conto. Il nostro mestiere è passione per la terra e ora il raccolto è il momento che ripaga comunque di tanta fatica".

Un vero peccato per il Variegato di Castelfranco che negli ultimi anni stava vivendo un momento di grande crescita avendo toccato un +50% di produzione tra il 2009 e il 2010, e invece ora arretrato di diverse posizioni a causa della seconda stagione climatica penalizzante, dopo quella del 2011. Eppure, nonostante queste criticità, il presidente del Consorzio di Tutela vede rosa: "Quest’anno ho notato un notevole interesse da parte della GDO (la grande distribuzione organizzata), anche dall’estero: sono segnali ancora informali, notizie di contratti di fornitura a lungo termine sottoscritti dai nostri associati, che mi fanno pensare in maniera molto positiva. Sono notizie che confermano quanto dicono le statistiche: il nostro agroalimentare è l’unico settore che ha il segno positivo in questa difficile congiuntura. La salvaguardia di produzioni locali e di nicchia, che certo non sono delocalizzabili, è già la via d’uscita per un nuovo sviluppo, che sarà anche in grado di offrire possibilità di lavoro. I dati forniti dal nostro osservatorio ci confermano una crescita media del 30% per la produzione di radicchi certificati".

Certo, aggiunge Manzan, bisognerà applicare anche al settore primario le capacità imprenditoriali già maturate in altri campi: "Anche il Consorzio è in un momento cruciale della sua vita e "fare sistema" resta la nostra parola d’ordine. Nel 2000 solo il 20% dei produttori di radicchio in Veneto utilizzava forme associate di organizzazione per la commercializzazione del prodotto. Dopo dieci anni, almeno per chi come si occupa di produzioni certificate, possiamo dire di essere arrivati al 95%".

Il piccolo agricoltore non è più solo di fronte al mercato e questo consente di arrivare in tutto il territorio nazionale e anche all’estero. Basti l’esempio del Radicchio Rosso di Treviso Precoce IGP, in fase di commercializzazione già dal primo settembre: "Nel mercato locale è quasi introvabile il prodotto a denominazione, perché in questa fase è distribuito in altre Regioni italiane dove è molto richiesto. Le sanzioni comminate negli anni scorsi sono servite da monito alla grande distribuzione che ora richiede prodotto certificato". La notizia è riportata dall’Agi.

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