PUGLIA, POMODORO TRASFORMATO IN CRISI. NICASTRO: “PRODUZIONE A RISCHIO”

La crisi del pomodoro da industria è tutta in un dato: un barattolo di 400 grammi alla massaia costa 80 centesimi, all’agricoltore finisce in tasca appena un ventesimo (0,04 cent) di quella somma. La coltivazione non è da tempo più remunerativa per le imprese agricole, ma le industrie di trasformazione non vogliono saperne di adeguare i prezzi ai costi di produzione.

“La stagione si può dire sia alle porte, eppure nonostante tutti i proclami su una collaborazione con la controparte agricola sbandierati tre mesi fa dagli industriali, non ci siamo ancora potuti incontrare per intavolare una trattativa”, denuncia Marco Nicastro (nella foto), Presidente nazionale della sezione economica del pomodoro da industria di Confagricoltura.

La distanza fra domanda e offerta è notevole: l’industria offre 7 centesimi al chilo per il pomodoro tondo, gli agricoltori ne chiedono almeno 12-13 per far quadrare i conti. “La parte agricola – dice Nicastro – ovviamente è insorta e, sia pure a malincuore, Confagricoltura manterrà fede al suo impegno quest’anno di non coltivare pomodoro data l’avvilente situazione già in corso da diverso tempo, sostituendolo con altre coltivazioni. Ormai non ci sono più tempi di recupero, né margini di trattativa”.

A queste condizioni – conclude il presidente nazionale della sezione Pomodoro da industria – la Capitanata (regione pugliese, ndr) rischia di perdere un fondamentale pezzo della sua agroindustria, perché Foggia rappresenta il 50% della produzione nazionale ed esporta in tutto il mondo l’80% di pomodoro lungo (dati ICE). La ”ricca filiera” dell’agroalimentare nazionale, che movimenta circa 3,6 miliardi di euro l’anno, potrà fare a meno del pomodoro ”made in italy”, fiore all’occhiello della nostra agroindustria?

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