“Dobbiamo capire se vogliamo essere davvero una colonna portante del sistema agroalimentare o essere semplicemente una nicchia. In Emilia Romagna abbiamo inventato la produzione integrata ma non siamo riusciti ad anticipare il mercato e trasformarla in valore aggiunto. Altri sono andati avanti. Dobbiamo lavorare insieme, pubblico e privato. Il futuro dipende da noi”. Con queste parole Marco Salvi (nella foto), presidente di FruitImprese, è ritornato sul tema della necessità di creare una cabina di regia del sistema ortofrutticolo italiano. L’occasione è stato il convegno organizzato dal Cso incentrato sulla filiera ortofrutticola nel mercato globale che si è svolto questa mattina a Ferrara e a cui hanno partecipato oltre a Salvi, Davide Vernocchi, coordinatore del settore ortofrutticolo dell’Alleanza delle cooperative italiane, Angelo Benedetti coordinatore delle imprese di filiera del Cso, Felice Assenza, direttore generale delle politiche internazionali e dell’Unione Europea per il Mipaaf, Simona Caselli, assessore regionale all’Agricoltura del’Emilia Romagna e Veronica Bertoldo della Regione Veneto. L’incontro è stato moderato dal presidente del Cso Paolo Bruni.
“È necessario – ha rimarcato Salvi – che le imprese (penso a FruitImprese, ma anche Agrinsieme, Assomela etc), i Mercati e le altre realtà del settore trovino una sintesi che ci permetta di portare proposte concrete alle istituzioni. Bisogna definire delle priorità. Lavorare su pochi punti. Ma occorre fare presto. Non c’è più tempo da perdere”, ha sottolineato il presidente di FruitImprese che si è poi soffermato sull’importanza dell’export. “L’internazionalizzazione è un valore aggiunto fondamentale. Una chiave di volta imprescindibile. Chi prima arriva prima si crea nuovi mercati. Mi auguro che la fine dell’embargo russo possa farci tornare su un mercato che rappresentava il 40% dell’export di ortofrutta per l’Europa. Ad ogni modo nulla sarà più come prima”, avverte Salvi. “Gli sapzi delle catene distributive sono stati occupati da altri. Servirà lavorare di più per tentare di occupare spazi presi da altri”.
Quindi l’appello finale: “Lancio la proposta ai colleghi che si trovi una condivisione su questi punti. Che ci sia un confronto anche sul costo del lavoro (in Polonia le paghe viaggiano sui 3 euro all’ora, in Spagna sui 60 euro a giornata. A Ferrara siamo a 105 euro al giorno per un operaio non specializzato)”.
“Le cose da fare sono molte. Ma dipende da noi. Rimbocchiamoci le mani e ripartiamo”.
Martedì 27 aprile ampio servizio sull’odierno convegno del Cso