LETTERA DI UN BUYER PENTITO: PRIMA COMPLICE, POI VITTIMA “DI LOGICHE COMMERCIAL-ESTORTIVE”

Di seguito pubblichiamo una lettera inviata da un nostro lettore al direttore Lorenzo Frassoldati. Nella lettera parla della sua esperienza da buyer e, senza giri di parole, dei sistemi di privilegi che vigono specie nel mondo della distribuzione organizzata e le sue logiche commerciali, l’abbassamento del livello professionale etc. Qui di seguito riportiamo il testo integrale delle lettera con più sotto la risposta di Lorenzo Frassoldati.

“Caro direttore Frassoldati, mi permetta un complimento per i suoi articoli che ho il piacere di leggere sul Corriere Ortofrutticolo e sul sito corriereortofrutticolo.it. Ritengo siano sicuramente i più realistici e sinceri dell’intero panorama della pseudo-informazione che purtroppo impazza sul web di settore.

Chi le scrive è oggi un modesto operatore inserito in un’altrettanta modesta azienda che cerca di sopravvivere allo stato delle cose. Voglio aggiungere per amore della correttezza, che il sottoscritto è stato un buyer della Gdo estraniato dal sistema, di cui sono stato prima complice e poi in qualche maniera vittima.

Complice per aver goduto, non lo nego, dei privilegi occulti di cui il sistema ortofrutta è permeato, vittima dal momento in cui un moto di coscienza mi ha imposto di provare a cambiare le cose.

Ma come si usa dire: “chi è causa del suo mal pianga se stesso” e io l’ho accettato.

Oggi dalla mia posizione posso serenamente chiedere a lei, quanto sia logico pensare di mascherare un sistema, che vive di tangenti più o meno occulte. Che ormai si illude di continuare a trarre ricavi e di conseguenza basa i propri conti economici su sconti di fine anno, contributi promozionali, contributi centralizzazione e mille altre gabelle spacciate con giustificativi che farebbero invidia al miglior Macchiavelli?

Come può – chi ancora produce con passione conoscenza e coscienza – essere percepito come tale se, in ultima analisi la discriminante assoluta è inderogabilmente il prezzo più basso.

Dove, badi bene, il prezzo più basso è stabilito da personaggi (buyer) che nel tempo sono stati svuotati di professionalità ed esperienza (doti non più discriminanti) in luogo di una sterile teoria figlia di logiche commercial-estortive? Io – come credo lei – sappiamo che oggi lavorare con la gdo costa caro (3%-7%-10% -14% e più, art.62 sconosciuto). Adeguarsi a queste condizioni è una scelta, ma cosa se ne riceve in cambio? Nulla.

Purtroppo l’impoverimento professionale ha coinvolto gli addetti a tutti i livelli, e basta visitare i punti vendita per rendersene conto.

Parlare di qualità credo richieda coerenza, e la coerenza dovrebbe essere espressa in qualità percepita, e magari mi chiedo, non sarà, che in barba alle dotte statistiche che incrociano regressione demografica con incremento di immigrati dividendo il risultato con la tendenza della popolazione a diventare vegetariana, per giustificare la diminuzione dei consumi di ortofrutta, altro non è che una logica conseguenza di un sistema ortofrutticolo che forse, ha più bisogno di “contadini evoluti” e un poco meno di dotti affabulatori da talk-show?”

Luigi Asnaghi

 

 

Lettera di un buyer pentito? Forse. Il nostro lettore – che ringraziamo per le parole di stima nei nostri confronti – parla fuori dai denti e mette sul piatto la sua esperienza, prima dentro la Gdo poi fuori. Su questo tema ogni tanto qualcuno alza il velo dell’ipocrisia ed escono le cose che tutti dicono a mezza voce ma su cui nessuno mette la faccia e la firma. Le accuse che Isnaghi formula sono pesanti: parla di un sistema che vive “di tangenti più o meno occulte” , di “privilegi” che dovrebbero essere stati aboliti con l’art.62, di una sola discriminante che funziona, “il prezzo più basso”. Accuse che fanno pensare, magari dettate dall’amarezza di un vissuto professionale difficile. Accuse però che sono state al centro della vicenda Coop-Celox (che noi abbiamo raccontato per primi e in esclusiva), della multa dell’Antitrust al colosso distributivo, dei successivi servizi giornalistici sul Corriere della Sera e su Rai3 di Report, da cui abbiamo appreso –notizia non smentita – che Coop farebbe bilancio non con l’attività ordinaria ma con la finanza (prestito sociale, surrettizia attività bancaria, ecc). Sull’art.62 (funziona? non funziona? serve a qualcosa? viene bellamente bypassato?) ripetiamo quello che abbiamo più volte scritto: bisognerebbe parlarne alla luce del sole, senza reticenze o timori di sorta. E’ davvero strano il destino di questa norma. Presentata come una rivoluzione epocale, questo art.62 – che doveva riequilibrare i rapporti di filiera e mettere fine alle pratiche sleali ai danni della parte contrattualmente più debole – è finito subito archiviato, messo in disparte, rimosso dalla coscienza collettiva del comparto. Vuol dire che funziona? Che non ci sono problemi? Che è servito allo scopo? Allora si faccia un bel convegno con la partecipazione della Gdo e si racconti lo stato delle cose. Tranquillamente, senza intenti punitivi, senza scatenare guerre di religione, ma anche senza timori reverenziali. E’ chiedere troppo? (Lorenzo Frassoldati)

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