AFRICA, NONOSTANTE I RITARDI ITALIANI SONO AMPIE LE OPPORTUNITÀ DI BUSINESS

Con grande ritardo e dopo fasi alterne l’Italia è tornata a dedicare attenzione all’Africa, il continente che sarà nel medio e lungo termine – pur con le sue contraddizioni e nell’instabilità politico sociale – uno dei fulcri dello sviluppo economico mondiale.

Secondo i dati di Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale l’economia globale cresce a ritmo rallentato, solo il pil dell’Africa mantiene ritmi di sviluppo importanti lasciando alle imprese straniere ampie possibilità di business. Forse questo fenomeno è persino destinato ad aumentare sull’onda dei recenti accadimenti legati al radicalismo islamico.

Il Corriere Ortofrutticolo ha dedicato un ampio dossier in più puntate alle possibilità nel settore per le imprese italiane. L’ultima puntata è stata pubblicata sul numero di giugno 2016, dedicata all’Africa Australe e in particolare al forte sviluppo della GDO in quell’area.

L’Italia cerca di recuperare terreno, dopo che altri protagonisti dell’economa mondiale hanno da anni dapprima intuito e poi colto le opportunità: a cominciare dalla Cina che, dopo le intese terzomondiste della metà degli anni Cinquanta, alla fine del secolo scorso, e più decisamente all’inizio degli anni Duemila, ha dato un’accelerazione imponente sul fronte economico, diventando il primo partner commerciale del Continente: nel 2009 ha superato Stati Uniti ed Europa con circa 200 miliardi di dollari di interscambio, primato che mantiene nonostante il rallentamento della sua economia.

La Cina non è ovviamente l’unico Paese interessato alle ricchezze africane. Gli Stati Uniti stanno cercando di rimontare la distanza con la Cina, ma l’interscambio con il continente è ridotto, in valore, a circa un quarto di quello di Pechino. Altri Paesi non stanno a guardare: il Giappone ha investito in Africa circa 32 miliardi di dollari sinora, di cui 6,5 in sole infrastrutture, ma anche India, Arabia Saudita, Russia, Brasile, Turchia, Corea del Sud e Malesia stanno consolidando e ampliando i loro legami economici con l’Africa.

Nella Vecchia Europa soprattutto Gran Bretagna, Francia, Spagna e Germania hanno radicati rapporti grazie alle relazioni con le ex colonie. La Gran Bretagna è, tra i Paesi sviluppati, quello che destina la maggior parte di investimenti diretti esteri in Africa. L’Italia ha guardato per molti anni con distacco all’Africa; questo disinteresse ha portato a un ritardo nella creazione di relazioni economiche mentre, come abbiamo visto, da almeno una quindicina d’anni l’attenzione dei grandi Paesi investitori del mondo ha avuto un’accelerazione in molti dei 53 Stati africani.

L’interesse dell’Italia si è risvegliato solo nel 2013, dopo anni di crisi economica, con la necessità da parte del governo di cercare nuove opportunità di ripresa. Nel dicembre di quell’anno viene lanciata dal ministro degli Esteri, Emma Bonino, l’Iniziativa Italia-Africa che è l’innesco per una serie di iniziative e occasioni per scoprire le potenzialità dei mercati africani emergenti. Si intensificano anche le missioni diplomatiche passate senza troppe evidenze sui media nazionali: il capo del governo italiano Matteo Renzi promuove inaspettatamente tre missioni in un triennio, visitando dapprima l’area centro-australe (Mozambico, Angola e Congo Brazzaville), poi l’Africa orientale (Kenya ed Etiopia, con tanto di visita all’Unione Africana) e infine toccando il fronte occidentale all’inizio di quest’anno (Nigeria, Ghana e Senegal). Un’iniziativa corroborata dalla visita a marzo di quest’anno in Etiopia e Camerun del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Ultima iniziativa – anche questa non particolarmente valorizzata sui mezzi di comunicazione – è la prima Conferenza ministeriale Italia-Africa organizzata dal ministero degli Esteri a Roma il 18 e 19 maggio di quest’anno. Un vertice a cui hanno partecipato 52 Paesi, con oltre 40 ministri degli Esteri africani e una ventina di rappresentanti delle organizzazioni internazionali. Strategicamente, l’invito è stato rivolto anche ai rappresentanti permanenti dei Paesi africani a New York, così come ai vertici dell’imprenditoria italiana interessata all’Africa.

Sul tavolo quattro temi economici e sociali: lo sviluppo economico, la sostenibilità socio-ambientale, le migrazioni e infine i conflitti e la stabilita. Iniziative che cercano di recuperare il terreno perso in anni di incertezze, mentre il resto del mondo ha intrecciato con molti stati del Continente relazioni economiche e commerciali di rilevo. E gli spazi di recupero sono ormai esigui sul piano generale mentre sul terreno degli scambi di prodotti freschi e di ortofrutta in particolare il discorso rimane aperto, con opportunità crescenti.

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