MACFRUT C’È, RICCO DI AMBIZIONI E NOVITÀ. MA NEL 2017 TORNA LA CONCORRENZA CON MILANO

Impossibile non vedere i punti di forza di questo secondo Macfrut riminese: una fiera sempre più grande (per superficie, espositori, delegazioni, visitatori, qualità degli eventi) che ambisce anche a diventare una grande fiera, l’unico grande evento del sistema Italia con ambizioni internazionali, in grado di reggere la competizione se non con Berlino almeno con Madrid. Il salto di qualità c’è stato. Renzo Piraccini può essere soddisfatto del suo lavoro. La crescita, il consolidamento della rassegna rispetto al 2015 è innegabile. Rispetto al Macfrut cesenate poi siamo su un altro pianeta. La location riminese funziona anche se personalmente penso che Bologna sarebbe stata logisticamente la sede perfetta per la maggiore qualità dei collegamenti. Comunque al momento si resta a Rimini (Piraccini: “Cambiare? Non quando siamo sulla strada giusta”). Intelligenti e vincenti le scelte del paese partner (Perù) e della regione partner (Sicilia).

L’edizione 2017 (a maggio, dal 10 al 12) vedrà rafforzate e ampliate le novità: Cina paese partner, regione partner la Basilicata e prodotto di riferimento la fragola. Nascerà Macfrut Bio, salone nel salone, per dare una vetrina professionale a un comparto che cresce a ritmi frenetici (cosa che Sana non riesce a fare). Infine sarà sviluppato “Macfrut in campo”, che accenderà i riflettori sulle tecnologie non post raccolta, che già sono acquisite, ma pre-raccolta (droni, irrigazione, seminatrici, ecc), comparto con forti potenzialità di crescita anche sui mercati esteri.

L’internazionalizzazione è stato lo sforzo forse più rilevante del team di Macfrut, con l’incremento delle delegazioni estere e dei buyer. Qui i risultati li valuteranno gli espositori in termini di contatti e di business. Chi ha investito decine di migliaia di euro nello stand si aspetta un ritorno tangibile dell’investimento, altrimenti tanto vale puntare tutte le carte su Berlino. L’assenza di alcuni grandi gruppi, di alcune grandi catene, testimonia la volontà di qualche importante operatore di stare alla finestra, in attesa anche di capire come finirà il risiko delle fiere dell’ortofrutta con Milano. Piraccini si dice sicuro che “nel 2017 non ci sarà un’altra fiera concorrente”. Se lo dice, avrà le sue ragioni. Da quanto oggi ci risulta, Milano non sta disarmando e Fruit & Veg Innovation, l’annunciato salone dentro Tuttofood previsto quasi in contemporanea con Macfrut nel maggio 2017, resta in scaletta, magari con caratteristiche di nicchia, di specializzazione, ma si farà.

Certo che mettere alcuni grandi player del settore davanti alla scelta “o Milano o Rimini” è davvero demenziale ma qui la colpa non è di Fiera Milano o di Cesena Fiera ma della politica che nulla ha fatto per indurre i duellanti a deporre le armi e trovare un compromesso. Piraccini ha lavorato con ottimi risultati – che si sono toccati con mano a Rimini -, agevolato anche dal fatto che Milano ha lasciato libero il campo nel 2016. Oggi Macfrut c’è, fiera di filiera specializzata verticale del sistema Italia, con ambizioni di crescita internazionale grazie anche all’alleanza con Madrid per costruire eventi in Egitto, Sud America e Asia. Ma il problema di un solo grande salone di livello internazionale, vetrina dell’Italia ortofrutticola, al momento resta aperto. Obiettivo ambizioso, forse fuori dalla nostra portata, però sarebbe ragionevole almeno provarci. Prima di arrenderci alla nostra strutturale incapacità di fare squadra e diventare per sempre i migliori clienti di Berlino (o Madrid).

Lorenzo Frassoldati, direttore Corriere Ortofrutticolo

l.frassoldati@alice.it

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