“PROTAGONISTI”, IL SUD CI CREDE E INVESTE IN NUOVI BRAND E INNOVAZIONE

In barba al fatto che le abitudini di consumo del Sud Italia sono ancorate alle tradizioni e alle abitudini alimentari cristallizzate su prodotti di fiducia e dieta tipica, il fronte produttivo ortofrutticolo si sta attrezzando per una vera e propria rivoluzione caratterizzata da importanti investimenti in innovazione colturale e varietale con la promessa di importanti aggiornamenti nel panorama dei prodotti tipici locali.

È quanto è emerso nel corso del convegno ‘Le nuove frontiere della Sicilia Ortofrutticola’ che si è tenuto venerdì 20 gennaio nella sede del Comune di Siracusa in occasione della quinta edizione de “I protagonisti dell’Ortofrutta Italiana” (leggi news).

Melograno, frutti tropicali, fico d’india e peperoni di Sicilia sono le varietà che offrono al momento maggiori prospettive, anche in relazione alle particolari condizioni pedoclimatiche della regione e in particolare della valle d’Etna. Molto però ha ancora da dire l’agrumicoltura che è sempre più orientata verso la brandizzazione di prodotti ormai entrati nell’immaginario collettivo grazie anche a campagne di comunicazione importanti come quella dell’arancia Rosaria, che ha appena festeggiato il decennale del marchio, o di ‘Accussì buona’.

“Il marchio “Accussì Buona” è nato nel 2014 – spiega Elena Albertini, presidente di Biopartners che ha la commercializzazione in esclusiva del brand – e riprende un’esclamazione spontanea che è propria di chi degusta per la prima volta un’arancia siciliana. In tre anni siamo riusciti ad affermarlo anche grazie ad importanti azioni di marketing e di web marketing, alle campagne di advertising on e off line, ad un sito tematico, ai social e alla distribuzione di un magazine cartaceo interamente dedicato a questo prodotto”.

In tempi incerti come questi, però, in cui il vero nodo dell’intero settore primario è la (quasi assente) redditività del produttore, diversificare è un must anche per i grandi agrumicoltori della Sicilia. Come Oranfrizer, ad esempio che sta investendo nella riconversione parziale dei propri agrumeti in nuove colture.

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Salvo Laudani di Oranfrizer

“Stiamo puntando molto sulla melagrana da affiancare all’arancia rossa – spiega Salvo Laudani, direttore marketing dell’azienda – in particolare sulle varietà Ako, israeliana, e Wonderful, statunitense. Ad oggi abbiamo già piantato cinquanta ettari di cui venti già in produzione e nella prossima campagna ci aspettiamo volumi per 3mila quintali”.

Punta su una delle produzioni tipiche delle pendici dell’Etna, la Op La Deliziosa che ha lanciato nel 2016 il marchio Sicilio per i suoi fichi d’India che produce in 500 ettari (su un totale di 900) e che destina, per il 40% ai mercati esteri con una campagna di circa 4 mesi che parte da fine luglio e arriva fino alla prima decade di novembre.

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Sara Bua dell’op La Deliziosa

“Quest’anno – ha spiegato Sara Bua dell’Op La Deliziosa – circa il 50% della produzione sarà marchiata Sicilio e la sfida che ci siamo prefissati è quella di ampliare l’offerta introducendo trasformati e composte 100% sostenibili nell’ott9ica di riutilizzare gli scarti, ma anche di spingere sull’export e fare conoscere questo prodotto ai Paesi del nord europa”.

Ma mentre la melagrana o il fico d’india sono prodotti che comunque appartengono al panel delle cultivar mediterranee, nuove realtà produttive stanno investendo in varietà ormai dimenticate, come nel caso del peperone Cornelio di Valfrutta Fresco, oppure sconosciute in queste zone.

“È il caso dell’avocado – ha spiegato Claudio Scalise, managing director di Sgmarketing – un prodotto che negli ultimi sei anni è cresciuto più di tutti tra le preferenze dei consumatori in linea con le tendenze salutistiche, che sono condivise dal 65% dei consumatori italiani, e con la crescente attenzione ai superfood come berries, frutta secca o goji. Proprio per sapere cogliere al meglio le opportunità commerciali offerte dalle nuove tecnologie che cambieranno il modo di produrre e i nuovi orientamenti colturali italiani, stiamo lanciando un’iniziativa di formazione in collaborazione con la Bologna Business School, finalizzata alla creazione di un percorso verticale che abbracci tutta la filiera con l’intento di creare valore lungo l’intera supply chain”.

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Alberto Continella

Punta sulla varietà tropicale il brand bio, ‘Sicilia Avocado’. “Abbiamo deciso di investire in questo prodotto – ha spiegato Alberto Continella – che spopola in particolare in Francia, Centro e Nord America, soprattutto per un fattore di sicurezza alimentare dal momento che la produzione siciliana, grazie alla sua maggiore vicinanza ai mercati, implica minori costi e si presta alla distribuzione a ‘km zero’. In 24 ore siamo in grado di raggiungere tutte le piazze italiane e interazionali”.

La digeribilità è il principale punto di forza del peperone Cornelio di Valfrutta Fresco che ha recentemente siglato un accordo con la Op siciliana Pianostella, per implementarne la produzione che è già disponibile tutto l’anno. “Da qualche mese – ha spiegato Marco Verzelli di Valfrutta – siamo presenti anche all’estero ossia in Svizzera, Germania e Slovenia con una confezione dall’etichetta multilingue”.

Il convegno, infine, è stata l’occasione per presentare il nuovo disciplinare della pera Igp dell’Emilia-Romagna (400 ha ettari di produzione e un potenziale produttivo di 10mila tonnellate), in corso di approvazione a Bruxelles.

“Il riconoscimento IGP – ha dichiarato il Presidente di Cso Italy Paolo Bruni – è una certificazione d’origine che sottostà ad un preciso disciplinare di produzione che certifica anche requisiti di qualità. Sappiamo che non possiamo considerare il marchio IGP un vero brand a sé stante ma sappiamo anche che è un formidabile rafforzativo delle marche dei produttori”.

Mariangela Latella

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