VIA LIBERA AL CETA, PATTO COMMERCIALE TRA UE E CANADA: SODDISFATTO DE CASTRO, CRITICA COLDIRETTI

“Con il Ceta l’Unione europea fa un accordo con una potenza economica atlantica, mantenendo i suoi standard sanitari e ambientali e compiendo un primo e concreto passo avanti nella lotta all’italian sounding”. Questa la dichiarazione di Paolo De Castro, Primo Vice Presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo dopo il voto che con 408 voti a favore, 254 contrari e 33 astenuti ha portato all’approvazione dellaccordo commerciale fra canadesi ed europei. “L’accordo approvato – prosegue De Castro – permetterà alle imprese italiane di espandere il made in Italy e rafforzare la propria presenza in Canada”.
Il Ceta contiene infatti, uno storico riconoscimento della tutela di un paese terzo delle produzioni di qualità: “è stata inserita nell’accordo raggiunto con il governo di Ottawa una lista di 172 Dop e Igp – continua De Castro – delle quali 41 sono eccellenze italiane, che rappresentano la quasi totalità dei prodotti Dop e Igp esportati in Canada”.
Ma a beneficiare di questo accordo saranno anche i produttori di vino, di olio extravergine e di prodotti lattiero caseari con risparmi di 500 milioni di euro l’anno per l’abbattimento dei dazi doganali.
“La sfida attuale è siglare accordi con altri Paesi con l’obiettivo di agevolare gli scambi commerciali, garantendo al contempo gli alti standard qualitativi con i quali sono tutelati i cittadini europei. In quest’ottica il Ceta è sicuramente l’esempio più recente ed efficace poiché rappresenta uno degli accordi più ambiziosi e completi mai conclusi tra Ue e paesi terzi”.

Tuttavia c’è chi non vede di buon occhio il via libera al Ceta da parte dell’UE con il Canada. Il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo lo definisce “un grande regalo alle grandi lobby industriali che nell’alimentare puntano all’omologazione e al livellamento verso il basso della qualità”.

“Nei trattati – sottolinea Moncalvo – va riservata all’agroalimentare una specificità che tuteli la distintività della produzione e possa garantire la tutela della salute, la protezione dell’ambiente e della libertà di scelta dei consumatori. Solo per fare un esempio – continua Moncalvo – i produttori canadesi potranno utilizzare il termine Parmesan, ma anche produrre e vendere Gorgonzola, Asiago e Fontina, mantenendo una situazione di ambiguità che rende difficile ai consumatori distinguere il prodotto originale ottenuto nel rispetto di un preciso disciplinare di produzione dall’imitazione di bassa qualità. Ma soprattutto si crea una concorrenza sleale nei confronti del vero Made in Italy in cui perde l’agricoltura italiana che – conclude Moncalvo – ha fondato sulla distintività e sulla qualità la propria capacita’ di competere.

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