LETTERA APERTA AL SIG. MINISTRO: LA NOSTRA ORTOFRUTTA È DA RECORD. A ROMA SE NE SONO ACCORTI?

Vorremmo sommessamente segnalare alll’On. Ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, ai Suoi collaboratori, al viceministro on. Andrea Olivero, al dirigente ministeriale dott. Luca Bianchi e – come si dice in inglese – “to whom it may concern” il risultato straordinario, eclatante, quasi incredibile, certamente insperato, del commercio estero della nostra umile, bistrattata, maltrattata, poco considerata, un po’ “sfigata” (copyright Francesco Pugliese) ortofrutta. Che nel 2016 nonostante la perdita del mercato russo, nonostante l’instabilità politica e le guerre civili che stanno massacrando diversi paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, con conseguente indebolimento delle economie e svalutazione delle rispettive monete; nonostante l’Europa non agevoli per niente; nonostante l’Italia non agevoli pur’essa per niente; nonostante nei provvedimenti governativi nulla sia stato pensato e fatto per agevolare quei pazzi irriducibili che ancora portano i nostri prodotti in giro per il mondo… nonostante tutto ciò l’ortofrutta ha fatto il record storico dell’export (4,7 miliardi) con il saldo attivo (differenza export-import) superiore al miliardo di euro (+43,6%), tornato quindi agli anni d’oro. E con segni “+” eclatanti, a due cifre, per ortaggi, agrumi e frutta secca (leggi news).

Orbene, caro On. Ministro, La vediamo impegnata nella guerra delle primarie del Partito democratico, candidato alla vicesegreteria in caso di (probabile) vittoria di Matteo Renzi, e ne siamo lieti per il Suo futuro personale e politico. Però, abbia pazienza, di fronte a risultati come questi, trovi un attimo per riflettere e magari fare una piccola autocritica circa la latitanza del Governo nei confronti del comparto dell’ortofrutta. Che non è da meno del vino come capacità di fare qualità, innovazione, competitività sui mercati esteri. Senza calcolare che l’ortofrutta – forse più del vino – è un settore “labour intensive”, ad altissima capacità di assorbimento di manodopera, e specialmente nelle aree più fragili e problematiche del Paese, come il Mezzogiorno. Quindi varrebbe la pena impegnarsi di più a favore del comparto, come è stato fatto per il vino con il Testo unico e altre iniziative di alleggerimento burocratico. Anche se spesso è anche il comparto stesso dell’ortofrutta ad essere disattento verso se stesso, facendo poca lobby, poca squadra, curando poco o niente immagine e comunicazione. Comunque, al netto delle pecche per cui il settore si deve battere il petto, i risultati arrivano e sono davvero straordinari. Il che è quello che conta. Il settore chiede più attenzione, e non una attenzione generica, ma una attenzione specifica, come è stato fatto per il vino. Questo risultati sono figli della vivacità di un “sistema” che, messo con le spalle al muro, ha dimostrato di saper reagire con capacità innovative di processo e di prodotto, collaborando dove possibile col pubblico (ad esempio sulle barriere fitosanitarie), raggiungendo risultati di eccellenza nelle tecnologie, creando nuove grandi aggregazioni commerciali su grandi prodotti come mele, pere e kiwi; avviando il rinnovamento nel mondo dei Mercati generali (anche se qui il Governo deve dimostrare di far seguire i fatti alle promesse); creando nuovi prodotti e nuovi mercati con la IV e V gamma; cavalcando il “sentiment” dei consumatori puntando su sostenibilità e biologico. Che altro ci vuole per convincere Lei, On. Ministro, i suoi collaboratori e i Suoi colleghi di Governo che questo settore non è solo la seconda voce del nostro export agricolo, ma è a tutti gli effetti una grande eccellenza italiana, da riconoscere come tale, e su cui investire molto di più di quanto fatto finora, cioè poco o niente.

Cordialmente Suo

Lorenzo Frassoldati

direttore Corriere Ortofrutticolo

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