La soddisfazione, in linea generale, c’è, anche se, forse, “si poteva osare di più su certi punti”. Vincenzo Falconi (nella foto), direttore dell’unione nazionale Italia Ortofrutta, commenta positivamente la revisione sulla riforma Ocm Ortofrutta (leggi news), anche se sottolinea alcuni aspetti su cui, a suo giudizio, si poteva intervenire con maggiore decisione e coraggio per ridare ulteriore slancio alle organizzazioni di produttori.
Qui sotto riportiamo le considerazioni di Falconi
“Apprezziamo di buon grado i commenti positivi espressi dal Commissario Phil Hogan che riconoscono senza mezzi termini il rilievo che il settore ortofrutticolo riveste all’interno del più ampio panorama agricolo europeo ed il giudizio altrettanto positivo che lo stesso commissario riserva alla validità del “modello” ortofrutta, che si conferma essere un regime virtuoso che premia le imprese in grado di avvicinarsi meglio al mercato puntando su due obiettivi strategici che sono il miglioramento qualitativo e la salubrità delle produzioni oltre alla salvaguardia dell’ambiente.
La revisione del vigente regolamento applicativo della OCM ortofrutta giunge al termine di un lungo biennio di confronti e rappresenta un risultato atteso dalle imprese e non ulteriormente procrastinabile, necessario per superare le incertezze operative che sono emerse in questi ultimi due anni – vedasi la questione dell’esternalizzazione e della rendicontazione dei costi del personale – e per dare un quadro di riferimento certo alle OP che operano all’interno della OCM.
Dobbiamo comunque registrare che il “nuovo” assetto che scaturisce dalla revisione si colloca molto nel solco della tradizione e che su alcuni aspetti applicativi, a nostro avviso importanti, è mancata la necessaria volontà di fare o di osare un po’ oltre il dovuto per rinnovare come avremmo desiderato la nostra OCM.
Questo perché il settore ortofrutticolo o meglio ancora i modelli di consumo ed i mercati internazionali in questi anni sono mutati significativamente rispetto anche ad un recente passato, le crisi di mercato hanno assunto un carattere sempre meno sporadico e sempre più strutturale, emergono nuovi impulsi all’apertura di nuovi mercati ed una sempre maggiore propensione all’export, l’aggregazione della produzione necessità di essere rinvigorita per riprendere il trend di crescita che in questi ultimi anni è andato scemando.
Su questi ed altri aspetti ci saremmo attesi qualche risposta in più ed una maggiore attenzione.
Certamente non possiamo non accogliere favorevolmente, quanto annunciato dal Commissario Hogan in merito all’incremento dei prezzi di ritiro, tuttavia dobbiamo anche rappresentare che questa apertura è una risposta “a metà” in quanto essendo rimaste invariate le risorse a disposizione delle OP (limitate allo 0.5% del valore della produzione commercializzata) i ritiri di mercato si confermano purtroppo una misura comunque inadeguata per far fronte alle crisi che intervengono sui mercati ortofrutticoli e che andrebbero affrontate con una logica nuova e di sistema.
Confermiamo che l’impegno profuso dall’Unione in questi ultimi tre anni per fronteggiare gli effetti derivanti dal permanere dell’embargo russo, sotto il profilo finanziario è stato assolutamente ragguardevole con oltre 430 milioni di stanziamenti ma dobbiamo allo stesso tempo considerare che i meccanismi adottati per assegnare i quantitativi di intervento agli Stati membri hanno sempre penalizzato l’Italia che ha beneficiato marginalmente di queste misure: in effetti la base di calcolo adottata dall’Unione ed incentrata sui flussi storici di esportazione verso la federazione russa a nostro avviso è molto meno oggettiva di quanto possa apparire ad un primo impatto e non tiene assolutamente conto del rilievo che il settore ortofrutticolo riveste all’interno dei diversi paesi membri.
In aggiunta non vediamo come queste misure adottate dall’Unione, per loro natura a carattere transitorio, possano dare una risposta efficace ad un problema che assume un carattere strutturale in quanto anche con la revoca dell’embargo non sarà facile per gli esportatori europei riprendere le proprie posizioni sul mercato russo ove nel frattempo hanno fatto la comparsa nuovi competitors che in questi anni si sono sostituiti ai tradizionali canali di approvvigionamento comunitari.
Certamente l’impianto della OCM che si delinea a seguito del processo di revisione è orientato ad un criterio di semplificazione di alcuni meccanismi applicativi ma rimangono alcuni nodi irrisolti quale in particolare il ruolo delle AOP, uno strumento essenziale per rafforzare la concentrazione dell’offerta ma sinora sottoutilizzato e che a nostro avviso rimarrà inespresso anche per il futuro in quanto la commissione non ha fornito gli elementi giuridici necessari per qualificare il loro ruolo delle AOP anche sotto il profilo della commercializzazione.
Nel complesso, sulla chiusura del processo di revisione del quadro applicativo della nostra OCM esprimiamo quindi un giudizio certamente positivo in quanto non mancano spunti interessanti ed anche elementi di rafforzamento della OCM ma insieme alle luci dobbiamo anche tenere conto delle molte risposte non date e di risultati per certi versi inferiori rispetto alle attese”.