ASSEMBLEA FRUITIMPRESE: SALVI VUOLE UN DOCUMENTO STRATEGICO PER IL SETTORE

Una bella, interessante assemblea quella di Fruitimprese, svoltasi ieri a Roma, testimonianza di una categoria che c’è, tiene nonostante tutto, cerca di compattare alleanze affinché il settore possa contare di più pur in un’Italia che conta così poco nello scenario internazionale. L’ortofrutta va bene, ha esportato di più, l’Italia va male, ma l’ortofrutta ha bisogno che l’Italia vada meglio: questa può essere l’estrema sintesi. Con l’aggiunta che, in uno scenario mondiale in ripresa economica, le prospettive politiche internazionali presentano pesanti incognite, dalla Russia con il suo embargo, all’America con il suo presidente che le spara grosse, minaccia una svolta protezionista e mostra i muscoli in giro per il mondo, al Regno Unito in uscita dall’Unione Europea, al Nordafrica e al Medio Oriente nella stretta di una grave crisi economica, sociale e politica. L’ortofrutta italiana nel 2016 si è mossa con queste ombre già all’orizzonte oppure già incombenti difendendo e rafforzando le posizioni all’estero pur senza il sostegno dell’apparato di governo, degli addetti commerciali delle nostre ambasciate che poco sanno del settore e della sua importanza economica, pur in mancanza di accordi bilaterali che permettano di esportare nei nuovi mercati asiatici dove Spagna, Polonia e sudamericani sono entrati a pie’ pari.

Marco Salvi (nella foto), presidente di Fruitimprese, ha lanciato ponti verso Confagricoltura, il mondo della cooperazione e delle Unioni Nazionali, verso il CSO, deciso a compattare il sistema. Un richiamo importante, a nostro avviso il più importante dell’assemblea di ieri. La politica era quasi assente: ha tappato il buco Leonardo di Gioia, assessore all’agricoltura della Regione Puglia e coordinatore nazionale degli assessori delle diverse Regioni, ma è stato solo un saluto, doveva scappare via. Il ministro Martina, assente a Berlino, assente ovunque quando si parla di ortofrutta (e presente sempre quando si parla di vino), ha dato forfait perché impegnato nelle primarie del PD (ennesima prova di come si conducono nel nostro Paese gli incarichi di governo: in funzione della politica, non in funzione dello Stato e degli interessi nazionali). Salvi lo ha ribadito: meritiamo più attenzione, ma era più convinto non tanto di fare da soli ma dell’importanza di procedere verso un coordinamento nazionale.

FR IMPR brexitChiaro lo scenario presentato da Andrea Goldstein, managing director di Nomisma: in un mondo che crescerà mediamente del 3,3% nel 2017 e del 3,6% nel 2018 l’Italia è il finalino di coda (crescita intorno all’1%) di un’Europa che cresce poco (1,6%) rispetto agli USA (+2,4 e 2,8%) e alla Cina (+6,5 e 6,3%). “La ripresa si sta rafforzando a livello globale – ha detto l’analista – ma l’Italia resta schiacciata dal macigno del debito pubblico, è ultima in tutte le classifiche, il clima dei consumi è modesto, le famiglie non riescono a risparmiare. Serve più lavoro e pagato meglio”. Poco spazio quindi all’ottimismo.

Un brillante Franco Di Mare (uno dei migliori giornalisti RAI in circolazione), incaricato di introdurre i lavori e di moderare un’interessante tavola rotonda sullo scenario internazionale, ha commentato: “I pessimisti non sono che ottimisti bene informati”.

Salvi ha annunciato che non sono lontani accordi bilaterali con la Cina che permetteranno l’esportazione di mele e pere. Questo grazie anche al ruolo del CSO come preparatore dei dossier necessari per concludere questo tipo di trattative particolarmente complicate. Il presidente di Fruitimprese ha auspicato che il CSO diventi l’interlocutore costante del Ministero su questo importante argomento. E ha chiesto anche un ruolo più attivo a sostegno degli esportatori italiani di ortofrutta da parte degli addetti commerciali delle ambasciate nei diversi Paesi. Al di là dell’elenco delle difficoltà sistemiche ben note, dal carico fiscale al costo del lavoro, Salvi si è detto deciso a premere con tutti gli interlocutori per condividere un documento che metta nero su bianco un piano strategico per il settore ortofrutticolo italiano.

I padri nobili di Fruitimprese, da Giuseppe Calcagni a Michelangelo Rivoira, invitati a prendere parte alla tavola rotonda sugli scenari internazionali, a Gino Peviani, attento spettatore, hanno condiviso fino in fondo la relazione Salvi. Per lui arrivare a un documento strategico condiviso a livello nazionale sarebbe un grande risultato nell’ultimo anno del suo mandato.

Antonio Felice

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