L’AGONIA DELLE PESCHE E NETTARINE SI PUÒ FERMARE: LA “RIVOLUZIONE VEGETALE” INSEGNA  

Un piccolo pensiero di fine estate. Quasi lapidario. Il biologico ha registrato l’ennesimo exploit di vendite. La IV gamma ha registrato un primo semestre molto positivo; succhi, zuppe e piatti pronti freschi continuano a registrare incrementi significativi. I prodotti premium e le specialità territoriali, comprese le tanto bistrattate IGP E DOP, del settore trovano nuove opportunità di crescita sul mercato. La frutta secca o i prodotti esotici continuano a crescere a due cifre. Legumi e semi registrano performance di tutto rispetto sui banchi di vendita. Si sperimentano nuovi prodotti: burger e spaghetti vegetali.

La rivoluzione vegetale avanza. C’è un mondo di produttori che la interpreta e che va avanti con il vento in poppa. Contemporaneamente, nonostante abbiamo avuto una delle estati più calde e lunghe degli ultimi decenni, le pesche e nettarine sono in crisi, i prezzi alla produzione assolutamente indecenti e assolutamente lontani dal coprire i costi di produzione.

Da un lato parliamo di rivoluzione vegetale, dall’altro ricorriamo ai “ritiri” per cercare di tamponare la crisi del mercato delle pesche. Cosa sta succedendo?

Quello che emerge in modo chiaro è che ormai si è consolidata la frattura tra le diverse tipologie di offerta. Ciò che appare evidente è che non si possono accostare prodotti e mercati che ormai sono troppo distanti. Solo così possiamo spiegarci come i consumi dei prodotti a valore aggiunto crescano, nonostante il prezzo di vendita sia decisamente più alto dei prodotti convenzionali e questi ultimi non riescono ad essere collocati sul mercato.

Sta accadendo ciò che da tempo tutti gli operatori politico-istituzionali, i tecnici, gli operatori economici hanno prefigurato per dare un futuro al sistema ortofrutticolo italiano: bisogna sviluppare la qualità, uscire dalla logica della commodity, dare valore aggiunto alle produzioni per poter competere. Oggi è arrivato il tempo in cui il consumatore sta premiando quei prodotti ai quali riconosce questo valore aggiunto, mentre dimostra di non essere interessato ad acquistare prodotti in cui non trova motivazioni utili al proprio stile di vita.

Non sarebbe il caso di cominciare a guardare con questa logica ai prodotti maturi come pesche e nettarine (e non solo), ovvero motivare il consumo dei prodotti, costruire soluzioni per farli entrare nei segmenti / mercati in linea con le esigenze del consumatore?

Forse potremmo pensare di salvare ancora una parte della produzione delle drupacee, anziché assistere “passivamente” alla agonia del settore.

Claudio Scalise

SGMARKETING

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