ABBIAMO L’ORTOFRUTTA PIÙ SICURA AL MONDO, DOBBIAMO DIFENDERLA E VALORIZZARLA DI PIÙ

Leggiamo il dossier Coldiretti sui cibi più pericolosi presentato al Forum di Cernobbio e, chissà perché, non ci meravigliamo – anzi ai dati del sistema dell’Allerta Rapido Europeo (RASFF) potremo aggiungerne qualcun altro che ci proviene dal sistema di monitoraggio che a Bologna gestiamo da oramai una ventina di anni (circa 100 mila analisi su un migliaio di campioni ogni anno).

Ai dati riguardanti la frutta secca iraniana potremo allora aggiungere quelli riguardanti i limoni argentini (imazalil) e a quelli sui peperoni turchi potremo appaiare quelli sui medesimi prodotti spagnoli… e via discorrendo.

È vero che la frutta e gli ortaggi italiani sono i più sicuri del mondo – sfidiamo a dimostrare il contrario. Questo per diverse ragioni: la maggiore sensibilità nazionale sull’argomento, i molteplici organismi di controllo operativi (dalle ASL ai NAS), la legislazione assai severa e stringente (la responsabilità – si va in penale – rimane all’ultimo detentore della merce), le eccellenti professionalità sviluppate sia dal punto di vista fitopatologico sia da quello analitico.

L’ottima qualità igienico-sanitaria dei prodotti nazionali purtroppo è ancora poco conosciuta in Italia come all’estero. Conoscere e apprezzare i prodotti nazionali può voler dire creare ulteriori spazi di mercato – grandi spazi. Non si capisce perché dobbiamo importare massive quantità di frutta secca che potrebbero invece essere agevolmente prodotte in Italia: parliamo per esempio delle mandorle o delle nocciole. Rammentiamo invece molto bene qualche anno fa quando la Turchia fece un’attività di lobbying per modificare i parametri qualitativi UE sulle nocciole al fine di liberarsi di enormi quantità di prodotto stoccato. Gli italiani dormivano (forse). Ecco: non bisogna dormire – bisogna controllare, punire i furbi e agire con decisione per valorizzare il prodotto nazionale. Gli spazi di mercato ci sono, bisogna solo organizzarsi.

Duccio Caccioni

opinionista

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