HUELVA (SPAGNA), AREE COLTIVATE A PICCOLI FRUTTI IN AUMENTO, FRAGOLE COMPRESE

Dopo anni di contrazione delle aree dedicate, la stagione delle fragole spagnole, ormai alle porte, verrà ricordata per una chiara inversione di tendenza: secondo quanto reso noto dall’associazione dei produttori ed esportatori di fragole di Huelva (Freshuelva), nell’anno 2017/2018 le superfici destinate alla produzione di fragole sono in aumento del 9%, percentuale solo di poco inferiore a quelle relative a mirtilli, lamponi e more, per un incremento complessivo degli impianti di piccoli frutti dell’11,2%, che passano da 10.030 a 11.145 ettari. Dati che smentiscono di fatto chi pensava che le fragole fossero una coltura destinata a perdere via via di importanza rispetto ad altre tipologie di piccoli frutti ma che confermano – come sottolineato dalla stessa Freshuelva – l’impegno dei produttori in termini di diversificazione, valore consolidatosi nel tempo e ad oggi capace di garantire la presenza sui mercati europei di prodotti provenienti da questa zona per nove mesi all’anno.

La provincia di Huelva è riconosciuta a livello internazionale come importante bacino produttivo di piccoli frutti, tale posizione è forte di un’offerta aggregata al 95%. La fase di piantumazione 2017/2018 è stata recentemente completata. La carenza di precipitazioni ha parzialmente influenzato l’attecchimento delle piante e, se la siccità dovesse perdurare, potrebbe avere conseguenze negative nel medio termine.

Per ora tuttavia le aspettative sono buone. Quest’anno gli ettari dedicati a fragole sono passati da 5.400 a 5.890, equiparando quelli complessivamente destinati a mirtilli, lamponi e more (cresciuti in media del 14,15%).

Per quanto riguarda i mirtilli, dopo l’exploit dello scorso anno con un +30% delle superfici, nel 2017/2018 la crescita è limitata al 12,5%. Poco superiore la percentuale riferita ai lamponi (+14,45%), passati da 1.932 a 2.121 ettari.

Infine, sebbene si tratti di una produzione ancora limitata, si segnala la crescita del 15,5% degli investimenti in more (da 160 a 180 ettari), dovuta in particolare alla messa a dimora di nuove varietà extra-precoci, che mirano a rifornire i mercati europei già durante i primi mesi dell’anno (gennaio-febbraio).

Chiara Brandi

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