PIANA DEL SELE TAPPEZZATA DI SERRE PER LA IV GAMMA. PREZZI DEI TERRENI ALLE STELLE

Boom di serre nella piana del Sele. La provincia di Salerno, ormai è acclarato, è il “mar de plastico” italiano che fa da contro canto al suo omologo spagnolo in Almeria ed è destinata a scippare il primato di primo centro produttivo della IV gamma italiana alla Lombardia.

Nel Salernitano, su una superficie complessiva di circa 10mila ettari coltivati ad ortaggi, l’area degli impianti di serre già realizzati arriva al 70% e ci sono previsioni di crescita di almeno un ulteriore 15%.

La prima conseguenza di questa esplosione di impianti, visibili al viaggiatore in treno soprattutto nell’attraversamento dei Comuni di Ponte Cagnano, Battipaglia e Bellizzi, è innanzitutto idrogeologica dacché la serricoltura contribuisce all’impermeabilizzazione del terreno e quindi acuisce i problemi di alluvioni ed esondazioni resi già cogenti da impianti di deflusso refluo piuttosto vetusti. La situazione è diventata così critica – soprattutto negli ultimi 5 anni – che ha spinto il consorzio di bonifica della destra del Sele a inserire dei paletti ben precisi per la diffusione degli impianti fissando dei tetti alle costruzioni che oscillano, in base alle caratteristiche del territorio, tra il 50 ed il 70% degli ettari disponibili.

“Nella zona di Battipaglia – spiega Emilio Ferrara (nella foto a fianco), direttore dell’Op Terra Orti – ormai si è raggiunta la saturazione al punto che l’interesse dei produttori si sta spostando verso aree più libere come i territori di Eboli, Capacci e Paestum. La conseguenza è stata una vera e propria impennata dei prezzi dei terreni raddoppiati in dieci anni e ora per avere un ettaro destinato alla coltivazione in serra, gli investitori arrivano a pagare anche 200mila euro in base all’ubicazione dell’areale”.

Con queste spese, coltivare per la quarta gamma, considerato che non siamo più ai tempi d’oro di venti anni fa quanto il settore registrava una crescita a doppia cifra, il ritorno è garantito per impianti superiori ai 15 ettari. Non a caso le più grandi aziende della IV gamma nazionali e internazionali, esauriti gli areali disponibili in Lombardia, si sono trasferite in Campania acquistando o affittando terreni.

I costi per l’acquisto di un ettaro – precisa Carmine Libretto, direttore Confagricoltura Salerno – oscillano tra i 100mila e i 300mila euro per ettaro mentre l’affitto va dai 3000 ai 6mila euro annui per ettaro. Il vantaggio per i produttori lombardi che vengono a coltivare orticole di IV gamma sono le favorevoli condizioni climatiche che di fatto raddoppiano la produttività. Per la rucola, ad esempio, se in Lombardia si fanno massimo 4 tagli l’anno, qui da noi si arriva a farne anche otto. Tra le zone in espansione è molto appetibile quella a monte della piana del Sele”.

Tra le colture diffuse, la fanno da padrone pomodoro (oltre 740 ettari per più di 547mila quintali l’anno), lattuga (mille ettari per 320mila quintali l’anno) e rucola, 1.200 ettari per 60mila quintali a taglio. Ma si producono anche carota, radicchio, ravanello e valeriana.

Lo sviluppo del settore serricolo salernitano è stato anche sostenuto dalla Regione Campania con gli ultimi due piani Psr. Un sostegno che è stato rinnovato anche negli ultimi bandi appena varati il che fa prevedere un’ulteriore crescita della serricoltura salernitana di almeno un 15%.

Mantenendo questo tren, la provincia di Salerno è destinata a scippare il primato produttivo per la IV gamma alla Lombardia che fino all’anno scorso era al primo posto con il 31% degli ettari coltivati, seguita con il 30% dalla Campania, Veneto (11%) e Toscana(8%).

Il lato positivo è lo sviluppo di nuovi posti di lavoro. “Salerno conclude Libretto – è la provincia campana che assume di più agricoltori in regione. Ad oggi sono occupati, a tempo determinato e indeterminato, 27mila lavoratori e sfioriamo i 3 milioni di giornate agricole ogni anno con una crescita annuale dei posti di lavoro che viaggia intorno al 10%”.

Mariangela Latella

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