PROTAGONISTI, GIACOMINI: “LA RIMONTA DELL’ORTOFRUTTA PASSA ANCHE DAI READY TO EAT”

Più attenzione alle esigenze del consumatore, miglioramento delle varietà anche in funzione dei nuovi stili di vita e spinta verso il segmento ready to eat. Sono punti essenziali per lo sviluppo del sistema ortofrutticolo italiano che non possono prescindere dalla riorganizzazione del comparto produttivo che attualmente rivela delle grandi disomogeneità con una grande concentrazione delle superfici coltivabili al sud e, per contro, una maggiore organizzazione quindi, produzione di valore, al Nord Italia.

Questi gli elementi chiave del rinnovamento dell’industria ortofrutticola italiana che Corrado Giacomini (nella foto), ordinario di Economia agroalimentare all’Università di Parma nonché coordinatore dell’Osservatorio della Cooperazione agricola ha messo a fuoco nel suo intervento inaugurale dell’edizione 2018 dei Protagonisti dell’Ortofrutta italiana in programma venerdì scorso alla Reggia di Caserta.

“Le Op in Italia – ha spiegato – sono l’essenza del sistema perché realizzano il prodotto ma anche sviluppano delle relazioni tra operatori. Il sistema organizzato genera, complessivamente, il 50% della produzione ortofrutticola nazionale (escluse le patate), il 48% in termini di valore ed il 33% delle superfici. Tuttavia emerge un grosso problema legato al forte squilibrio a livello territoriale dal momento che il 50% delle aree produttive è al Sud mentre il 25% si trova al Nord”.

L’Emilia Romagna è la prima regione italiana per volumi prodotti da Op (29%), seguita da Bolzano (11%) e dalla Lombardia 10%. Campania e Sicilia sono tra le regioni italiane con più superfici dedicate all’ortofrutta ma arrivano a malapena all’8% ciascuno della produzione nazionale sviluppata da organizzazioni di produttori.

“Questo squilibrio – spiega Giacomini – fa si che il 70% del fondi di esercizio vengano registrati al Nord e solo 20% al Sud. In pratica assistiamo alla concentrazione di fortissime risorse al settentrione e poche nel Mezzogiorno”.

La situazione è confermata anche analizzando la strategia 2008-2011 dei Programmi Operativi, prevalentemente utilizzati per investimenti fissi come le macchine che quindi non incidono sull’indispensabile attività di marketing e di rapporto con il consumatore per fare il passo avanti richiesto. Secondo i dati Ismea, infatti, tra Nord-Ovest (38,5 milioni di euro) e Nord-est (238,4 milioni di euro), si assorbono la quasi totalità delle risorse nazionali che ammontano a complessivi 381,2 milioni di euro.

“Sono valutazioni fondamentali per potere affrontare i cambiamenti richiesti dal mercato anche per via dei nuovi stili di vita dei consumatori – conclude Giacomini. Oggi il 41% degli italiani pranza fuori al bar, il 34,5% al ristorante e i 29,8% in pizzeria ma si opta per panini, pizze o primi piatti e pochissima ortofrutta soprattutto fra i giovani. Ed è qui che bisogna intervenire anche grazie agli spiragli di speranza offerta dalle analisi del Rapporto Coop 217 appena pubblicato”.

Secondo quanto emerso da questa ricerca, la frutta non è più considerata solo un dessert ma cresce il suo ruolo di snack diffuso come spuntino mattutino o merenda pomeridiana.

“I driver principali di questa rimonta – chiosa Giacomuni – sono i prodotti ready to eat come ad esempio i piatti pronti che crescono del 7,3%, i piatti unici (+3,8%), le porzioni, semprepiù piccole, a quantità fissa di ortofrutta (+8% in valore e +5% in quantità). Tra le possibili risposte dell’ortofrutta a questi trend c’è una maggiore attenzione al sell-out ossia il rapporto con il consumatore, il miglioramento della percezione anche attraverso i brand e la diffusione di informazioni salutistiche nonché i miglioramenti varietali”.

Mariangela Latella

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