L’IRAN È SENZA ACQUA, A RISCHIO LE PRODUZIONI DI PISTACCHIO E FRUTTA SECCA

L’emergenza idrica in corso in Iran potrebbe portare il più grande produttore di pistacchi al mondo, e in genere di frutta secca, a ridurre progressivamente la sua quota di mercato sulla piazza globale. Il suo share globale, che attualmente è superiore al 50%, contro il 21% degli Usa, il 13% della Turchia, il 6,4% della Cina e il 6,3% della Siria, potrebbe ridursi significativamente portando le economie emergenti specie quelle che registrano la maggiore crescita della domanda come la Cina, a spingere maggiormente su questa produzione anche alla luce dell’alta redditività  garantita dal commercio di questo prodotto.

Una redditività che, a quanto pare, l’Iran non può più permettersi di sostenere per il fatto che il gioco sta iniziando a non valere più la candela. La carenza idrica sta infatti determinando uno squilibrio tra il valore degli input usati e il fatturato, riducendo significativamente la forbice dei margini al produttore.

“L’erosione del suolo in Iran – ha dichiarato all’agenzia Mehr News, Manouchehr Gorji capo dell’Iranian Soil Science Association – è di 16 tonnellate per ettaro contro una media globale di circa 6. In pratica il nostro suolo si sta inaridendo ad una velocità superiore di quasi tre volte rispetto alla media mondiale”.

Secondo una nota dell’Ice di Teheran, a causa di questa situazione che si protrae da un paio di decenni soprattutto a causa di pratiche agricole insostenibili e dispendiose date dall’arretratezza del settore primario che non arriva a valere neanche il 10% del Pil del Paese anche perché riguarda una superficie coltivata di 18,5 milioni di ettari che rappresentano l’11% degli ettari nazionali (165 milioni) ed il 37% della terra coltivabile.

Attualmente, denunciano le autorità della potenza mediorientale, le risorse idriche dell’Iran sono diminuite del 92% arrivando al di sotto di 120 miliardi di metri cubi di acqua.

Un cifra preoccupante se si considera che per ogni albero di pistacchio servono circa 2mila litri di acqua all’anno e molti di più nella fase di crescita che interessa gli impianti che dovranno essere rinnovati e che non andranno a regime produttivo prima di 15 anni.

Per avere una misura dell’emergenza idrica non solo per l’agricoltura ma per tutto l’Iran, basti pensare che la sola California (che ha un settore primario molto avanzato tecnologicamente, a differenza dell’Iran e usa tecniche irrigue all’avanguardia), per fatturare 4,8 miliardi di dollari dall’export mondiale delle sole mandorle consuma qualcosa come 3,5 miliardi di metri cubi di acqua che sono pari al al fabbisogno idrico della città di Los Angeles per tre anni.

Per questo motivo, il ministro iraniano dell’Agricoltura Mahmoud Hojjati ha annunciato che, per via delle basse precipitazioni e della mancanza endemica d’acqua , il governo imporrà restrizioni sulla coltivazione delle colture in aree in cui le risorse idriche sotterranee si sono abbassate a livelli allarmanti, come ad esempio nelle province del Khuzestan e del Mazandaran dove gli agricoltori, in questa fase, potranno usare solo l’acqua di pozzi a bassa profondità.

Secondo quanto riportato dall’Ice di Teheran, il  ministro dell’Energia, Reza Ardakanian ha detto che la carenza d’acqua avrà un impatto negativo sulla coltivazione primaverile dei prodotti agricoli.

Mariangela Latella

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