IL MONDO HA FAME DI ASPARAGI, L’ITALIA PUÒ GIOCARE UN RUOLO STRATEGICO. IN OTTOBRE “ASPARAGUS DAY” A CESENA

In tutto il mondo mancano all’appello circa 60mila ettari di terreni coltivati ad asparagi in base al fabbisogno mondiale stimato per il 2018, in circa 270mila ettari contro gli esistenti 220mila distribuiti tra i principali produttori, Cina e Perù in testa.

Nella ripresa del mercato globale degli asparagi, da poco in salita dopo la forte crisi degli anni 2009-2015, anche l’Italia può giocare un ruolo importante non solo in termini produttivi ma anche con un contributo per l’innovazione del settore, per il miglioramento varietale e per l’analisi del mercato.

Sono questi i punti salienti che hanno dato il là per l’istituzione dell’International Asparagus Day, nuovo fiore all’occhiello di Cesena Fiere (dal 16 al 18 ottobre prossimi), presentato oggi in anteprima al Macfrut. “L’evento – afferma il suo patron, Renzo Piraccini – sarà itinerante e, dopo la prima edizione a Cesena, arriverà nel 2019 in Cina, primo produttore mondiale, e, nel 2020 in Sudamerica, probabilmente in Perù per poi ritornare in Italia nel 2021. Non è una fiera vera e propria ma un evento altamente specializzato che risponde alla richiesta di uno specifico comparto produttivo”.

L’idea del board organizzativo, costituiti da due super esperti dell’asparago ossia Christian Befve e Luciano Trentini, è quello di creare un tavolo di lavoro permanente per spingere avanti la filiera sul fronte dell’innovazione tecnologica, dei macchinari, della ricerca anche in campo varietale e, infine, anche sul fronte commerciale anche arrivando alla creazione di un organismo previsionale, a cui aderiscano tutti i Paesi produttori, sulla falsariga di quello che fa oggi Europeche per le drupacee.

“Vista la mancanza di asparago rispetto alla domanda mondiale – ha spiegato Befve a Macfrut – e visto quello che è successo negli anni passati in assenza di una regolamentazione del mercato, serve lavorare sulla programmazione di modo da distribuirla su tutto l’anno per soddisfare adeguatamente la domanda ed evitare le scivolate dei prezzi come è accaduto nel 2010”.

L’attuale stagione europea è caratterizzata da un eccesso di prodotto per un fattore meramente climatico: il caldo improvviso delle ultime settimane ha fatto maturare contemporaneamente tutti gli impianti sicché, da un punto di vista di quotazioni, non sta dando grandi risultati.

“Stiamo viaggiando con una media di 2,5 euro al chilo al produttore – precisa Trentini – ed abbiamo recuperato 50 centesimi rispetto all’inizio della campagna. Ma l’obiettivo è di arrivare a 6 euro al chilo al produttore che va considerata come soglia minima per la redditività dell’export”.

La domanda è forte ma il potenziale di crescita è interessante specie in Italia dove l’indice di penetrazione dell’asparago è del 45% contro il 95% di altri prodotti ortofrutticoli come mele, patate, pomodoro e lattughe.

Nel nostro Paese, che il terzo produttore europeo dopo Germania e Spagna, le aree maggiormente vocate alla coltura dell’asparago sono il foggiano e il Veneto. “In queste zone – continua Trentini – è possibile immaginare di estendere ulteriormente gli areali senza, però, superare la soglia dei 15mila ettari su scala nazionale, ossia arrivando ad aggiungerne massimo altri duemila a quelli già esistenti”.

La spinta in avanti potrebbe essere ulteriormente corroborata anche dal rallentamento produttivo della Germania che sta abbandonando progressivamente questa coltura non rinnovando gli impianti obsoleti, probabilmente ancora scottata dalla crisi degli anni passati.

“L’ideale – ha chiarito Trentini – sarebbe di riuscire ad estendere la nostra stagionalità italiana fino ad ottobre, attraverso le colture protette, mentre oggi ci fermiamo a giugno partendo, con i primi raccolti, da febbraio. Ma programmazione commerciale, strumenti previsionali, tecnologia e innovazione colturale e varietale devono essere considerati strumenti imprescindibili e punti di partenza per un progetto capace di cavalcare la sfida della crescita che abbiamo davanti”.

Mariangela Latella

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