IN PUGLIA SI LAVORA AL CARCIOFO READY-TO-EAT

Il carciofo sarà ready-to-eat al 100% grazie alla cisteina, un aminoacido che si trova nelle proteine vegetali e che permetterà, in sostituzione dell’acido citrico e di quello ascorbico attualmente usati, di allungare la shelf-life dopo il taglio per otto giorni contrastando con risultati mai raggiunti fino ad ora, il processo di imbruttimento.

Il problema economico è dato dagli elevati costi di registrazione del trattamento applicato al singolo prodotto, che sono insostenibili per una piccola azienda pugliese come la Cericola di Vito Cifarelli che ha testato questo prodotto grazie alla collaborazione dell’Università di Foggia, con il gruppo di ricerca coordinato dal professor Giancarlo Colelli, esperto di IV Gamma.

Contemporaneamente alla ricerca di una collaborazione per un co-branding innovativo di IV Gamma(verosimilmente per partire con una referenza a base di mais e carciofo), è scattata la caccia anche ai co-founder. Per ottenere i finanziamenti che permetteranno di rilanciare e rinnovare il futuro commerciale del carciofo brindisino e delle nuove varietà su cui l’azienda Cericola foggiana sta testando la cisteina, l’Università di Foggia sta partecipando al bando PSR Puglia (misura 16.2 – innovazione).

“Abbiamo allo studio – spiega Vito Cifarelli (nella foto) a Fresh Cut News – due o tre nuove varietà che però non sono ancora arrivate a brevetto. L’obiettivo è cercare di ottenere un prodotto di buona qualità, stabile, che abbia un processo di imbrunimento lento. Se la Regione accoglie il nostro progetto, saremmo pronti a lanciare la nuova referenza di IV Gamma in otto mesi”.

“Con l’acido citrico o ascorbico – spiega Giancarlo Colelli, ordinario dell’Università di Foggia, che coordina il gruppo di ricerca – riusciamo a rendere il carciofo un prodotto ready-to-eat solo al 30%, nel senso che poi il consumatore dovrà completare l’opera di sbucciatura del prodotto parzialmente lavorato. Per capirci si trovano sugli scaffali solo carciofi parzialmente sbucciati mentre siamo ancora lontani dall’avere cuori di carciofo e spicchi pronti da consumare proprio a causa del veloce imbrunimento. Stiamo anche lavorando sul packaging per ottimizzare la conservazione”.

Difficile trovare partner di mercato che vogliano o possano accollarsi il costo della registrazione della cisterna sul carciofo anche se, questo aminoacido, è già ampiamente usato per la conservazione di mele e banane.

Sempre dall’Università di Foggia, è appena partita una ricerca sulla conservazione dell’uva per la IV gamma basata sull’introduzione di olii essenziali nel pack che allungherebbero la shelf-life fino a 30 giorni evitando l’impiego dell’anidride solforosa.

Anche di questo si parlerà nel nono European Short-Course on Quality and Safety of Fresh-Cut Produce organizzato dall’Università di Foggia e in programma dal 10 al 12 ottobre a Porto, in Portogallo.

 

(Fonte: freshcutnews.it – Mariangela Latella)

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