UVA, IL MALTEMPO PREOCCUPA LA SICILIA: DANNI ALLA PRODUZIONE E PREZZI GIÙ

Annata difficile per la campagna di uva dei principali poli produttivi italiani, Sicilia compresa. Le difficili condizioni climatiche caratterizzate da gelate invernali, venti primaverili e piogge intense in estate hanno determinato un abbassamento della resa con perdite di volumi importanti e riduzioni del prezzo che oscillano intorno al 20%.

“I danni dal clima – ci spiega Salvatore Lodico (nella foto di apertura), presidente del consorzio dell’uva Igp di Canicattì e titolare dell’omonima azienda agricola – hanno colpito principalmente le zone vicino al mare pregiudicando le varietà precoci come la Vittoria che ha chiuso male. Nelle zone di produzione tardiva, a nord di Canicattì (Agrigento), ossia nei Comuni di Ravanusa, Campobello e Naro, i danni da cracking sono stati più contenuti perché la fase fenologica era in anticipo. Più colpita la raccolta dell’uva Italia appena iniziata. Impossibile fare una media del calo dei volumi perché nel comprensorio dell’Igp insistono 25 Comuni ma possiamo dire, in linea di massima, che le perdite oscillano tra il 15 e il 60% a seconda delle aree”.

In questa fase di campagna le quotazioni in tutti gli areali produttivi stanno subendo una flessione tra il 10 e il 20% sul 2017 con prezzi al produttore che, per gli esperti, oscillano tra i 40 e gli 80 centesimi.

“Il problema con l’uva Italia c’è – ribadisce Gianni Raniolo (nella foto qui sopra), presidente del Consorzio dell’uva Igp di Mazzarrone nonché titolare di Cora, azienda di produzione e commercializzazione e dell’azienda Sifa Bio -. Il forte vento che abbiamo avuto ad aprile, ha fatto saltare per ben tre volte le coperture e danneggiato le strutture. Poi a giugno abbiamo avuto un abbassamento delle temperature e forti piogge che hanno causato il cracking. Sulle primizie abbiamo perso fino al 30% dei volumi mentre adesso che il clima si è stabilizzato c’è un appesantimento del mercato per l’eccesso di offerta con l’arrivo di prodotto da Spagna, Grecia e Turchia”.

Se le varietà precoci sono state pagate tra 1,10 e 1,30 euro/kg, a luglio si è scesi a 70-80 cent e ora si fa fatica a fare una quantificazione precisa anche se le partite di prima scelta riescono a superare l’euro al chilo.

Visto, in ogni caso, il miglioramento delle condizioni climatiche, i produttori sperano di rifarsi nella seconda parte di campagna anche se si teme che difficilmente la ripresa possa compensare le perdite. Fermo restando che la qualità del prodotto sul mercato è caratterizzato da un grado brix particolarmente elevato.

Intanto per rispondere ai sempre più frequenti stress climatici i produttori stanno sviluppando nuove tecniche colturali, mentre, sul fronte della ricerca, Grape&Grape sta per brevettare, entro l’anno, due varietà resistenti a cracking e attacchi fungini (leggi news). Contemporaneamente i tecnici in campo spingono per adattare anche le tecniche colturali.

Mariangela Latella

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