I DISCOUNT AVANZANO MA L’ORTOFRUTTA CI RIMETTE. E SARÀ GUERRA SUI PREZZI

Ampio risalto è stato dato nei giorni scorsi alla rilevante crescita della quota di mercato dei Discount nel nostro Paese. Correlare questa tendenza ad una ricerca di risparmio da parte del consumatore appare superficiale, visto l’apporto di:
1. enormi investimenti nella rete nel 2018 con 220 aperture;
2. focus sui freschi, ortofrutta in particolare, promuovendola, abbandonando il confezionato a favore dello sfuso e la presenza di terminali di cottura per i panificati, con l’obiettivo di far crescere la frequenza di visita, rispetto a quando protagonista era il Grocery;
3. ingenti investimenti pubblicitari; 4. tendenza del consumatore verso una spesa frettolosa, “mordi e fuggi”.
Peraltro l’immagine dei recenti discount, nulla ha a che vedere con i deprimenti negozi “tedeschi” del decennio scorso; competono in ambientazione con le insegne della GD di pari superfici. La standardizzazione degli allestimenti e la necessità di aree (negozio + parcheggio) ridotte (…e maggior facilità nell’individuarle), rendono realizzabile un discount con investimenti molto più contenuti rispetto ad un supermercato. Ne consegue anche il minor rischio d’impresa, in caso di dismissione, qualora l’esito commerciale sia inferiore alle attese.
Per il mondo dell’ortofrutta non si tratta di un’evoluzione favorevole. Un discount propone un assortimento basico: un tipo di zucchina (scura), una melanzana (tonda), tre di mele o pomodori ed insalata solo in busta. Per coprire gli stessi segmenti un supermercato medio, propone almeno 30 referenze. Che ne sarà delle numerose varietà che contraddistinguono l’offerta dei supermercati? Le zucchine tonda, chiara o con fiore, la melanzana lunga, mele Kanzi, Modì, Renetta…?
Queste tipicità, che arricchiscono la proposta di ortofrutta del nostro Paese e consentono alle aziende agricole di diversificare il proprio mix, vedranno ridotte le opportunità di trovare sbocchi nel mercato.
Altro punto critico sono i localismi; pensiamo agli asparagi, di cui è ricca la nostra Penisola, con tipicità da Altedo a Badoere, da Santena al Foggiano, da Cimadolmo alla Sardegna, ad Albenga (l’asparago viola); nei supermercati trovano spazio ed evidenza, ma non nei discount.
Se il mercato si orienta verso una riduzione dei localismi e delle varietà, vi sarà spazio solo per la standardizzazione ed il prezzo diventerà unico elemento di confronto (e scontro).

 

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