LE MANI DELLA ‘NDRANGHETA SULL’ORTOFRUTTA A BERGAMO: 19 ARRESTI

Le mani della ‘ndrangheta sull’ortofrutta. Accade nella Bergamasca e lo rivela l’operazione “Papa”, condotta dalla DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) di Brescia, che ha portato all’arresto di 19 persone tra Lombardia e Calabria.

“Da questa inchiesta emerge la presenza di una cellula della ‘ndrangheta che operava stabilmente nelle province di Bergamo e Brescia”, afferma a chiare lettere il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho presentando i dettagli dell’inchiesta, come riporta questa mattina anche L’Eco di Bergamo.

Quattro gli arrestati in provincia di Bergamo eseguiti dal comando provinciale ieri, 11 marzo: Giuseppe Papaleo detto Pino, di Predore (era a casa, nella lussuosissima villa di Predore con Maserati in garage). Ha già scontato in passato 8 anni per estorsione aggravata. È stato arrestato con l’accusa di danneggiamento da incendio ed estorsione con l’aggravante del metodo mafioso. Arrestati anche i due fratelli Alessandro e Carlo Santini, noti nel commercio all’ingrosso dell’ortofrutta, che all’alba erano già al lavoro al Mercato ortofrutticolo della Celadina. Anche per loro l’accusa è estorsione: esigevano crediti mediante minacce reiterate “ vvalendosi del metodo mafioso”. Arrestato infine Antonio Rago di Cenate Sotto, che è finito ai domiciliari. E’ accusato di estorsione aggravata dal metodio mafioso e appartenenza ad associazione di stampo ‘ndranghetista.

L’indagine è partita nel 2015 a seguito dell’incendio, il 6 dicembre, di 14 mezzi della ditta PPB di Antonio Settembrini, società di autotrasporti di ortofrutta di Seriate. Sette trattori da strada, 5 motrici e 2 furgoni furono dati alle fiamme dai concorrenti della Mabero di San Paolo d’Argon (piccolo Comune nella provincia di Bergamo). Entrambe le ditte lavoravano per la SAB Ortofrutta di Telgate che ad un certo punto disse: “Voglio lavorare solo con una di voi”. Settembrini aveva 31 mezzi, la Mabero di Papaleo 12. Stando all’inchiesta, scatta così la rivalità tra le due aziende di trasporto e Giuseppe Papaleo parla con un certo Domenico Lombardo (conosciuto nelle sale slot) il quale si rivolge a Vincenzo Iaria per assoldare due uomini, Mauro Cocca e Giovanni Condò. I tre danno alle fiamme i mezzi di Settembrini. Ma paralallelamente Settembini, la vittima, per non essere estromesso dal mercato, sempre stando all’inchiesta, si rivolge alla ‘ndrangheta e chiama Antonio Rago di Cenate Sotto, che a sua volta contatta Carmelo Caminiti, ‘ndranghetisa di Reggio. Avrebbe dovuto convincere, con metodi mafiosi, Papaleo a spartire il lavoro ancora con Settembrini, ma non ci riesce. La presenza di Caminiti è però la vera molla dell’inchiesta perchè si scopre che l’uomo saliva in Lombardia molto spesso quando qualcuno doveva esigere dei crediti. Lo aveva fatto anche per conto dei fratelli Santini, Alessandro e Carlo, che hanno l’azienda di ortofrutta a Seriate. È così che si è scoperta questa associazione mafiosa che andava ad esigere crediti in tutto il Nord Italia. Nell’arco di tempo in cui si è sviluppata l’inchiesta la cellula ‘ndranghetista avrebbe riscosso almeno 500 mila euro con metodo mafioso.

(fonte principale: Eco di Bergamo)

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