In un Paese che per rispondere a una domanda che cresce di anno in anno è diventato fortissimo importatore di piccoli frutti, ecco una realtà importante, leader in Italia, che si pone come polo nazionale di una coltura che richiede una forte specializzazione ma che, come poche, può dare valore aggiunto ai produttori. Sant’Orsola mantiene la sua forte identità trentina ma, nello stesso tempo e sempre di più, si fa inevitabilmente, per le dimensioni che ha raggiunto, polo trainante del settore, in grado di accogliere nuovi soci, di formarli e assisterli, di fornire i distributori per 12 mesi all’anno e di esportare in Europa prodotti che sono il risultato di una filiera controllata tutta made in Italy.

Il taglio del nastro durante l’inaugurazione del nuovo stabilimento
Questo è ancora più evidente dopo l’inaugurazione, avvenuta domenica 7 aprile, del nuovo stabilimento di Sant’Orsola a Pergine Valsugana, in frazione Cirè, a ridosso della statale 47 che collega Trentino e Veneto, inaugurazione che è stata anche l’occasione per celebrare i 40 anni di attività della cooperativa, nata appunto nel 1979.
Il nuovo stabilimento, con le aree di servizio, occupa una superficie complessiva 16 ettari, è dotato di 157 celle interrate refrigerate e 20 linee di confezionamento, oltre che di uffici, laboratori, dotazioni per la logistica, un auditorium da 500 posti. Messo a regime, l’intero impianto comprenderà serre calde e fredde, vivai, punto vendita e parco tematico con coltivazioni dimostrative in suolo, area giochi e attività varie. Dunque il nuovo grande stabilimento vuole essere il primo passo, ma senza dubbio il più importante, per la realizzazione del Villaggio dei Piccoli Frutti, per un investimento complessivo di 42 milioni di euro. Nell’industria dei piccoli frutti non c’è nulla di paragonabile in Europa, a conferma della leadership e delle ambizioni di Sant’Orsola.
Domenica i soci – erano presenti all’inaugurazione oltre mille persone – hanno potuto visitare l’impianto dopo avere partecipato all’assemblea annuale. Il bilancio 2018 presenta un utile di 802 mila euro rispetto ai 623 mila del 2017; il valore della produzione è salito a 62 milioni 697 mila euro contro i 57 milioni 44 mila dell’anno precedente. Ciò ha consentito di liquidare agli 844 soci più di 26 milioni di euro rispetto ai poco più di 24 milioni del 2017. Il trend positivo di Sant’Orsola continua dal 2013, anno in cui l’organizzazione della società venne reimpostata con l’inserimento di nuove risorse umane guidate dal direttore ing. Matteo Bortolini, dando impulso alla produzione, alla sperimentazione e alla vendita.
Le aziende socie di Sant’Orsola producono circa 5.500 tonnellate, su 513 ettari, di fragole, fragoline, lamponi, more, mirtilli, ribes rossi e bianchi, uva spina, kiwi arguta e ciliegie. La produzione è integrata al 100% con uno quota bio per i mirtilli. La cooperativa ha anche una produzione di trasformati: confetture, composte, succhi, sciroppi e salse. Il 50% del prodotto viene venduto alla GDO nazionale, il 40% va al mercato tradizionale (che è quello che premia maggiormente la qualità) e il 10% è destinato all’estero, in particolare in Germania, Spagna e altri Paesi europei, una percentuale che potrà crescere con il miglioramento di una logistica che permetta di gestire il prodotto (e quindi di garantire la qualità) fino al consumo.
Nell’ambito dell’inaugurazione del nuovo stabilimento si è svolta una conferenza stampa, presenti, tra gli altri, il presidente di Sant’Orsola Silvio Bertoldi e il direttore Matteo Bortolini. (a.f.)