NUOVI MERCATI, CSO CONSEGNA IL “DECALOGO” AL MIPAAFT. TAVOLO ENTRO MAGGIO

Spinta sui dossier per gli accordi bilaterali, riaprire il dibattito sull’embargo russo, ridurre i costi per le aziende agricole, spingere sull’aggregazione produttiva, implementare la logistica, individuare dei dossier prioritari rispetto ad altro che accordino preferenza alle filiere che sono già organizzate per esportare, come ad esempio, quella per l’uva da tavola.

Sono alcuni dei punti che costituiscono il decalogo consegnato ufficialmente al Mipaaft per mano di Paolo Bruni, presidente di Cso Italy, e sottoscritto dalle aziende e dalle organizzazioni aderenti al consorzio intervenute nel convegno tenutosi oggi a Macfrut, dal titolo ‘L’Ortofrutta Italiana a un punto di non ritorno, servono nuovi mercati’.

Il primo tavolo fitosanitario

Contemporaneamente, sempre nell’orbita del Cso è appena nato il primo tavolo fitosanitario a cui hanno aderito Fruit Imprese, Italia Ortofrutta Unione Nazionale, Agrinsieme e Assomela che peraltro sta per inaugurare a giugno, la prima missione commerciale in Vietnam.

Tavolo ortofrutta entro maggio

“Il decalogo – ha spiegato Giuseppe Blasi, capo-dipartimento Dipeisr del Mipaaft, a cui è stato consegnato il documento – sarà inserito nell’ordine del giorno della prossima riunione del Tavolo nazionale ortofrutticolo che sarà convocata, come da annuncio odierno della sottosegretaria Alessandra Pesce, entro la fine del mese di maggio. L’internazionalizzazione del settore è uno degli obiettivi per cui è stato costituito questo tavolo ed è la sede giusta dove strutturare gli interventi necessari e dove condividere le strategie per uscire dall’angolo in cui ci troviamo e potere rilanciare questa problematica”.

Più che di un decalogo, si tratta di un vero e proprio cahier de doléances che sintetizza tutti i punti deboli del nostro export in preoccupante calo, che sono stati passati allo screening dei principali operatori presenti al convegno.

Marco Salvi: “embargo russo problema irrisolto”

“Bisogna tornare a porre attenzione sull’embargo russo perché è un problema che non è stato risolto – ha sottolineato Marco Salvi, presidente di Fruit Imprese -. Non può passare il concetto che i mercati hanno creato nuovi equilibri. Non è vero. La Russia era il nostro primo mercato di export con 5 miliardi di fatturato. Quello che prima andava verso Mosca adesso si riversa tutto dentro il mercato dell’Unione dove noi perdiamo quote”.

Sulle mele, in base ad una ricerca presentata da Elisa Macchi, direttrice del Cso Italy, per via della concorrenza dei polacchi che propongono prodotto a 15 centesimi al chilo. Sulle pere, a vantaggio di belgi e olandesi che hanno raddoppiato la produzione a fronte di un calo italiano di 200mila tonnellate in dieci anni. Sui kiwi a vantaggio dei greci, che lavorano con costi produttivi assolutamente competitivi a cominciare da quello per la manodopera. Sulle pesche, infine, la partita è con gli spagnoli che sono leader di mercato in Ue con un export che è il triplo di quello italiano.

“In sostanza stiamo parlando di una grave messa in discussione di tutte le nostre produzioni di eccellenza – ha detto Bruni -. Siamo a un punto di non ritorno. Occorre trovare senza indugio nuovi mercati terzi e non possiamo credere alla favola che l’Europa possa avviare dei dossier a livello di Unione perché non è in grado di farlo. Ogni Paese deve fare da sé e al momento noi siamo fermi da anni”.

Per questo dentro il Cso si è appena costituito il tavolo fitosanitario per creare uno strumento di supporto al Mipaaft nelle trattative bilaterali che coinvolga i principali player del settore per guardare extra Ue anche perché, denuncia Salvi “bisogna che i nostri governanti italiani e europei, pongano l’attenzione sul fatto che dopo avere aderito all’invito Usa di sanzionare la Russia, si rischia adesso che le nostre produzioni possano essere penalizzate da dazi che questo mercato alleato sta introducendo”.

Primo step per aggredire il mercato estero è un necessario processo di aggregazione produttiva che va fatto in tempi celeri a detta di tutti gli operatori intervenuti.

“Possiamo vincere solo con la dimensione importante – ha detto Davide Vernocchi, presidente di Apoconerpo – per questo il tema va incentrato sulle principali categorie di prodotto del Paese e dove la frammentazione produttiva è meno diffusa. In particolare sul kiwi, dove c’è stata una crescita esponenziale delle superfici e che potrebbe trovare la svolta se si sblocca il dossier con il Giappone fermo da dieci anni mentre è già esportato in Cina dal 2009 dove siamo arrivati a 9mila tonnellate, a Taiwan con 4mila tonnellate e in Crea del sud con 500 tonnellate. Altra opportunità è il Messico dove pare che da quest’anno potremo andare ma anche lì sarà fondamentale evitare le sovrapproduzioni”.

Sulla scelta dei prodotti oggetto dei dossier si è lamentato invece Andrea Badursi, direttore di Assofruit che ha precisato: “La selezione dei dossier andrebbe fatta in base alle filiere che sono già pronte ad esportare come quella dell’uva da tavola. Se arriviamo sul mercato cinese, ad esempio, fra sei anni, come possiamo mai pensare di recuperare il gap sulle quote di mercato che hanno già coquistato i nostri competitor primo fra tutti la Spagna?”.

Intanto a giugno partirà la prima missione di Assomela alla volta del Vietnam. La notizia è stata lanciata dal direttore, Alessandro Dal Piaz che ha anche precisato come “a causa dell’embargo russo il settore mele italiano ha perso mercato per 250mila tonnellate anche se la parte organizzata è riuscita ad attutire il cosiddetto effetto Russia. Chi è organizzato può essere un soggetto da privilegiare nell’ingresso verso nuovi mercati”.

Mariangela Latella

Rimini

 

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