CILIEGIE MARTORIATE DALLA PIOGGIA E PURE DALLA NEVE: VOLUMI E PREZZI ANCORA IN CADUTA LIBERA

La campagna cerasicola, come risaputo, è cominciata con grandi difficoltà in tutta Italia, causa maltempo inaspettato per questa stagione. Il raccolto è fermo e i produttori sperano che il tempo migliori. I clienti si accontentano delle ciliegie in commercio, sempre più rare e delicate.

Le ciliegie quest’anno hanno dovuto combattere contro la pioggia, la grandine e in certi casi addirittura la neve.

“Mio padre, il titolare dell’azienda, ha 67 anni e non ha mai visto un’annata del genere”, afferma Giacomo Giotta, dell’azienda agricola Giotta che coltiva una ventina di ettari in Puglia, nel sud barese (Conversano, Turi e San Michele). “Era un’annata nella media, né sovrabbondante né deludente. In questo momento dovremmo essere in piena raccolta, con l’aiuto di diverse persone. Siamo completamente fermi, proprio a causa del maltempo” continua Giotta.

Un tempo da castagne e funghi, piuttosto che da ciliegie, lo definisce Walter Monari, del consorzio delle ciliegie di Vignola (Modena), il quale spiega che la normale raccolta dal 15 maggio è stata fermata dai 5 ai 10 centimetri di neve sulle loro colline a Vignola e aggiunge: “Cosa mai avvenuta da quanto mi ricordo”.

Il 22 e il 23 maggio si è tenuto l’International Cherry Symposium a Rocca di Vignola, che ha fatto incontrare i maggiori esperti di ciliegie a livello mondiale, permettendo il dialogo sulla questione. “L’obiettivo era quello di parlare di questa coltivazione che ancora manifesta un grande interesse da parte dei produttori e dei tecnici di tutta la filiera. Lo dimostra il fatto che abbiamo avuto oltre 550 adesioni da tutto il mondo” racconta Monari.

Ci si chiede perfino se la campagna 2019 per questi frutti sia cominciata. L’inverno freddo ha rallentato la maturazione delle ciliegie e, nel momento in cui bisognava dedicarsi alla raccolta, il vento, la pioggia e il gelo hanno colto tutti impreparati. In Puglia, la Bigarreau Burlat e la Giorgia, le varietà più precoci, sono state colpite dal freddo e l’umido durante l’invaiatura e la maturazione, hanno così avuto danni irreversibili. La Ferrovia, della famiglia dei duroni, è ancora salva, poiché allora era acerba.

“La particolarità della cerasicoltura pugliese è quella di produrre soprattutto una sola varietà di ciliegie e dunque di lavorare per un mese fra le pianure e le colline per questa qualità così buona”, spiega Giuliano Nicola, imprenditore a capo della Giuliano Puglia Fruit di Rutigliano, che produce uva e ciliegie nella provincia di Bari e BAT.

Le percentuali dei danni vanno dal 50, al 70 o anche 100% per alcuni areali in Puglia. Anche in Veneto la situazione non è delle migliori: “Ci è arrivato almeno il 70% di prodotto in meno da vendere”, spiega Marco Marrapese, riferendosi alla zona tra la Valpolicella e la Valpantena nel Veronese.

Tutto ciò comporta la vendita dell’unico prodotto disponibile che, scherza Marrapese, “fa fatica a fare la rotonda che abbiamo fuori dal mercato”. Abituato a portare sullo stand, in questo periodo, decine di migliaia di ciliegie, si è trovato alcuni giorni a non avere neanche un collo o comunque, come confessa, di mettere in vendita un prodotto “poco gratificante da vendere, non dal punto di vista economico, ma proprio dell’orgoglio commerciale, perché per noi è importante vendere roba buona al nostro cliente”.

Un po’ più ottimista è Monari: “La qualità non è granché, sono molto acquose. Tuttavia, i quantitativi che abbiamo perso non sono così rilevanti, perché la nostra raccolta principale avviene a giugno. Se il tempo migliora, prevediamo una campagna buona”.

Le prospettive degli addetti ai lavori sono comunque poco fiduciose. “Non c’è speranza che possa tenere se continua a piovere tre o quattro giorni alla settimana”, afferma Marrapese.

I prezzi di vendita, di conseguenza, sono molto bassi. Comunque sarebbe impossibile sopperire ai danni subiti e al lavoro che c’è dietro i mesi di preparazione al raccolto. Gran parte delle ciliegie sono finite a terra, evidenzia Giuliano, perché il trasporto non conveniva. (e.i)

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