PESCHE E NETTARINE, ITALIA ORTOFRUTTA E UNAPROA CHIEDONO AL MIPAAFT UN TAVOLO DI CRISI

La difficilissima situazione del comparto delle pesche e nettarine prosegue senza sosta. A tal punto che Italia Ortofrutta e Unaproa hanno deciso di chiedere con urgenza al ministero delle Politiche agricole la convocazione di un tavolo di crisi ad hoc, “con l’obiettivo di trovare soluzioni per ridurre la pressione dell’offerta di prodotto con azioni straordinarie che tolgano prodotto dal mercato del consumo fresco”, si legge nella lettera inviato dalle due Unioni al Mipaaft.

Nella missiva Italia Ortofrutta e Unaproa sottolineano la perdurante situazione di crisi del comparto, attestato anche dalla distribuzione gratuita del prodotto da parte di agricoltori “esasperati da prezzi di vendita ai minimi storici, nell’ordine anche di 15-20 centesimi al chilo, insufficienti a corprie anche i soli costi della raccolta”.

Riportando i dati del monitoraggio di Ismea, le due associazioni rimarcano la flessione del 30% dei prezzi all’ingrosso rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, oltre che per pesche e nettarine anche per le albicocche.

Nonostante gli abbattimenti degli impianti produttivi che hanno interessato il 25% delle superfici coltivate a pesche e nettarine in Italia, il particolare andamento climatico ha generato incrementi produttivi mediamente del 14% nei principali Paesi produttori europei come, oltre all’Italia, Francia e Spagna, rispetto alle produzioni nel 2018. “Tale situazione sta determinando molteplici problematiche commerciali con stagnazione della domanda e con prezzi abbondantemente al di sotto dei costi di produzione”. Per Unaproa e Italia Ortofrutta serve inoltre una “strategia di medio lungo periodo che possa accompagnare il comparto verso quella ristrutturazione profonda da cui sarà necessario ripartire per ridare competitività alle nostre produzioni”.

L’analisi del mercato

Le due Unioni nazionali hanno allegato alla lettera anche una analisi sulla campagna di commercializzazione di pesche e nettarine acquisite dalle organizzazioni associate aggiornate allo scorso giugno.

Secondo i dati produttivi diffusi si delinea una riduzione produttiva attestata al 7% rispetto al 2018 solo in Grecia, mentre per gli altri Paesi si prevede un incremento produttivo: per la Spagna del 12%; per l’Italia del 13% e per la Francia del 17%. Per le percoche, il dato aggregato a livello europeo evidenzia un aumento della produzione del 2% rispetto al 2018.

Il dato previsionale aggregato indica per il 2019 il superamento della quota critica di 3 milioni di tonnellate di pesche e nettarine da consumo fresco. “Nelle stagioni in cui tale soglia di produzione è stata superata, abbiamo visto acuirsi le molteplici problematiche commerciali con conseguenti risultati disastrosi per l’intera filiera”, sottolineano.

“L’Italia beneficia di un consumo interno importante, che però non assorbe la totalità della produzione: resta necessario esportare un’ampia quota di prodotto e per farlo dobbiamo obbligatoriamente competere con Spagna e Grecia, rivali molto aggressivi. La Spagna ha beneficiato di condizioni climatiche migliori delle nostre; ed ha costi produttivi e logistici più bassi dei nostri. Inoltre la Spagna esporta in Italia 120.000 tons di pesche e nettarine da consumo fresco aggravando così le difficoltà di vendita del prodotto italiano nello stesso mercato nazionale. La Grecia offre un prodotto di qualità mediocre ed ha prezzi bassi, e ciò risponde perfettamente ai mercati costantemente alla ricerca di un primo prezzo”.

Riguardo più nello specifico l’Italia, la situazione produttiva di pesche, nettarine e percoche prevede una produzione di 1.296.000 tons, che equivale ad un incremento del 13% rispetto al 2018. Dato, però, che comparato alla media della produzione delle stagioni 2015-2017 è inferiore del 4%.

“La qualità del prodotto ha risentito di una primavera anomala, caratterizzata da numerose precipitazioni piovose soprattutto nel mese di maggio, che ha determinato un ritardo nell’avvio di stagione. Abbiamo riscontrato infatti importanti rallentamenti nelle operazioni di dirado che hanno condizionato il calibro dei frutti delle varietà precoci, associato a danni qualitativi. Questo primo periodo di campagna di commercializzazione vede una significativa riduzione dei consumi”.

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