L’ESTATE NERA DELLA NOSTRA ORTOFRUTTA IN UNA CRISI DI SISTEMA, MA IL MINISTERO NON C’È PIÙ

I dati Fruitimprese del primo quadrimestre 2019 certificano un continuo slittamento in rosso della nostra bilancia commerciale dell’ortofrutta dopo un brutto 2018. In quantità importiamo più ortofrutta di quella che esportiamo e in valore ormai siamo lì: 1,5 miliardi di export contro 1,3 di import. Inevitabile il calo (crollo?) del saldo attivo (-45%) sceso a 228 milioni. Solo per un raffronto: era circa 1 miliardo (su base annua) nel 2017. Di questo passo il primo semestre della nostra ortofrutta si annuncia pesantissimo. Non vale più neppure quello che ci ripetiamo da sempre: i nostri prodotti costano di più perché la nostra qualità ha costi più elevati. I dati ci dicono invece che esportiamo più frutta fresca ma a prezzi sempre più bassi. Il trend dell’andamento del nostro commercio estero significa una cosa sola: che ci stiamo giocando l’internazionalizzazione del settore. Un intero comparto del nostro primario, già punta di diamante del nostro export, si sta avvitando in una crisi senza fine mentre assistiamo inermi all’exploit degli spagnoli, al dinamismo della Polonia con le sue mele, al ritorno in pista dei greci, tornati minacciosi soprattutto col kiwi.

Mentre questo film deprimente scorre sotto i nostri occhi, che fa il nostro Ministero? Si preoccupa, convoca l’apposito Tavolo nazionale, si consulta con le rappresentanze del settore, cerca di risolvere i problemi delle imprese? Per nulla, il torpore estivo regna sovrano nelle stanze di via XX settembre. Il governo traballa, il ministro latita, la sottosegretaria Pesce era nella lista nera quando si parlava di rimpasto, la burocrazia ministeriale è un muro di gomma in attesa di nuovi equilibri. Sono nostre fantasie? Stiamo ai fatti.

Ai primi di luglio già erano chiari i segnali dell’ennesima crisi della frutta estiva, albicocche ma soprattutto pesche/nettarine. Le due Unioni nazionali dell’ortofrutta (Italia Ortofrutta e Unaproa) il 9 luglio chiedono ‘con urgenza’ al ministero un tavolo di crisi. Magari lo fanno con ritardo ma la richiesta è seria, viene da chi rappresenta il mondo organizzato del comparto. Che fa il ministero? Si preoccupa, argomenta, chiede un supplemento di indagine? No, manco risponde. Come dire: la richiesta cade nel vuoto, facciamo finta di niente. A dire il vero, manco i due proponenti protestano. Avanti così.

Poi c’è il problema dei trattamenti post raccolta di patate (e pere in prospettiva). Il 21 giugno i presidenti di Alleanza cooperative agroalimentare e Fruitimprese (non proprio gli ultimi arrivati) scrivono al ministro Centinaio chiedendo un suo intervento normativo in merito all’uso delle sostanze veicolanti utili a rendere efficaci i trattamenti. “Certi della sua sensibilità alla problematica illustrata” , chiudono così la lettera Giorgio Mercuri e Marco Salvi. Fiducia malriposta: non ci risulta risposta alla lettera. I magazzini frigo sono pieni di patate però ufficialmente non si sa niente. Le categorie si muovono, il presidente di Agripat, Matteo Tedeschini, dice alla stampa: “E’ emergenza, aspettiamo risposte dal governo”. Che non arrivano. Un imprenditore del settore ha raggiunto Matteo Salvini in spiaggia a Milano Marittima (dove il leader della Lega ha passato alcuni giorni di vacanza) per sensibilizzarlo. L’Emilia Romagna sta particolarmente a cuore a Salvini perché qui si vota a fine anno. Forse Salvini ne parlerà col suo ministro Centinaio, forse. Forse la cosa si risolverà, forse.

Dalla regione arriva un’altra grana sanitaria al ministro: il flagello della cimice asiatica che sta distruggendo i raccolti, in particolare di pere.

Il presidente di Alleanza cooperative, Giorgio Mercuri, ha chiesto ufficialmente un tavolo urgente di crisi,
“allargato anche agli altri Ministeri competenti (Salute, Ambiente) e a tutte le Regioni coinvolte, per
valutare ogni possibile iniziativa e lo stanziamento di risorse straordinarie” per dare ristoro ai produttori
agricoli coinvolti dall’emergenza e individuare strumenti di contrasto.

Anche qui mobilitazione, appelli delle rappresentanze, delle organizzazioni professionali. Succederà qualcosa? Magari il ministro non ha colpe, sono i suoi uffici/dirigenti ad essere un po’ lenti. Però un segnale a fronte di tutte queste emergenze da Roma ci vorrebbe, sennò qualcuno potrebbe chiedersi che ci sta a fare il ministero e tutti quei dirigenti ben pagati… In attesa che Centinaio tenga fede alle promesse/annunci fatti in questi mesi (prima il tavolo unico di promozione del wine & food nazionale, poi più recentemente l’idea di un ‘Piano strategico nazionale’ per l’agricoltura) gli consigliamo di occuparsi anche di questi problemi magari di minore entità, ma sicuramente più vicini alla ‘gente’, in questo caso agli interessi delle imprese. Anche così si difende il ‘made in Italy’, di cui tutti parlano e straparlano fino alla noia.

Leggiamo che il ministro Centinaio è in corsa per un posto di Commissario nel nuovo Esecutivo Ue. Lo ha
comunicato lui stesso ai giornali. Gli facciamo i nostri auguri, anche perché a Bruxelles forse disporrà di una
struttura (sulla carta) più efficiente dei suoi uffici ministeriali. Ripeto: magari Centinaio non ha colpe però un
ministro è un po’ come un direttore di giornale: risponde lui per tutti. Poi diciamolo francamente: l’ex
ministro Martina voleva fare il segretario Dem, questo vuole andare in Europa. Ma un ministro che voglia
occuparsi solo e soltanto dell’agricoltura italiana mai?

Intanto apprendiamo che l’Italia non cresce, che stiamo rinazionalizzando Alitalia (ci è già costata 9 miliardi di euro, adesso quanti ce ne costerà?), che si pensa a una nuova Cassa per il Mezzogiorno 4.0, che il Sud è sempre più lontano dal Nord. Per inciso: va notato che se l’ortofrutta sta al centro della questione meridionale (come valore economico, occupazionale, sociale), entrambe sono scomparse dai radar di qualunque governo. E adesso ci accorgiamo che i giovani dal Sud, appena possono, scappano. In compenso però gli abbiamo dato il reddito di cittadinanza. Allegria.

Tutto ciò premesso, dove volete che andiamo? E soprattutto dove volete che vada la nostra ortofrutta? Buon Ferragosto.

 

PS

Come i lettori avranno capito, il mio editoriale è stato scritto ai primi di agosto quando la tempesta politica che ha portato alle dimissioni il governo Lega-5Stelle non era ancora iniziata. Anzi era arrivata la notizia che il ministero si era svegliato e aveva  convocato il tavolo di crisi per la Cimice Asiatica (8 agosto) come chiesto dalle organizzazioni agricole. Ovvio che adesso tutto torna in alto mare: con le dimissioni di Conte tutto il governo è dimissionario e , come si dice, resta in carica solo “per gli affari correnti”.

Quindi niente Tavoli, niente interventi di crisi, tutto fermo. I problemi dell’ortofrutta possono aspettare, come quelli del settore patate che attende ancora invano uno sblocco della normativa sui trattamenti post-raccolta e una qualche iniziativa contro il ‘ferretto’, un parassita che sta colpendo le nostre produzioni e contro il quale Agripat (leggi news) aveva chiesto l’ennesimo Tavolo di crisi. Il comparto ortofrutta è in sofferenza, in fortissima sofferenza. Fino all’8 agosto il ministero non aveva dato segnali di risposta alle grida di dolore/disperazione del mondo produttivo. L’esperienza del ministero dell’Agri-Turismo è stata deludente, se non fallimentare. In linea con le precedenti, del resto. Non sappiamo se il problema stia nel ministro o nella struttura sclerotizzata e burocratizzata. Certo che di un ministero così il mondo produttivo non sa che farsene: se non sta lì a risolvere i problemi delle imprese, che ci sta a fare? Abbiamo l’esempio di alcuni assessori regionali che per capacità e dinamismo sono assai meglio di qualunque ministro, finito lì quasi per caso dopo che tutte le altre poltrone sono state assegnate. Poi, scusate, in un paese normale di questi Tavoli di crisi se ne potrebbero occupare gli organismi tecnici del ministero, almeno in fase di istruttoria, in attesa di un ministro o un sottosegretario pienamente in carica. Ma siamo in Italia. Quindi….

Lorenzo Frassoldati

direttore Corriere Ortofrutticolo

l.frassoldati@alice.it

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