PLASTIC TAX, PIANESANI (ILPA-ILIP): “TOGLIETE LA TASSA. LA PLASTICA NON VA DEMONIZZATA”

Il mondo del packaging, compreso quello al “servizio” dell’ortofrutta, è preoccupato per la plastic tax annunciata dal governo (leggi news). Sul tema ne ha parlato Riccardo Pianesani, amministratore delegato del gruppo Ilpa, che in un’intervista al Resto del Carlino, ha espresso la sua preoccupazione ed espresso alcune considerazioni sulla tassa sulla plastica che rischia di penalizzare in maniera consistente il settore.

Per quanto riguarda le ricadute a livello economico Pianesani premettendo come in Emilia Romagna ci sia un’importantissima concentrazione di aziende che producono e trasformano materiale plastico, una tassa di questo tipo avrebbe un impatto duro. In merito all’incidenza della tassa sul valore di vendita degli imballaggi, secondo l’imprenditore, nel settore, “inciderebbe tra il 40 e il 50%. Molte aziende del nostro settore sono state già colpite dalla normativa europea che dovrà essere recepita dall’Italia entro il luglio 2021 che pone il divieto di vendita di diversi prodotti, tra cui piatti e posate monouso. Le ricadute quindi sul nostro settore ci sono già”.

Ma Pianesani ricorda come il proprio gruppo abbia già intrapreso un “modello circolare”. “Abbiamo già acquistato uno stabilimento che riciclava materie plastiche, per utilizzare i rifiuti e produrre imballaggi. Intervenire con una tassa del genere vorrebbe dire quindi bloccare l’unica conversione possibile. Integrare il modello circolare nella maniera migliore possibile, quella è la strada”.

Pianesani nell’intervista al Carlino parla poi delle caratteristiche della plastica: “La sua demonizzazione ha fatto venir meno la giusta considerazione delle proprietà di questo materiale che offre le performance migliori per la conservazione degli alimenti. E il costo ambientale della dispersione degli alimenti è di gran lunga superiore di quello della produzione delle plastiche”.

Sulla plastic tax Pianesani auspica sia eliminata. “E penso che ci siano altri settori che si aspettano un ripensamento. Decine di aziende immettono in Italia decine di migliaia di tonnellate di prodotto. Si troverebbero così a dover anticipare diversi milioni di euro”.

(fonte: Il Resto del Carlino)

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