DIRITTI SULL’UVA RED GLOBE, 23 ANNI PER AVERE GIUSTIZIA

I tempi biblici della giustizia civile italiana che azzoppano le imprese e la loro voglia di investire vengono denunciati da questa vicenda che riguarda Antonio Ruffo e la società Fruitgrowing Equipment and Service Srl di Ferrara. “La nostra Società da circa 40 anni esercita l’attività di acquisizione di diritti di brevetto di varietà da frutto brevettate e a sua volta concede licenze a vivaisti per la produzione e vendita delle piante di tali varietà brevettate, con pagamento di una royalty.

Tra le varietà brevettate deteniamo i diritti della varietà di uva da tavola Red Globe. Nel lontano 1997 venimmo a conoscenza che nell’area di Mazzarrone molti produttori detenevano e coltivavano piante di detta varietà senza autorizzazione, cioè non provenienti da vivaisti autorizzati. Individuammo alcuni di questi produttori ed intentammo una vertenza giudiziaria nei loro confronti davanti il Tribunale di Caltagirone. Dopo 13 anni ottenemmo una sentenza che riconosceva valido il brevetto e la nostra legittimità nell’esercitare i relativi diritti. I convenuti appellarono la sentenza davanti la Corte di Appello di Catania e nell’anno 2016, detta Corte confermò la sentenza di 1° grado.

Tale sentenza di 2° grado – continua Ruffo – fu oggetto di ricorso davanti la Suprema Corte di Cassazione e lo scorso 25 novembre 2019 la Suprema Corte, con Ordinanza notificata in data 15 Gennaio 2020, ha rigettato il ricorso, confermando definitivamente la validità del brevetto e la legittimità dei nostri diritti. Ho informato i due Consorzi IGP  siciliani (Mazzarrone e Canicattì) di tale sentenza con la speranza che possano sensibilizzare i propri associati nel regolarizzare la loro situazione, considerato che in entrambe le aree produttive solo una piccola minoranza lo ha fatto. Al contrario, in Puglia grazie all’intervento del Presidente di APEO, Giacomo Suglia, che ha fatto opera si sensibilizzazione tra gli associati, siamo riusciti a regolarizzare un gran numero di produttori, anche se c’è ancora molto da fare”.

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