DA BERLINO LA MINISTRA BELLANOVA SUONA LA RISCOSSA PER IL SETTORE

Questa Fruit Logistica 2020 è stata l’edizione della voglia di riscossa dell’ortofrutta italiana, reduce da due annate (2018 e 2019) in cui siamo passati bruscamente dai record dell’export e del saldo attivo (1 miliardo) al declino dell’export, alla rimonta dell’import, a un saldo attivo sempre più risicato, alle analisi sulle perdita di competitività delle nostre produzioni. L’antidoto alla malinconia e al pessimismo lo ha portato a Berlino la ministra Teresa Bellanova con la sua carica di entusiasmo, passione, concretezza. Rivedere un ministro della Repubblica a Berlino dopo tanti anni ha fatto capire al comparto che a Roma c’è qualcuno che si occupa di loro, che (forse) non sono soli nel mare magnum del mercato globale, della crisi, dei dazi, e della cimice.

Intanto abbiamo capito che questo ministro lavora e fa lavorare i suoi collaboratori, a partire dall’ufficio stampa. Solo nella mattinata di mercoledì abbiamo contato quattro comunicati. Se fa così anche coi dirigenti ministeriali, si può sperare. Poi la Bellanova ha portato a Berlino una ricca dote di fatti e di annunci. Elenchiamoli: pronto il decreto per il Tavolo ortofrutticolo nazionale, convocato per il 25 febbraio. Via alla consulta nazionale sulle crisi climatica e le priorità agricole, primo nucleo del futuro Programma strategico nazionale. Poi maggiori sinergie con Ice e Ministero degli esteri sul tema dei nuovi mercati e dei dossier fitosanitari da sbloccare. Poi missione in Russia per parlare dell’embargo e vedere come uscirne. Poi apertura di un tavolo sui costi dell’energia col ministro Patuanelli. Poi mercati aperti ma regole certe: l’Europa si deve dare una mossa sulla reciprocità negli scambi commerciali al suo interno e coi Paesi terzi. L’Europa deve diventare più efficiente, meno burocratica, più vicina alle esigenze delle imprese e se un mercato si apre, deve valere per tutti i suoi membri, non solo per chi arriva prima degli altri.

Infine basta col sottocosto: va ridata dignità alle produzioni agricole e al lavoro che le sostiene, perché il lavoro significa sviluppo e non c’è sostenibilità ambientale senza sostenibilità sociale ed economica. Questo è un messaggio alla Gdo, a quella Gdo che usa l’ortofrutta come prodotto civetta per le promozioni, svilendo l’ortofrutta a livello di commodity. Che dire? La metà basta, però era da anni che non vedevamo un ministro così ‘sul pezzo’, così concreta. Poche chiacchiere, impegno sulle cose da fare.

Sappiamo tutti che non basta, che una rondine non fa primavera, che la vita di questo Governo è incerta e travagliata. Però speriamo di avere questa ministra con noi al prossimo Protagonisti dell’ortofrutta italiana in Puglia, terra della Bellanova, nel gennaio 2021.

Almeno ci sembra che la Bellanova abbia capito l’entità dei problemi che ha il settore, elencati nella lettera che Paolo Bruni a nome di Alleanza delle Cooperative Italiane, Fruitimprese, Assomela, Italia Ortofrutta e dallo stesso CSO Italy ha consegnato alla ministra (leggi news). Mi sono piaciute le parole della Bellanova: “Voi siete storie di territorio. Voi siete l’identità stessa di tante aree rurali del Paese, dove proprio la produzione ortofrutticola rappresenta non solo un’opportunità economica, ma qualcosa di più profondo”.

Come dire, non c’è solo il vino a raccontare l’Italia dei territori agricoli. L’ortofrutta è economia, lavoro, occupazione, sviluppo, ambiente in tante regioni d’Italia, soprattutto al Sud. Non si può lasciar andare a fondo questo patrimonio. Come si dice nel calcio, c’è bisogno di una ripartenza, per recuperare i troppi gol subìti, per risalire la china. Concetti rilanciati nel corso della bellissima serata all’Ambasciata italiana a Berlino organizzata dall’ambasciatore Luigi Mattiolo con Confagricoltura e Fruitimprese (e quest’anno anche con Ice e Messe Berlin) alla presenza della ministra. Ci piace pensare che da questa Fruit Logistica 2020 possa ripartire l’ortofrutta italiana, con uno scatto di orgoglio, con la schiena diritta di chi sa di rappresentare un settore forte ed evoluto, che si è lasciato un po’ andare, ma ancora forte e vitale. Che chiede alla politica un sostegno ma che sa guardare anche al proprio interno per interrogarsi sui tanti errori, sulle tante occasioni perse, sulle storture e inefficienze da correggere. E fra i tanti eventi, convegni, incontri (c’è un altro virus dilagante in queste occasioni: la convegnite) mi piace ricordare la battuta che mi ha fatto un operatore sull’eterno confronto Italia-Spagna: “Gli spagnoli non sono più bravi di noi, sono solo più grandi e più organizzati come sistema”. Per ripartire c’è una prima cosa da fare: copiarli.

Lorenzo Frassoldati

direttore Corriere Ortofrutticolo

l.frassoldati@alice.it

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