A MARZO L’ALIMENTARE HA SEGNATO QUASI +10% NELLE VENDITE

Nel Dataroom sul Corriere della Sera di oggi lunedì 20 aprile (e su Corriere.it/dataroom) Milena Gabanelli con Fabrizio Massaro fanno un bilancio economico della crisi economica da Coronavirus.

“Come in tutte le guerre scrivono – c’è chi lotta per la sopravvivenza e chi va a gonfie vele. L’Italia comincia a fare la conta dei danni da Coronavirus. La prima fotografia dei dati l’ha fatta il Centro Studi di Confindustria (CsC): a marzo, primo mese di lockdown, la produzione industriale è precipitata del 16,6% rispetto a febbraio. Si fa ancora fatica a stimare gli effetti di uno shock generalizzato che coinvolge sia l’offerta sia la domanda. Secondo il Fondo Monetario internazionale il Pil 2020 dell’Italia crollerà del 9,1%, il peggiore dalla Seconda guerra mondiale.

In questo scenario tremendo, a qualcuno è andata bene. I primi numeri su marzo, mese di avvio del lockdown, li ha appena diffusi la Confcommercio, relativamente alle vendite al dettaglio rispetto allo stesso mese del 2019. Il comparto alimentare ha registrato un +9,6%, perché le famiglie hanno mangiato di più a casa e hanno fatto scorte di cibo; più 4% la vendita di prodotti farmaceutici e terapeutici; più 8% i servizi di telecomunicazione, dato che internet è l’unico mezzo che consente di lavorare da casa e di restare in contatto con parenti e amici”

“Solo chi lavora e produce in questi settori nel 2020 potrà dire di averla scampata. Ma ancora non è detto: serve che a maggio si esca dall’emergenza sanitaria, che ci sia una ripartenza graduale durante l’estate e che gli Stati investano massicciamente per stimolare la ripresa. Se queste condizioni si verificheranno, nelle statistiche si vedranno dei segni «più». Gli economisti di Prometeia stimano per l’intero anno un +6,5% nei consumi interni per alimentari e bevande, +4,4% per il largo consumo, +3,9% per sanità e assistenza sociale, +3,6% per la farmaceutica, +2% per i beni intermedi e +1% in poste e telecomunicazioni. Per tutti gli altri settori se ne riparla, forse, nel 2021”.

Concludono Gabanelli e Massaro: “Ma anche nei settori che vanno bene non è tutto facile. Per esempio, l’alimentare: solo l’effetto «scorte» – ha calcolato Federalimentare nella nota congiunturale su marzo – ha prodotto 750 milioni di euro di vendite in più. Ma è un incremento che solo in parte – spiegano da Prometeia – compenserà le mancate esportazioni, l’assenza di fiere internazionali come Vinitaly e Cibus, e il crollo delle vendite nei ristoranti, nei pub e nei bar. In sostanza c’è da attendersi che il fatturato complessivo dell’alimentare calerà a fine anno del 4,6% dato che in tanti, avendo meno soldi in tasca e temendo magari un contagio, preferiranno mangiare in casa piuttosto che fuori”.

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