PIANI OPERATIVI SU RICERCA E INNOVAZIONE: IL RUOLO STRATEGICO DELLE REGIONI

Gli investimenti in ricerca e innovazione sono ancora molto bassi nelle aziende agricole italiane. Guardando solo a quelli previsti dai programmi operativi, siamo su una media nazionale che non arriva all’1% ma si assesta, nel 2018, su una media nazionale di spesa dello 0,3% dell’esercizio di bilancio.

Nel 2020 Il Mipaaf ha contato circa 300 Op con programmi operativi in corso (che prevedono il cofinanziamento Ue del 50%), di queste realtà agricole, il 60% ha un fondo di esercizio inferiore ad un milione. Con questi numeri è difficile che decollino importanti progetti di ricerca senza che si faccia rete.

“L’Italia sta lavorando perché la percentuale del fondo di esercizio aziendale che possa attivare il co-finanziamento europeo, aumenti” afferma Roberto Cherubini (nella foto), responsabile del settore Ortofrutta e Olio di Oliva del Mipaaf, intervenuto questa mattina alla webinar di Italia Ortofrutta Unione Nazionale (leggi news). “Tuttavia – precisa – dobbiamo fare i conti con il nostro sistema produttivo che è fatto da pochi colossi agricoli e da moltissime piccole e piccolissime aziende. Solo 14 Op, fra tutte quelle riconosciute, hanno un fondo di esercizio tra i 5 e i 10 milioni e solo sei superano i dieci milioni e quindi possono bene investire autonomamente in ricerca. Per le altre realtà è necessario lavorare in forma aggregata utilizzando gli strumenti di finanziamenti previsti e attualmente in discussione nella riforma del regolamento PAC. Il nuovo tetto di investimenti proposto dalla Commissione sotto la presidenza prima croata e poi tedesca, del 5%, che andrebbe a sostituire l’attuale che oscilla tra l’1 e il 2%, dovrebbe sparire ed essere sostituito con una misura premiale. Ossia, prevedere per quelle aziende che raggiungono il 5% del fondo di esercizio dedicato agli investimenti in innovazione, la premialità di un aumento del cofinanziamento Ue dal 50 all’80%. In questo modo diventa più concreta la possibilità di migliorare le risposte del mondo agricolo europeo alla richiesta dei consumatori dell’Unione di prodotti più sani e sostenibili”.

Nel corso dell’incontro digitale organizzato dall’Italia Ortofrutta – Unione Nazionale con lo scopo di illustrare il progetto in corso, di ricerca applicata in post raccolta, realizzato attraverso lo strumento dei programmi operativi, per la prima volta si sono sedute al tavolo progettuale anche le regioni di appartenenza delle Op coinvolte.

Un evento importante che avvicina la programmazione politica, alla fase progettuale e di ricerca applicata e quindi tutti gli attori coinvolti nella spinta in avanti dell’innovazione.

L’Emilia-Romagna – ha affermato Marco Cestaro, funzionario della Regione – sta gestendo 44 programmi operativi per un esercizio complessivo di 162 milioni di euro tra il 2019 e il 2020. Sulla misura 4, ossia quella dedicata alla ricerca e all’innovazione, sono coinvolte meno dell’1% delle risorse ed è una cifra troppo bassa perché si sviluppino progetti importanti”.

Tra quelli individuati come prioritari dalle Op della Regione Toscana, a seguito di un tavolo di confronto, è emerso quello della gestione delle risorse idriche. “In Toscana la misura 4 dei programmi operativi non era mai stata attivata – precisa il funzionario Luciano Zoppi – sicché per mettere in moto la macchina abbiamo fatto molte riunioni anche con i tecnici delle aziende e coinvolgendo, per il mondo della ricerca, l’accademia dei Georgofili individuando il tema dell’ottimizzazione della gestione dell’acqua tra quelli prioritari per l’innovazione in agricoltura. Sono già tre le Op toscane coinvolte su questo fronte. Da quest’anno è partito poi con l’Op Asport il progetto sulla maggiore conservabilità dell’ortofrutta in fase di post-raccolta coordinato da Italia Ortofrutta. Sarebbe auspicabile che, sempre in questo contesto, possa partire anche un progetto sull’irrigazione magari che guardi ai materiali della rete irrigua di modo da renderli più sostenibili. Recentemente abbiamo costituito una commissione regionale composta da quattro funzionari, due competenti in agricoltura e due in innovazione”.

“Il bello di questa ricerca applicata – ha spiegato Salvatore Cuoci funzionario della Regione Campania – è che poi i risultati possono essere condivisi e replicati anche da altre Op”.

“Il modello di ricerca applicata costruito da Italia Ortofrutta – precisa Filippo Corbo della Regione Basilicata – va messo a sistema ed è molto utile per una Regione come la nostra dove il tessuto agricolo è composto soprattutto da piccole aziende”.

Mariangela Latella

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