IL RE È NUDO, L’INTERPROFESSIONE COSÌ NON FUNZIONA E NON SERVE

Il 2021 dell’ortofrutta si apre con uno scrollone improvviso, un ‘botto’ di Capodanno davvero imprevisto e imprevedibile.

Nazario Battelli, presidente di OI-Ortofrutta Italia, il tavolo dell’interprofessione di settore, si è dimesso (leggi news) scrivendo al suo consiglio di amministrazione, ai soci e ai titolari di comitati di prodotto, la lettera che alleghiamo ( in esclusiva per i lettori del Corriere Ortofrutticolo on line).

Dalla lettera, animata da una onestà intellettuale di fondo di cui va dato merito a Battelli, traspare la personale disillusione del Presidente per una serie di iniziative intraprese per dare sostanza e coerenza all’attività dell’OI Ortofrutta – in relazione anche a quanto ci viene chiesto di fare da parte dell’Europa – che non hanno avuto risposta da parte dei soci (che, non dimentichiamolo, rappresentano tutta la filiera, dalla produzione alle Organizzazioni professionali alle OP alla Gdo). Ci sono poi riferimenti a due lettere di Italia Ortofrutta Unione Nazionale e ACI oggetto di valutazioni contrastanti da parte di Battelli; e a questo proposito siamo aperti ad ascoltare anche le ragioni di questi ultimi.

Ma oltre a questioni personali, c’è un sentiment di fondo che anima la lettera e che ha portato alle dimissioni. Diciamola così: se non c’è un disegno condiviso di prospettiva, se i soci non danno segnali di volere lavorare assieme per il bene del settore, se l’Europa dà indicazioni di metodo e di merito che non vengono recepite, se all’approccio cooperativo si sostituisce uno stillicidio di “secondo me” , se insomma ognuno va per la sua strada, se l’individualismo, l’antagonismo condannano l’OI a un estenuato galleggiamento, che ci sto a fare?, si sarà chiesto il buon Battelli.

Di più: la lettera solleva e rilancia alcuni temi di fondo che su queste pagine ha sollevato il nostro prof. Giacomini a proposito dell’aggregazione Bonifiche ferraresi-CAI-Coldiretti. L’Europa ci chiede attraverso la PAC, i regolamenti, le direttive di affidare “alle organizzazioni di produttori (OP) e alle organizzazioni interprofessionali (OI) la rappresentanza degli interessi della produzione nei rapporti di filiera”. Noi qui andiamo in direzione contraria, mettiamo in piedi con tanta fatica un’interprofessione e poi la svuotiamo, la condanniamo a esistere solo per poche iniziative marginali, che non danno fastidio a nessuno. Battelli ha preso atto della situazione e ne ha tratto le conclusioni: è dura organizzare un settore che fa di tutto per non essere organizzato, dove gli attori economici vivono in perenne conflittualità, dove anche la crescita quantitativa dell’aggregazione (che pure c’è stata) non riesce a dare efficienza, competitività, ritorno economico. Non sappiamo cosa sarà dell’OI Ortofrutta dopo questo scrollone. Sappiamo però che adesso “il re è nudo”, che le ipocrisie sono venute meno, che non si può più “far finta di essere sani”, come cantava Giorgio Gaber.

Ultima considerazione: nel giorno stesso in cui Battelli annunciava le sue dimissioni, la Spagna dell’ortofrutta rendeva noti i dati del suo export 2020: in valore 14,2 miliardi di euro (+5%), tre-quattro volte il nostro. Ormai noi e la Spagna giochiamo in due campionati diversi. E mi viene il sospetto che tra questo exploit e le amare considerazioni di Battelli sullo stato della nostra ortofrutta, un qualche nesso ci sia.

Lorenzo Frassoldati

direttore Corriere Ortofrutticolo

l.frassoldati@alice.it

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