STIPENDI DG, BILANCI IN DISORDINE, POCHI CONTROLLI: LA CORTE DEI CONTI FA A PEZZI L’AGEA

La Corte dei Conti, nella relazione sull’operato prevalentemente con riferimento al 2018, fa a pezzi l’Agea.

Ne dà notizia il sito agricolae.eu. In discussione la retribuzione del direttore generale non in linea con il tetto massimo previsto e soggetta a variabili di conseguimento decise dallo stesso Direttore che ne beneficia. E la Corte promette di non mollare l’osso e approfondire la questione. I contenziosi rappresentano un costo di quasi 50 milioni di euro.
Le spese per i dirigenti sforano del 16 per cento oltre il preventivato e sono minori per 2 per cento per i funzionari semplici. I bilanci di previsione vengono approvati a 2018 inoltrato, con evidente anomalia. Le frodi comunitarie persistono, e Bruxelles ci bacchetta. L’Anticorruzione viene data per certa ma non risulta. Insomma la Corte dei Conti esorta Agea a cambiare, scrive agricolae.eu .
“Nell’esercizio finanziario 2018 gli organismi pagatori hanno erogato aiuti agli agricoltori italiani per 4.299 milioni a fronte dei quali la Commissione Ue ha rimborsato all’Italia 4.268 milioni. La differenza tra quanto anticipato dagli organismi pagatori e quanto rimborsato dall’Unione europea, pari a 31 milioni di euro, deriva dalle rettifiche e correzioni finanziarie negative effettuate dalla Commissione a seguito di riscontrate carenze e irregolarità nei sistemi di gestione e controllo dei fondi Comunitari stanziati per l’agricoltura italiana. Tali rettifiche gravano sul Bilancio dello Stato e non sono recuperabili”.

La Corte dei Conti, nell’adunanza dello scorso 28 gennaio, fotografa l’operato dell’Agea-Agenzia per le erogazioni in agricoltura e chiede che siano cambiate molte cose. Nell’ambito della Relazione sulla gestione relativa all’esercizio 2018, l’Ente ha dichiarato di aver svolto le attività e le funzioni rientranti nell’area coordinamento nel rispetto delle norme poste dalla legge istitutiva, dallo Statuto e dalle deliberazione numero 3 del 7 giugno 2017.
Tra le osservazioni della Corte dei Conti figura la decisione, da parte di Bruxelles, di definanziare alcuni fondi Feaga e Feasr. In particolare 1,8 milioni di euro a cui si aggiungono – con la decisione 2018/873/UE del 13 giugno 2018 – ulteriori 24,9 milioni di euro.
La motivazione alla base di suddetti tagli, scrive la Corte, “è dovuta a carenza ovvero ad assenza di controllo e vigilanza”. In particolare si tratta di “assenza di ripetizione dei controlli da parte di Agea”.
Inoltre, per tutte le decisioni, non si è proceduto al ricorso per l’annullamento presso il Tribunale dell’Unione europea, prestando, specifica sempre la Corte dei Conti, “acquiscenza al definanziamento”.

Non va meglio per i fondi legati alla politica di sviluppo rurale e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale.
“Nel corso dell’anno 2018 l’Ente ha dichiarato di aver implementato le attività a supporto delle funzioni di coordinamento, destinate anche al Mipaaf, alle regioni e agli organismi pagatori, in materia di monitoraggio ai fini del rispetto della regola del disimpegno automatico delle somme non utilizzate entro il terzo anno successivo ad un impegno di spesa. Secondo fonti della stessa Agea – scrive la Corte dei Conti – risulta che l’importo del finanziamento Ue utilizzato dall’Italia alla data 31 dicembre 2018 ammonta a 2 miliardi e 953 milioni di euro (2.953.1 milioni di euro) a fronte del finanziamento comunitario di 10 miliardi (10.444.,4 milioni).
Sempre secondo i dati forniti dalla stessa Agea, la capacità di spesa del finanziamento Ue risulta essere arrivata a 6.276.020.547 milioni su 10,5 miliardi di finanziamento.
Le considerazioni svolte e i dati evidenziati – scrive la Corte – evidenziano la necessità che l’Agenzia, per quanto di propria competenza, adotti misure organizzative e provvedimenti atti ad evitare il rischio di perdere i finanziamenti programmati.

Agea bacchettata anche al contrasto alle frodi

Nonostante infatti Agea abbia stretto una collaborazione con l’Istituto geografico militare per poter disporre di immagini aeree di maggior precisione, “questa Corte ha rilevato che il settore degli aiuti diretti disaccoppiati del Feaga, nonostante la relativa semplicità degli elementi da riscontrare (titoli, superfici e ammissibilità) ancora dà luogo ad un numero elevato di irregolarità e frodi segnalate dall’Olaf sia in termini di casi, 272, che in termini di valore, 17,8 milioni di euro.
Secondo la Corte dunque è necessario che “Agea adotti misure organizzative e provvedimenti funzionali atti a prevenire e evitare l’incapacità di spesa dei finanziamenti Ue nonché i pregiudizi connessi alle rettifiche finanziarie conseguenti alle negligenze riscontrate da Bruxelles.
La Corte dei Conti bacchetta anche la figura del direttore generale: l’Ente, nell’assunto della natura politica dell’organo amministrativo – scrive – “non ha ritenuto necessaria la regolamentazione degli aspetti anche economici connessi allo svolgimento delle attività gestionali, inclusi quelli inerenti alla disciplina del rimborso spese”. Senza contare che l’aspetto monocratico di Agea (il Dg svolge funzioni dell’organo di indirizzo politico, originariamente intestati al Cda, e quelle gestionali, tipiche della figura del direttore generale) “ha evidenziato un’alterazione, in termini di affievolimento dei controlli, delle funzioni di controllo da parte degli organi di controllo interni ed esterni”.
Ma non basta. La Corte dei Conti pone l’accento su come le variabili di retribuzione del direttore generale siano vincolate al conseguimento degli obiettivi statutariamente previsti ancora ancorati alla “mera presentazione all’amministrazione vigilante di una autorelazione da parte del medesimo direttore..” E la Corte evidenzia ancora “l’assenza di misure di controllo e validazione equiparabili a quelle previste nell’ambito del pubblico impiego. A tale riguardo – scrive – si evidenzia la necessità che venga posto rimedio alle anomalie nella disciplina del rapporto economico con la figura del Direttore”.
Infatti, sottolinea ancora la Corte citando le tabelle Mef, le somme previste, impegnate ed erogate dall’Agea per il direttore generale sono superiori per ciascuna annualità non solo all’importo forfettario di 219mila euro ma anche al tetto massimo stabilito dalla normativa vigente (240000 euro).
E la Corte promette: “la questione sarà oggetto di approfondimento in sede di successivo referto, anche alla luce degli esiti del contraddittorio – ad oggi ancora pendente – tra Mef e Agea”.
Scetticismo, da parte della Corte dei Conti, anche per quanto riguardano le somme ascritte alle spese per il personale: dal confronto dei dati relativi agli impegni di spesa personale dirigente e non dirigente e di quelli relativi ai corrispondenti costi emerge che, per il personale dirigente, il costo sostenuto è pari a +16 per cento rispetto alla spesa impegnata mentre per il personale il costo sostenuto è pari a -2 per cento. In corso di contraddittorio con il Mef anche l’uso di buoni pasto anche in caso di permessi sindacali e il pagamento della diaria anche nel caso di missioni all’estero aventi per oggetto riunioni reputate come sprovviste dei presupposti prescritti dalla normativa.
Bacchettata anche sui rapporti con le controllate, in primis con Sin. “Agea ha dichiarato il 4 settembre 2020 di aver adempiuto all’obbligo di ricognizione straordinaria di cui all’articolo 24, comma 1 del decreto legislativo 19 agosto 2016. Non risulta però agli atti che l’ente abbia provveduto a trasmettere tale atto di ricognizione straordinaria neppure alla stessa Corte dei Conti… “e ciò in contrasto con le prescrizioni della vigente normativa”. E non finisce qui: “a seguito dei riscontri effettuati non risulta inoltre che l’Ente abbia effettuato nei termini alcuna comunicazione in merito all’adempimento della ricognizione ordinaria di cui all’articolo 20 del medesimo articolato normativo”.
E come se non bastasse dalle verifiche fatte è emerso che al 31- 12- 2018 Agea deteneva una partecipazione indiretta per il tramite di Sin Spa, nella società Coanan Scarl di cui Sin era socio al 60 per cento. Tale società risulta essere stata posta in liquidazione con delibera dell’assemblea dei soci nel 2012. Ma in data 14-01-2019 la società è stata cancellata dal Registro delle Imprese senza che sia stata data pubblicità a riguardo.
Per quanto riguarda poi la gestione dei rapporti Sin-Agea, dall’ispezione effettuata dal Mef nel periodo 28 gennaio – 27 febbraio 2020 sono emerse alcune anomalie in merito al pagamento di fatture per costi di struttura e di contenzioso. Il Mef ha rilevato la mancanza di certificazione da parte dell’ente circa le attività realizzate da Sin.
E l’Anticorruzione? Il responsabile della corruzione e trasparenza ha pubblicato, nei termini, la ‘relazione annuale riferita all’esercizio 2018’ attestando l’avvenuto monitoraggio della sostenibilità delle misure obbligatorie generali e specifiche individuate nel piano. Secondo quanto rilevato dall’Oiv non risulta invece ancora realizzata l’integrazione tra sistemi di monitoraggio delle misure anticorruzione e sistemi di controllo interno mentre risulta definito il processo di gestione del whistleblowing tenuto conto delle esigenze peculiari per Agea.

Male anche il capitolo contenziosi

La Corte dei Conti rileva che dal primo gennaio 2018 al 30 aprile 2020 risultano definiti 313 contenziosi di cui 157 in senso favorevole ad Agea e 156 in senso sfavorevole. Il valore complessivo di tali giudizi è pari a 50.8 milioni di euro di cui, per un valore di circa 15 milioni, Agea è risultata soccombente. “Dato parziale”, specifica la Corte dei Conti, in quanto riguarda solo le controversie relative all’Ufficio monocratico”. Per quanto riguarda gli oneri a carico del bilancio Agea per interessi e spese legali, la spesa complessiva supera il milione e mezzo di euro. Effettuando un calcolo della previsione degli oneri per interessi e spese legali per contenziosi da definire, utilizzando come parametro il costo medio sostenuto nel 2018, la Corte stima che i costi che l’Ente rischia di sostenere ammontano al “considerevole importo di 44,3 milioni di euro”.
Senza contare che non è previsto alcun accantonamento per tali spese. Anzi, la Corte evidenzia che i bilanci di previsione sono stati approvati in ritardo e “non essendo intervenuta nel corso del 2018 l’approvazione del conto consuntivo 2017 non si è potuto procedere al formale assestamento al bilancio di previsione 2018, e ciò con evidente anomalia nel sistema di gestione del ciclo di bilancio”.
Nelle conclusioni la Corte dei Conti evidenzia “la necessità che nella gestione del bilancio Agea e in particolare nella rappresentazione contabile dei fatti di gestione dell’esercizio, vengano rispettati i principi cardine del sistema contabile tra cui il principio dell’annualità e i principi di chiarezza, attendibilità e veridicità quali parametri portanti per conseguire un equilibrio di bilancio effettivo e sostenibile nel tempo”.
(Fonte: www.agricolae.eu)

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