GELATE, ANCHE NEL PADOVANO SI FA LA CONTA DEI DANNI: “UN DISASTRO”

Comincia la conta dei danni per le gelate dei giorni scorsi nel territorio padovano, con le temperature scese in certe zone fino a meno 8 che non hanno lasciato scampo a tanti alberi da frutta in piena fioritura.

Nelle zone lungo la fascia dell’Adige c’è chi ha perso quasi tutta la produzione di pere, albicocche, pesche e ciliegie. Si stimano danni dall’80 al 90 per cento. E non è ancora finita, perché in aperta campagna stanotte e mercoledì le temperature potrebbero scendere nuovamente sotto lo zero.

“Gelate ce ne sono state ancora, ma questa è davvero anomala non solo per l’intensità, ma anche per la durata – spiega Giovanni Dovigo, responsabile di zona a Montagnana per Confagricoltura Padova -. Troppe ore con temperature bassissime hanno compromesso non solo i frutteti, ma anche le orticole e perfino alcune specie floricole. Da Castelbaldo a Merlara, da Masi a Montagnana i frutteti hanno subito danni enormi. Per le pere il danno va dall’80 al 90 per cento, con varietà tipo Abate e Kaiser quasi azzerate. Per le drupacee siamo su perdite medie attorno al 80 per cento: albicocchi, peschi, ciliegi e susini con produzioni decimate. Anche per quanto riguarda le orticole e per la frutta sotto serra tutto quello che era già stato trapiantato è tutto rovinato: meloni, angurie, zucchine, zucche, cipolle e patate. Parliamo in questo caso di danni dal 30 al 50 per cento. In questi ultimi anni ci sono aziende che si sono specializzate nel settore frutticolo e dal punto di vista delle calamità naturali sono più esposte. Aziende che con calamità come queste si trovano in condizioni critiche dal punto di vista del via alla stagione, perché partono con una situazione fortemente compromessa”.

Luciano Tresoldi, agricoltore di Monselice, ha perso tutto: “I miei 14 campi di pesche annientati, 600 quintali di frutti andate in fumo. Fiori neri, tutto da buttare. Ho provato ad accendere i falò lungo i filari per cercare di produrre calore e la prima volta hanno funzionato, ma l’ultima gelata è stata così forte e prolungata che non è servita a nulla. Il fatto è che è il terzo anno che perdo la frutta. Nel 2019 tra cimice e grandine è stato un inferno. Nel 2020 con le gelate ho raccolto poco. Quest’anno la situazione è devastante, perché raccogliere zero è devastante non solo dal punto economico, ma anche psicologico. Abbiamo sempre avuto pesche e siamo sempre riusciti ad avere un reddito, ma ultimamente è durissima. In altri Paesi ci sono aiuti e sistemi di difesa per gli agricoltori, ma qui siamo soli e le nostre aziende stanno andando allo sfascio”.

A salvarsi di più è stato chi aveva azionato gli impianti antibrina, e magari aveva in aggiunta i teloni di copertura antipioggia. In quel caso le perdite sono state più contenute. “Purtroppo gli agricoltori che hanno questa tipologia di impianti sono pochissimi – sottolinea Michele Barbetta, presidente di Confagricoltura Padova -. I finanziamenti coprono solo una parte delle spese, che sono ingenti, e perciò gli imprenditori agricoli non si spingono a compiere investimenti così importanti. Bisognerebbe invece mettere in atto finanziamenti più consistenti, che andassero a coprire fino al 70 per cento dell’importo, perché con queste situazioni estreme di maltempo legate anche ai cambiamenti climatici è importante che ci siano strumenti idonei per difendere le proprie colture e quindi la redditività aziendale. Ci auguriamo che venga decretato lo stato di calamità naturale e che il fronte comune fatto dalle regioni del Nord Italia più colpite per quantificare il danno e chiedere i risarcimenti porti in tempi rapidi ad avere presto gli aiuti necessari, altrimenti tante aziende si troveranno in difficoltà”.

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