INCHIESTA SUL FUTURO: INTERVENGONO CALVINI, DONNARUMMA, GIULIANO, GUERNELLI, GUERRA E MERCURI

Prosegue, con le risposte di altri sei personaggi, la nostra inchiesta sul futuro, la cui pubblicazione online è cominciata ieri (leggi news). Abbiamo chiesto a 80 tra imprenditori e manager, che dal 2012 e fino al 2020 sono stati insigniti del riconoscimento di Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana, che cosa pensassero del futuro del settore. Hanno risposto in 65. Il risultato è una grande inchiesta sulle prospettive future.
L’inchiesta sul futuro, nella sua completezza, viene pubblicata sull’Annuario 2021 di Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana, che esce come supplemento del numero 2/2021 del Corriere Ortofrutticolo, che ha invece pubblicato un’anticipazione che contiene 18 pareri.
Queste le tre domande del sondaggio:
1. Quali sono a suo avviso i freni che si frappongono allo sviluppo del settore dell’ortofrutta in Italia?
2. Quali sono le opportunità che il settore potrebbe ancora cogliere?
3. Indichi quali sono, a suo avviso, le prospettive del settore nel medio termine da qui a 5 anni: perderà ancora di peso? Ripartirà trovando nuove soluzioni? E alla fine, come si collocherà nel panorama internazionale?
(A.F.)
 

Giovanni Calvini / amministratore delegato Madi Ventura

I freni allo sviluppo. Premesso che, trattando la frutta secca, il nostro punto di vista è differente rispetto ai produttori del fresco, ritengo che uno dei freni allo sviluppo sia la mancanza di un approccio di categoria, dove il prezzo sembra essere diventata una variabile predominante col grande rischio di allontanare i consumatori.
Le opportunità da cogliere. Sempre pensando alla frutta secca, sfruttare le caratteristiche della maggior parte dei prodotti per andare a sostituire consumi ed esigenze oggi soddisfatte da altre categorie.
Prospettive da qui a 5 anni.  Alla luce dei cambiamenti che la pandemia lascerà sul campo, se ci sarà capacità di comunicare correttamente i benefici del consumo di frutta e verdura fresca o frutta secca, il settore potrà trarne dei benefici, magari sfruttando l’e-commerce per veicolare i messaggi corretti. A livello internazionale molto dipenderà da come sapremo sfruttare le opportunità che potranno nascere dal programma Farm to Fork, per riguadagnare la competitività persa nei confronti di altri Paesi europei.

Annabella Donnarumma / già AD di Eurogroup Italia

I freni allo sviluppo. La frammentazione della produzione è causata sia dalla peculiarità geografica della nostra Italia sia dalla cultura individualistica che non contribuisce allo sviluppo di grossi consorzi e cooperative, ad esclusione di alcune realtà del Nord.
Le opportunità da cogliere. L’unione tra produttori, un fil rouge che unisca il know how di aziende eccellenti che sono presenti su tutto il territorio nazionale.
Prospettive da qui a 5 anni. A livello internazionale riusciamo ancora a fare la differenza per l’eccellenza dei nostri prodotti, su cui dovremmo puntare. La qualità, le varietà migliori, le caratteristiche tipiche dei nostri prodotti come mele e pere: se volessimo competere su qualità standard con altri Paesi europei finiremmo per soccombere perché non abbiamo né masse produttive né i prezzi visibilmente più bassi e quindi più competitivi dei prodotti di Spagna, Grecia, Turchia e altre realtà come Albania e Croazia, che si stanno sempre più affacciando sulla scena.

Nicola Giuliano / numero uno di OP GIULIANO

I freni allo sviluppo. Credo sia ingiusto nominare sempre la “disaggregazione” tra i freni che si frappongono allo sviluppo del settore dell’ortofrutta in Italia. Ritengo che siamo soliti rispondere in questo modo per evitare di mettere sul piano della bilancia altri problemi, come le infrastrutture. Ad esempio, un produttore pugliese è costretto a spostarsi fino all’aeroporto di Roma per spedire la propria merce, come i freschissimi, oppure, per spedire merce via mare, è costretto a spostarsi a Gioia Tauro, con un aggravio di costi di almeno 1000 euro a container e con il rischio di allungare di qualche giorno il viaggio della frutta. Tutto ciò è un controsenso visto che la Puglia è una regione circondata dal mare. Inoltre, un altro grande problema riguarda la situazione delle strade che dal Sud Italia si dirigono verso l’Europa. Ritengo poi che sia necessario il rinnovamento degli impianti e delle varietà con l’abbattimento di almeno il 50% degli impianti esistenti. Questo alleggerirebbe momentaneamente il problema della sovrapproduzione, che intasa i mercati e abbatte i prezzi, e darebbe più spazio alla coltivazione di frutta di qualità pregiata. L’Italia è un Paese in cui produrre costa tantissimo, e questo penalizza sia il nostro Paese sia tutti quei paesi che producono in modo etico, rispettando le leggi. È quindi necessario diminuire le produzioni, elevare la qualità, ripartire con investimenti molto mirati, valorizzando ancora quel che rimane delle vecchie eccellenze, ma soprattutto incentivando nuovi impianti, con nuove varietà che abbiano caratteristiche organolettiche ed estetiche capaci di incrociare i palati più raffinati dei consumatori.
Le opportunità da cogliere. Le opportunità dipendono sempre dalle scelte, vanno create e soprattutto non finiscono mai. Tuttavia, è necessario che le istituzioni siano più presenti per incentivare gli imprenditori a investire ed espandere il loro business. In una situazione di completo abbandono, la motivazione cala.
Prospettive da qui a 5 anni. Le prospettive sono di due tipi, una negativa e una positiva. Per quanto riguarda la prima, le vecchie produzioni continueranno a non essere premiate dal mercato e saranno costrette ad interfacciarsi con una concorrenza spietata. Inoltre, emerge il problema delle sovrapproduzioni che intasano i mercati e abbattono drammaticamente i prezzi. Una prospettiva interessante riguarda invece la nascita di nuovi impianti e di nuove varietà, che grazie agli investimenti  e al lavoro dei migliori ricercatori e breeder italiani ed internazionali, sta dando nuovo slancio e vigore ad un settore che sembrava oramai in declino. Credo che nei prossimi 5 anni aumenteremo le nostre quote di mercato a livello internazionale, per la molteplicità di richieste di contatti che arrivano da tutto il mondo. Tuttavia, è necessario che le istituzioni siano più presenti e più attente. Il nostro territorio è altamente vocato per la produzione di prodotti di qualità, grazie sia al clima sia alle caratteristiche intrinseche del terreno. Ciò permette di coltivare prodotti unici non replicabili in nessun’altra parte del mondo.

Gianmarco Guernelli / responsabile nazionale ortofrutta di CONAD

I freni allo sviluppo. La frammentazione produttiva del settore, responsabile di rendere meno efficaci le politiche comunitarie di investimento rispetto a Paesi concorrenti come la Spagna, così come la mancanza di un catasto agricolo aggiornato, che non permette di attuare politiche nazionali di sistema.
Le opportunità da cogliere. Occorre investire energie e risorse nell’attuazione di una reale politica nazionale di sistema che vada sempre a riconoscere il giusto valore della produzione, senza lotte al primo prezzo, con sistemi produttivi sostenibili che operino per la reale salvaguardia della biodiversità ambientale e agricola.
Prospettive da qui a 5 anni. Una prospettiva è la politica comunitaria della Farm to Fork, che porterebbe a produzioni di alta gamma in grado di valorizzare le innumerevoli tipicità presenti su tutto il territorio nazionale. Una soluzione che può condurre il settore ortofrutta in Italia ad una posizione di leadership internazionale, in termini di valore.

Walter Guerra / dirigente e ricercatore Istituto Sperimentale Laimburg

I freni allo sviluppo. In Italia la spesa pubblica e privata in ricerca e sviluppo è tuttora molto inferiore al 3% del PIL, l’obiettivo minimo che l’Unione Europea si era preposta per il 2020. Emerge la necessità di uno sforzo maggiore da parte del settore pubblico che in un’alleanza ben definita e mirata con quello privato deve intensificare le attività di innovazione e di problem solving.
Le opportunità da cogliere. Noto un trend molto forte verso l’acquisto di alimenti sani e sostenibili provenienti da un territorio chiaramente identificato. Le sperimentazioni devono fornire dati e informazioni fondate, che permettano di sottolineare e provare ulteriormente le peculiarità ed il distinguo del prodotto italiano. Solo con questi ‘hard facts’ riusciremo a convincere il consumatore italiano, ma anche quello dei Paesi di esportazione, nel momento della scelta del prodotto.
Prospettive da qui a 5 anni. Sinceramente sono da un lato ottimista ma anche un po’ scettico. Vedo ancora troppe riserve e posizioni eccessivamente conservative quando si parla di innovazioni nel settore della genetica, della digitalizzazione e dell’automazione. Se non osiamo di più, rischiamo di perdere il treno dello sviluppo che è l‘unica via, in combinazione ad un attento mantenimento delle nostre tradizioni e della consapevolezza delle nostre origini, per garantire in futuro il giusto reddito alle nostre aziende del settore agroalimentare.

Giorgio Mercuri / presidente Alleanza Cooperative Agroalimentari e Coop Giardinetto

I freni allo sviluppo. La mancanza di un catasto ortofrutticolo, che è la causa delle periodiche crisi del comparto. L’assenza del catasto non consente di fare programmazioni e investimenti perché non si sa quali varietà siano in eccedenza e quali colture possano invece essere sviluppate investendo nuove superfici.
Le opportunità da cogliere. Il settore può diventare strategico perché la distribuzione darà sempre più centralità e spazio all’ortofrutta che a sua volta dovrà continuare a presentarsi verso i consumatori con prodotti con maggiore contenuto di servizio e con spreco pari a zero (la sostenibilità deve riguardare anche il servizio).
Prospettive da qui a 5 anni. Prevedo una leggera flessione della frutta, dovuta al cambiamento delle abitudini dei consumatori, alla quale farà da contraltare un aumento delle vendite di verdure. L’ortofrutta resterà un settore primario per qualità, valore aggiunto e per il suo ruolo nell’alimentazione; non a caso il 2021 è l’anno internazionale della frutta e verdura deciso dalla FAO.

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