INCHIESTA SUL FUTURO: LA PAROLA A CIARDIELLO, FORNARI, GULLINO, PAGNI, PALO E SPREAFICO

Altri sei personaggi di spicco nella nostra “Inchiesta sul Futuro” dell’ortofrutta italiana. Questa è la quarta puntata online dopo quelle del 15, del 16 aprile e di ieri. L’iniziativa è partita a gennaio facendo tre domande a 80 tra imprenditori e manager che dal 2012 al 2020 sono stati insigniti del riconoscimento di Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana.
Ecco le domande:
1. Quali sono a suo avviso i freni che si frappongono allo sviluppo del settore dell’ortofrutta in Italia?
2. Quali sono le opportunità che il settore potrebbe ancora cogliere?
3. Indichi quali sono, a suo avviso, le prospettive del settore nel medio termine da qui a 5 anni: perderà ancora di peso? Ripartirà trovando nuove soluzioni? E alla fine, come si collocherà nel panorama internazionale? 
L’inchiesta completa – 65 interventi, l’analisi delle loro risposte, una conclusione ragionata – viene pubblicata sull’Annuario 2021 di Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana, in uscita. (a.f.)

Pietro Paolo Ciardiello / direttore Coop Sole

Pietro Paolo Ciardiello

I freni allo sviluppo. I livelli di aggregazione ancora bassi, in particolare al Sud, limitano sia i grandi investimenti in ricerca e sviluppo sia la possibilità di interloquire su un piano paritario con i grandi gruppi distributivi nazionali ed esteri.

Le opportunità da cogliere. Intercettare di più e meglio la crescente sensibilità della domanda rispetto alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Inoltre, presidiare più proficuamente l’area della nutraceutica, stimolando maggiore consapevolezza nel target di consumo.
Le prospettive da qui a 5 anni. Difficile prevedere il futuro, a causa dell’incertezza dei tempi. Ma non credo che il comparto perderà troppo peso. Sul piano internazionale, il settore giocherà un ruolo di primo piano se riuscirà ad attivare politiche di brand più assertive, associate ad alti livelli qualitativi.

Ernesto Fornari / direttore generale Apofruit

Ernesto Fornari

I freni allo sviluppo. In primo luogo, l’estrema frammentazione del settore. Purtroppo, a fronte di una distribuzione sempre più concentrata e rafforzata, abbiamo una produzione che, in alcuni casi, è fortemente disaggregata. Aggiungerei i ritardi della programmazione italiana nell’innovazione varietale, basti pensare che la maggior parte delle varietà di successo è di proprietà di breeder stranieri e per questo motivo un valore importante deve essere riconosciuto in termini di royalties ai costitutori. Infine, pesa sul settore l’instabilità politica del nostro Paese.

Le opportunità da cogliere. Accrescere le superfici dedicate a tecniche sostenibili e biologiche. Se non sapremo pilotare questo sviluppo, come stanno facendo gli spagnoli, gli olandesi e oggi anche i greci, non saremo in grado di competere adeguatamente. Inoltre, ribadisco tra le opportunità, l’importanza costituita da varietà su grandi estensioni.
Le prospettive da qui a 5 anni. Il settore non perderà di peso se sarà capace di andare incontro alle richieste del mercato evitando di fossilizzarsi su prodotti che non trovano più accoglienza. Le nuove soluzioni stanno nel fare massa critica seguendo il mercato e dando ai produttori finanziamenti adeguati sfruttando le possibilità dell’OCM ed altro. La sfida internazionale si gioca sul biologico, sul prodotto di qualità e sulle novità varietali.

Carola Gullino / titolare Gullino Group

Carola Gullino

I freni allo sviluppo. La burocrazia è un grande limite allo sviluppo di ogni settore economico in Italia. Emerge la necessità di semplificare le procedure, che spesso creano costi inutili ed inefficienze. I costi di produzione ci penalizzano notevolmente rispetto agli altri Paesi, riducendo la nostra competitività. Inoltre, anche la frammentazione del settore rappresenta un grande problema che ci impedisce di far sentire la nostra voce a livello europeo. Necessitiamo infine di accordi internazionali che ci permettano di entrare su un numero sempre maggiore di mercati.

Le opportunità da cogliere. L’Italia è un territorio con grandi potenzialità, con una storia produttiva forte e radicata. Pertanto, bisogna puntare sull’aggregazione, valorizzare le nostre capacità e le caratteristiche del nostro territorio, per le quali non siamo secondi a nessuno. Per quanto riguarda il biologico e l’eco-sostenibilità, occupiamo una posizione di rilievo rispetto ad altri Paesi. Credo dovremo cavalcare quest’onda senza farci raggiungere dai competitor. Questo vantaggio va sfruttato al massimo anche tramite una comunicazione integrata coerente ed efficace.
Le prospettive da qui a 5 anni. Di solito dopo un periodo buio ne arriva sempre uno splendente. Credo che l’ortofrutta si riprenderà perché è un settore fondamentale per l’Italia, ha una storia importante e un alto livello di specializzazione che sta aumentando. Troveremo il nostro posto nel mondo, difficile dire a quale livello, ma l’Italia farà sempre sentire la sua voce.

Attilio Pagni / titolare ABC

Attilio Pagni

I freni allo sviluppo. A monte della filiera troviamo la produzione. I freni alla produzione sono dati dai nostri maggiori costi, sopra la media UE, dalla burocrazia e da norme sull’impiego dei fitosanitari non uniformi a livello europeo. Tutto questo ci penalizza a livello di competitività, riducendo quindi l’export. Un altro freno è da attribuire alla miopia di alcune filiere, incapaci di cogliere per molto tempo le opportunità offerte dal mercato. Mi riferisco, ad esempio, al settore agrumicolo, troppo piccolo e frammentato e ancora troppo legato alle tradizioni locali.

Le opportunità da cogliere. Nuove opportunità vengono offerte a tutti coloro che sanno adeguarsi alle nuove politiche in tema di sostenibilità. Attraverso il New Green Deal e la strategia From Farm to Fork, l’UE spinge il settore a trasformare le sfide ambientali in opportunità, e sta creando un veicolo finanziario e procedurale da seguire con attenzione per tutte quelle aziende del nostro comparto che intendono avere una visione a medio-lungo periodo.
Le prospettive da qui a 5 anni. Sicuramente la crisi economica generata dalla pandemia rallenta la ripartenza. La ripresa, perseguibile tramite le azioni legate alla sostenibilità, vedrà i suoi frutti in tempi lunghi, in quanto necessita di importanti cambiamenti strutturali in ogni anello della filiera. Associazioni di categoria come Fruitimprese sono un importante strumento a supporto del settore. L’aggregazione giocherà sicuramente un ruolo fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Fabio Palo / managerFinagricola

Fabio Palo

I freni allo sviluppo. Ci sono nodi e criticità mai risolti, carenze organizzative e inefficienze logistiche che hanno assunto, a danno dei produttori italiani, connotazioni anche di carattere strutturale. Purtroppo, in Italia non esiste un sistema Paese come in Spagna, dove imprese, organizzazioni di categoria e istituzioni lavorano tutti nella stessa direzione. A questo si aggiungano gli effetti del ciclo economico complessivo e le minacce competitive provenienti da altri Paesi produttori emergenti, che arrivano sul mercato in maniera organizzata e tempestiva. Il sistema burocratico chiede al mondo agricolo impegni continui, non da ultimo sul fronte ambientale, ma non lo mette nelle condizioni di posizionare le produzioni ai massimi livelli qualitativi.

Le opportunità da cogliere. Le opportunità sono molto legate alla tipologia di prodotto. Quelli con una shelf life maggiore hanno più chance, anche per il vantaggio di essere più facilmente trasportabili. In un mercato europeo ormai saturo, diventa sempre più impellente allargare gli orizzonti e concentrare gli sforzi per l’apertura di nuovi mercati. Mi riferisco in particolare a Paesi con PIL in crescita, come quelli asiatici. Altre opportunità derivano dall’innovazione di prodotto, che nella categoria ortofrutta riguarda la IV e V Gamma. Inoltre, nel campo dell’innovazione è molto importante la comunicazione. Quindi, è necessario ampliare non solo l’assortimento con prodotti idonei ad intercettare bisogni specifici, ma anche allargare le occasioni d’uso.
Le prospettive da qui a 5 anni. È difficile fare delle previsioni per il futuro ma esistono due grandi fattori che limitano la crescita del comparto: la disponibilità sempre precaria della manodopera e il cambiamento delle politiche europee volte alla limitazione delle molecole necessarie alla difesa dalle avversità. La sostenibilità ambientale e sociale è sentita come un’esigenza, ma troppo spesso si perde di vista la sostenibilità economica delle imprese. A livello internazionale la grande frammentazione del comparto produttivo e le carenze strutturali dell’intero sistema ortofrutta ci relegheranno ad un ruolo marginale nello scenario internazionale.

Raffaele Spreafico / amministratore delegato Spreafico

Raffaele Spreafico

I freni allo sviluppo. La frammentazione produttiva e le dimensioni relative delle aziende della filiera comportano difficoltà di governo ed indirizzo della filiera e delle sue attività, sia produttive che commerciali, rendendo complesso avere una relazione efficace con la distribuzione, sia moderna che tradizionale, e con il consumatore.

Le opportunità da cogliere. Vi sono interessanti possibilità di valorizzare produzioni specialistiche che contraddistinguono il nostro territorio così come di sviluppare attraverso la ricerca e l’innovazione varietale nuove opportunità di produzione più coerenti con l’evoluzione della domanda.
Le prospettive da qui a 5 anni. Credo continuerà il percorso di consolidamento e di professionalizzazione in atto, che potrebbe portare a mantenere il proprio peso o anche a recuperare spazi nel sistema dei consumi. Le soluzioni sono legate alla capacità di rispondere meglio alle esigenze di cui sopra attraverso la valorizzazione delle proprie filiere distintive ed attraverso l’innovazione della propria proposta (varietale, organizzativa e commerciale). Ritengo che la filiera italiana debba cercare di collocarsi nella fascia alta per i consumatori internazionali grazie alle sue produzioni distintive. La sfida a cui rispondere è trovare il giusto equilibrio tra una struttura dei costi del nostro sistema produttivo così come è fatto e la dimensione potenziale del mercato da raggiungere.

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